Settimana corta a scuola: 600 mila euro in più per i bus, ipotesi corse alle 13.50 e alle 16

MANTOVA – Con l’anno scolastico 2024/2025 appena concluso e gli studenti ormai in vacanza — fatta eccezione per chi è alle prese con esami di terza media o maturità — in Provincia si guarda già al futuro. In cima all’agenda delle priorità c’è la possibile introduzione della settimana corta, ovvero un nuovo assetto delle lezioni distribuite su cinque giorni anziché sei. Un cambiamento che comporterebbe non solo un diverso approccio didattico, ma anche una profonda riorganizzazione dei trasporti scolastici, con costi aggiuntivi stimati in circa 600 mila euro l’anno solo per gli istituti superiori con sede a Mantova. È quanto emerge dallo studio condotto da Apam e dall’Agenzia per il Trasporto pubblico locale. Gli orari di uscita ipotizzati per garantire la copertura delle corse sarebbero le 13.50 e le 16.
«Con Apam e Agenzia per il Tpl abbiamo verificato la fattibilità di un orario scolastico su cinque giorni — spiega il presidente della Provincia, Carlo Bottani —. Il nostro obiettivo è andare incontro alle esigenze del mondo scolastico e migliorare l’organizzazione delle lezioni, lasciando il sabato libero, come già avviene in molti Paesi europei».
Un percorso di confronto che ha trovato il plauso anche del dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale, Daniele Zani: «Abbiamo attivato fin da subito un gruppo di lavoro per supportare gli istituti nella migliore organizzazione della didattica. Ogni modello, a cinque o sei giorni, ha i suoi punti di forza e criticità».

Le criticità maggiori emergono sul fronte dei trasporti, in particolare nelle aree del Viadanese e dell’Alto Mantovano, dove molti studenti si affidano a mezzi di aziende che operano fuori provincia. «In quelle zone — spiega il dirigente dell’Area Trasporti della Provincia, Sandro Bellini — l’adattamento sarà più complesso. Dal lato opposto, invece, sul fronte dei consumi energetici il sabato libero consentirebbe un risparmio sui costi di riscaldamento».
Il tema è stato al centro di un ampio confronto anche con la Consulta studentesca. «Abbiamo avviato un dibattito molto interessante — sottolinea il vicepresidente della Provincia, Massimiliano Gazzani —. Gli studenti ci hanno espresso sia dubbi che proposte. La riorganizzazione dei trasporti comporterà costi, ma occorrerà anche ripensare il modo di vivere la scuola. Servirà una sinergia tra Regione Lombardia, Ministero dell’Istruzione e tutte le parti coinvolte. Ci siamo dati appuntamento in autunno per proseguire il lavoro».

Anche sul piano della didattica, il passaggio alla settimana corta presenta diverse sfide. «Nei licei è un cambiamento fattibile — commenta il consigliere provinciale Giuseppe Torchio, presente all’incontro con il collega Francesco Rossi —. Più complesso è trovare un equilibrio negli istituti tecnici, che hanno un monte ore settimanale maggiore. È lecito chiedersi a che ora torneranno a casa i ragazzi che non abitano vicino alla scuola. Serviranno servizi adeguati, dai trasporti agli spazi per il pranzo caldo. Regione e Governo dovrebbero garantire il necessario supporto economico».
Dal canto loro, gli studenti hanno accolto con cautela il progetto. «Siamo soddisfatti di quanto emerso finora — conclude Jacopo Antoniazzi, presidente della Consulta studentesca —. Nei licei con 30 ore settimanali la settimana corta funziona e piace. Negli istituti tecnici o artistici, dove il monte ore supera le 30 ore, il cambiamento sarà più impegnativo: bisognerà lavorarci con attenzione per renderlo sostenibile».