Palazzi: “Il futuro delle città passa dal patto pubblico-privato, come nel modello Olivetti”

MANTOVA – Come saranno le città che abiteremo? Profondamente diverse, più ‘vecchie’, con un grosso squilibrio numerico tra giovani e anziani. Questo il perno dell’incontro organizzato ieri sera dalla Festa della Lista Gialla che ha celebrato i suoi 10 anni di vita. Oltre 500 persone hanno partecipato alla prima serata al Dopolavoro Ferroviario, confermando il grande seguito dell’iniziativa, con un pubblico interessato che nemmeno il violento temporale ha scoraggiato.
Il dibattito si è svolto con il sindaco di Mantova Mattia Palazzi, Alessandro Rosina, professore di Demografia e Statistica presso l’Università Cattolica di Milano, il sindaco di Vicenza Giacomo Possamai e il sindaco di Lodi Andrea Furegato. Sono state analizzate le problematiche legate all’invecchiamento della popolazione, alla denatalità e i forti squilibri che già esistono all’interno delle città. Il professor Rosina ha illustrato la situazione: “Si vive più a lungo, aumenta esponenzialmente il numero di anziani, ma manca un ricambio generazionale: da 40 anni l’Italia è sotto la media per numero di figli, ma il problema riguarda anche gli altri Paesi europei: la sfida è riuscire a creare una società adeguata a questi cambiamenti e si può fare solo mutando profondamente il sistema di welfare e con politiche lungimiranti”.
Il sindaco Palazzi ha rilanciato la proposta di un nuovo patto tra pubblico e privato: “Il Comune da solo non può più sostenere tutto. Le imprese devono tornare a essere parte del sistema sociale e territoriale, come nel modello di Adriano Olivetti, dove l’azienda contribuiva alla costruzione della comunità. I lavoratori e le famiglie oggi scelgono anche in base alla qualità della vita, dei servizi, del territorio. Questo è il futuro”.
Mantova non sfugge a queste statistiche anche se in base agli indici della qualità dei servizi, su 100 province, la nostra città è 14esima. Ma servono grossi cambiamenti strutturali nel sistema di welfare trasversale, con servizi a favore di giovani e anziani e investimenti nelle politiche abitative e familiari.
Il professor Rosina ha sottolineato i risultati del censimento fatto nel 1951: “In Italia, gli under 30 erano il 51% della popolazione, oggi sono solo il 27% ed è il dato più basso d’Europa. Le società sono cambiate radicalmente, gli scenari sono in rapida evoluzione e cambieranno ulteriormente, anche per la presenza di una consistente fetta di popolazione straniera che sarà in futuro l’unica risposta alle società che si spopolano”. E’ necessario quindi interpretare la realtà in modo diverso – è il messaggio che è stato rilanciato – incentivare in modo realistico le coppie ad avere figli, non con bonus generici, ma cambiando tutta la struttura dei servizi: asili nido, congedi di maternità e paternità, politiche di conciliazione lavoro/famiglia, soprattutto fornire ai neogenitori la sicurezza economica di poter crescere i figli. In altri Paesi europei si è cominciato da tempo, ad esempio in Francia, in Svezia e in Germania. Ora è il nostro turno per non ritrovarci con vaste zone spopolate, una popolazione anziana senza adeguati supporti e i giovani in fuga. Sono loro il nostro futuro, è necessario porre le basi per trattenerli.

Elisabetta Romano