Piazza della Loggia, 43 anni per una sentenza. “Verità dilavata dal tempo”

I relatori Manlio Milani e Silvia Guarnieri

PEGOGNAGA – 43 anni per emettere una sentenza sono un’enormità che crea il rischio di giungere ad una “verità dilavata“.
La definizione è di Manlio Milani, presidente dell’Unione Familiari Vittime della strage di Piazza della Loggia. Nel decennale di dedicazione del Centro Culturale di Pegognaga a Livia Bottardi, moglie di Manlio, rimasta uccisa il 28 maggio 1974 assieme ad altre dieci persone nell’orrenda strage neofascista di Brescia, Milani, avendo vissuto in prima persona la tragedia, è stato invitato a spiegare “perché una sentenza di condanna dopo 43 anni”.

Con singolare equilibrio e obiettività il relatore, legato a Pegognaga perché gli suoceri ne erano originari, ha detto essere dovuto alla differenziazione tra verità giudiziaria, che si attiene solo ai fatti provati, e la verità storica che si base invece sulle indagini documentarie. A ostacolare la sintesi fra le due verità si frappone l’elefantiasi burocratica giudiziaria, nei meandri della quale sono facilmente intromissibili depistaggi di natura estremista. Milani ha corroborato gli aspetti conclusivi dettagliando la narrazione dei fatti con i collegamenti provati tra le varie stragi dell’epoca. In sostanza negli anni Settanta il terrorismo neofascista, particolarmente attivo tra Milano, Brescia e Veneto, puntava alla destabilizzazione dello Stato democratico per indurre il popolo stesso a chiedere uno “Stato forte”. Strategia alla quale non sono apparse estranee alcune istituzioni, come i servizi segreti. «Non limitarsi a guardare il fatto in sè – ha detto Milani -, ma entrare nelle ragioni e nei meccanismi che hanno condotto all’evento». In pratica capire il perché della violenza. «Perché – ha proseguito – anche coloro che vi ricorrono lo fanno per una memoria». E qui ne ha dato l’esempio ricordando come una settimana prima di Piazza della Loggia, un giovane neofascista sia saltato in aria con la bomba che dove piazzare. «Gli amici del ragazzo – ha detto Milani – hanno voluto vendicare il giovane con la strage di Brescia». A sua volta l’avvocato di parte civile Silvia Guarnieri ha spiegato come il terrorismo arruoli manovalanza giovanile in vista di farne dei capi per perpretare stragi. All’incontro ha partecipato il vicesindaco Antonio Lui. Hanno fatto gli onori di casa l’assessore Silvia Scarduelli e la dirigente del Centro Culturale Rosanna Manzini.


Riccardo Lonardi

 

 

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