Sanità, le opposizioni contro le lista d’attesa. Schlein: “Spot elettorale”

“È un decreto fuffa”.  Parole della segretaria del Pd Elly Schlein, che nel corso di questa campagna elettorale per le Europee ha posto in primo piano proprio il tema della Sanità danno il la a un vero e proprio attacco social contro i provvedimenti del governo Meloni: “Pensano di affrontare le liste d’attesa, per cui gli italiani aspettano anche due anni per una gastroscopia, senza mettere risorse. Una presa in giro a cinque giorni dal voto”.

Così Schlein ieri a Bari: “Non lo dice solo il Partito democratico”, prosegue, “lo dicono anche le Regioni della destra, lo dicono gli esperti. Ci sono dentro misure già previste e senza mettere un euro in più. Si cerca di facilitare il privato quando per affrontare le liste d’attesa bisogna evitare che si svuotino i reparti. Possono fare una cosa semplice, ma per ideologia non lo fanno”.

Su Instagram e su Facebook piovono i commenti negativi di parlamentari ed esponenti dem al video di Giorgia Meloni che illustra il decreto sulle liste d’attesa: Camilla Laureti, Sandra Zampa, Simona Malpezzi, Beatrice Lorenzin, Emiliano Fossi, Antonio Nicita, Matteo Ricci.
“Le misure contenute nel decreto legge approvato ieri dal Consiglio dei ministri per ridurre le liste di attesa nella Sanità “vengono fatte per un calcolo di propaganda elettorale. Le Regioni non sono state minimamente coinvolte, ma sono loro a gestire la Sanità pubblica”. Così il presidente dell’Emilia Romagna e del Pd, Stefano Bonaccini: “La Sanità pubblica italiana ha problemi da tempo ma il governo Meloni ha fatto crollare il rapporto fra spesa pubblica e il Pil del Paese al 6,3%; rapporto che scenderà al 6,1% il prossimo anno”.

Dai banchi di maggioranza arriva la difesa. “Il governo Meloni ha fatto una cosa straordinaria per l’abbattimento delle liste di attesa in Sanità. Straordinario cancellare i limiti di assunzione per i medici. Basta con i gettonisti che guadagnano un sacco di soldi. In sede di conversione cercheremo ancora più fondi per la salute mentale. Meloni fa fatti e non parole”, scrive sui social il vicecapogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Alfredo Antoniozzi.

Ma le reazioni negative non vengono solo dalla politica. “Un pannicello caldo”. A definire così il provvedimento è Fabrizio Pregliasco, direttore della scuola di specializzazione in Igiene e Medicina Preventiva dell’Università di Milano e direttore sanitario dell’Ircss Ospedale Galeazzi Sant’Ambrogio di Milano: “Questa misura non incide in modo significativo e lo dimostra il fatto che hanno spezzato il provvedimento in due con un Ddl e al momento quindi non c’è alcun aumento della disponibilità economica. E soprattutto il punto chiave sono gli aspetti operativi e concreti. C’è necessità di una riorganizzazione complessiva del sistema. Con così tante richieste si impalla perché non vengono coinvolti i medici di famiglia e le case di comunità. Occorre incidere sull’origine delle richieste di visite inappropriate e governarle con modalità differenti”.

Altro punto negativo della misura del governo, secondo Pregliasco, è “il controllo di Agenas (Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali) sulle Asl e sugli ospedali”.

“In questo modo vengono bypassate le Regioni e il controllo del territorio. Bene invece ad esempio il Cup centrale (centro unico di prenotazioniche può gestire meglio l’offerta e redistribuirla sul territorio, anche se in alcuni casi la disponibilità delle visite è lontana dal luogo di residenza. Ma è un modo per ottimizzare le risorse. In media ci sono 10 visite con il servizio pubblico e 50 con quello privato, serve una distribuzione più equa”.

Il budget dei servizi a convenzione, infatti, è limitato – “e se ad agosto lo finiamo, conclude Pregliasco, poi non possiamo più fare visite e interventi con il sistema sanitario nazionale e quindi restano soltanto le prestazioni da privati”,

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