Misteri, leggende e verità: Luca Misculin traccia un identikit degli etruschi

MANTOVA – Etruschi: chi erano costoro? In un certo senso, la risposta appare chiara: noi, intesi come mantovani. Nella realtà, le cose diventano più complesse, ma soprattutto misteriose. Per cercare di dirimere un po’ di dubbi sull’argomento, e anche per sfatare qualche mito, il giornalista de Il Post Luca Misculin oggi pomeriggio al Seminario vescovile ha concluso la triade di incontri sui “popoli antichi che crediamo di conoscere” parlando, per l’appunto, degli etruschi.

“Gente che camminava dove siamo noi adesso, che viveva esattamente qui” ha ricordato Misculin, ricordando l’importanza del sito archeologico del Forcello, visitabile nei pressi di Bagnolo San Vito. Mantova era infatti uno degli insediamenti più a nord degli etruschi, popolo che nella storia si era esteso più che altro nelle attuali Toscana e Lazio, prima che gli antichi romani non arrivassero a prendere possesso di tutto.

Resta il fatto che gli etruschi, così vicini a noi da essere forse persino nostri antenati, sono sempre apparsi come un popolo in qualche modo distante anche per i contemporanei, per vari motivi. La lingua, ad esempio, di ceppo non indoeuropeo e dunque completamente diversa rispetto a quella dei popoli limitrofi. Erodoto, il primo a parlare di loro cinque secoli prima della nascita di Cristo e dunque vicino in termini storici alle loro vicende, si dimostra a sua volta confuso e parla di una popolazione turca che, dopo una grande carestia, fu divisa in due parti, una che sarebbe rimasta a vivere dove già abitava, l’altra che sarebbe partita in cerca di altri territori, insediandosi a fianco degli umbri. Il loro capo si sarebbe chiamato Etrusco, e da lì il nome del popolo.

Storia e leggenda, spiega Luca Misculin, tendono più che mai a intrecciarsi quando si parla degli etruschi, anche perché di tracce non ne sono rimaste poi così tante. Quel poco che abbiamo, però, traccia i contorni di un popolo a suo modo “eccezionale, che spiccava dagli altri per una serie di ragioni. Ad esempio erano molto conservatori ma al tempo stesso aperti agli influssi esterni, in una logica apparentemente contraddittoria. Colonizzarono diversi territori, tra cui l’intera Corsica. Non si riunirono mai in un’entità politica unica ma le loro città intrecciavano rapporti sulla base di una comunanza etnica, come una sorta di confederazione informale. Erano fissati con la loro religione, praticavano rituali e preghiere per qualsiasi cosa”.

Un excursus a 360 gradi che, lungi dal sollevare il velo di mistero intorno agli etruschi, ne ha quantomeno delineato meglio i contorni.