QUISTELLO – Domenica 18 maggio, presso l’Hub Oltrepò Mantovano in via Martiri di Belfiore 7, è allestita la mostra “Nagasaki 1945 – Guerra e Memoria – L’arte racconta la guerra”, curata da Ida Tampellini e Hikari Miyata. L’evento si inserisce nell’ambito delle celebrazioni per l’80° anniversario della fine della Seconda Guerra Mondiale, con un focus particolare sul periodo 25 aprile 1945 – 25 maggio 2025. L’ingresso è libero.
La mostra offre una riflessione sulla brutalità della guerra attraverso l’arte, con un’attenzione speciale alla Madonna di Nagasaki e al Diario di Akira Fukahori, sopravvissuto alla bomba atomica di Nagasaki. L’iniziativa è promossa dal Comune di Quistello in collaborazione con “La Piccola Parigi”, sotto la direzione artistica di Caterina Borghi.
Il diario di Akira Fukahori riporta: “Avevo cinque anni allo scoppio della bomba. Il papà fu chiamato all’ultima convocazione alle armi e non fece più ritorno. La casa in cui vivevo con i miei genitori e i miei fratelli era in una grande città. La mamma, visti i bombardamenti, decise di abbandonare la città per proteggerci e ci recammo in campagna: ci salvò tutti e quattro e… in grembo portava nostra sorella. Il papà ci scrisse alcune çartoline. In una di queste, l’indicazione del nome che avrebbe desiderato per il figlio in arrivo qualora fosse stata una femmina: ‘Fior di ciliegio’ in giapponese, ‘Sakura’. Di quei giorni ricordo la gran fame e l’unico alimento a disposizione: il riso nero bruciato dai bombardamenti. Mi rimangono alcune cartoline postali e fotografie dell’infanzia, scattate e stampate da papà: le ho ritrovate quindici anni fa dopo la morte della mamma”.
E mentre in Italia si celebrava la Liberazione, in Giappone si aprivano nuovi e gravissimi scenari di guerra. Il 9 agosto 1945, gli Stati Uniti sganciarono su Nagasaki la seconda bomba atomica, dopo quella di Hiroshima, causando 70.000 vittime e radendo al suolo la magnifica cattedrale di Urakami, la più grande chiesa cattolica dell’Asia. L’esplosione nucleare risparmiò miracolosamente la testa di una statua della Vergine Maria, divenuta per tutti un potente simbolo di pace.
Hikari Miyata spiega: “Abbiamo conosciuto il signor Fukaori attraverso amicizie giapponesi e fummo invitati a casa sua a Nagasaki. Da subito capii con quanta premura intendesse farmi capire la sua storia personale, che solo recentemente ebbe il coraggio di scrivere e farla conoscere. Era chiaro nel suo animo il suo impegno nella lotta contro le bombe atomiche e il suo desiderio di pace. Mi allungò il suo diario e da allora è nata la nostra necessità di farlo conoscere”.