MILANO – Tazio Nuvolari protagonista per un giorno in Regione Lombardia come pilota di moto. L’occasione è stata la presentazione del libro “Nuvolari in sella” del giornalista mantovano Gian Paolo Grossi intervistato da Alessandro Fulloni del Corriere della Sera.
Un evento voluto dal consigliere regionale Alessandra Cappellari, dal presidente del Consiglio regionale della Lombardia Federico Romani e dalla Scuderia Nuvolari Italia rappresentata da Giampaolo Benedini.
Ospite d’onore Giacomo Agostini, 82 anni, una leggenda del motociclismo, con ben 15 campionati mondiali vinti tra il 1968 e il 1975.
Il mantovano volante, in versione antenato di Valentino Rossi, è stato raccontato da Grossi con il libro ha realizzato un sogno di Cesare De Agostini, indimenticato giornalista e scrittore mantovano morto tre anni fa, considerato a buon ragione il più grande biografo di Tazio Nuvolari.
Agostini ha condiviso con ‘Nivola’ la stessa passione per la velocità con una buona dose di coraggio e un pizzico di follia. Nuvolari che vola su un aereo dal fienile all’aia della corte Ronchesana a Castel d’Ario, Agostini che sfoggia il primo motorino, un Aquilotto, con un lungo giro che finisce a sera. Il traguardo fu salutato da una serie di sberle del padre. Era partito alle 8.
C’è spazio anche per un po’ di gossip. Agostini ricorda le numerose amiche mantovane e ancora una volta emerge una somiglianza con Nuvolari. Donne e motori, più che una frase fatta. Al termine Agostini ha ricevuto la medaglia di “Gio Ponti”, massima onorificenza di Palazzo Pirelli. Al campione, che è ancora oggi il pilota più titolato nella storia del motomondiale, il Consiglio regionale aveva assegnato la Rosa Camuna nel 2022.
“Tazio Nuvolari e Giacomo Agostini – ha evidenziato Alessandra Cappellari – sono stati due piloti capaci di andare oltre le loro epoche e diventare delle vere e proprie icone senza tempo. Ma la loro carriera è anche la storia della capacità di innovare di due territori, il mantovano e il bresciano, nella meccanica e nel motorsport. Con la tenacia, il lavoro e il coraggio, elementi tipici del Dna lombardo, sono stati capaci di trasformare la loro passione in eccellenza”.