Peste suina, Rolfi: “Servono abbattimenti di cinghiali, non ideologia. Il cinghiale è un problema serio e come tale va affrontato”

MILANO – “La proposta è largamente insufficiente rispetto alle aspettative e alla possibile portata economica e sanitaria della questione. La proliferazione dei cinghiali non si risolve fabbricando chilometri di carta con piani su piani, ma semplificando e incentivando gli abbattimenti. Questo è l’unico modo per contenere un problema per le coltivazioni, per la sicurezza delle persone e per gli allevamenti. Gli incidenti stradali aumentano, i morti causati da cinghiali anche e in prospettiva è in pericolo anche la tenuta sanitaria di una filiera portante come quella suinicola, visto che il cinghiale è il principale vettore di peste suina”. Lo ha detto l’assessore regionale lombardo all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi Verdi Fabio Rolfi durante l’incontro di questa mattina insieme agli altri assessori regionali, con il ministro Bellanova.

“La proposta del ministro prevede un piano regionale da fare entro 60 giorni. Sarebbe l’ennesimo censimento e l’ennesima produzione di carta che non tiene conto della preesistente programmazione lombarda che, in virtù della legge regionale, sta portando ottimi risultati grazie alla caccia di selezione aperta tutto l’anno. Il governo inoltre con il decreto proposto produce complicazioni obbligando a sottoporre ogni carcassa cacciata a controlli sanitari superflui: la letalità della peste suina infatti è del 100 per cento e quindi sarebbe sufficiente sottoporre a verifiche solo gli animali rinvenuti morti. Il piano nazionale rende impraticabile la caccia perché prevede l’obbligo di portare ogni animale agli istituti Zooprofilattici favorendo anche una migrazione di carcasse da diverse zone d’Italia. In pratica Roma va nella direzione opposta rispetto a quella che porta alla soluzione” aggiunge Rolfi.

“La proposta del ministro Bellanova inoltre non tiene in considerazione la necessità di allargare il periodo di caccia alla braccata, necessaria per aumentare i prelievi, da tre a quattro mesi all’anno, come chiede la Lombardia e nemmeno il riconoscimento del selecontrollore per aiutare le polizie provinciali nel controllo superando l’inadeguatezza della legge 157 a riguardo. Servono concretezza e pragmatismo, non ideologie e passerelle. Il cinghiale è un problema serio e come tale va affrontato” conclude l’assessore lombardo.