Slitta al 31 marzo la scadenza per presentare le candidature per la gara di A22, il termine era fissato per il 28 febbraio con apertura delle buste il 1° marzo, invece si andrà avanti di un altro mese. Intanto Autostrade per l’Italia scende in campo e ,dopo aver fatto ricorso al Tar del Lazio, sta valutando la partecipazione per la concessione dell’Autostrada del Brennero.
Nelle scorse settimane una lettera di Aiscat (l’associazione delle concessionarie autostradali) indirizzata al ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, ha sollevato una serie di perplessità sui contenuti del bando che “favorirebbe troppo la società Autobrennero e non sarebbe sostenibile economicamente”.
LA DISCESA IN CAMPO DI AUTOSTRADE PER L’ITALIA
In Autobrennero la sensazione è che la frittata sia ormai fatta, la discesa in campo di Autostrade per l’Italia, infatti, rovescia il tavolo, perché la forza della società è evidente: vale oltre dieci volte l’A22 in termini di fatturato. È forte in termini di struttura, di prospettive e può permettersi di pagare il fondo per le opere territoriali approntato da A22 per lavori già programmati per i prossimi anni.
Il bando stesso ha già messo Autobrennero in difficoltà perché è stato richiesto ai partecipanti un fatturato di oltre un miliardo di euro negli ultimi 5 anni, costringendo A22 a cercare aiuto, per creare un consorzio, ad Alperia e a Dolomiti Energia, che a giorni dovrà tenere il suo Consiglio d’amministrazione per deliberare l’operazione. E questa non è detto che arrivi in porto. Si unirebbe anche la parmense Pizzarotti che però in questo momento starebbe vivendo un momento finanziario non facile.
Cosa è successo quindi? Autobrennero si è fidata troppo dei buoni rapporti tra le giunte provinciali di Trento e Bolzano e il ministro Salvini?. Evidentemente si, ma non è stato abbastanza. L’errore, secondo i critici, è stato commesso anni fa, quando si decise di non fare una società in house, cioè una controllata pubblica, che non ha obblighi di mercato.
AUTOSTRADE PER L’ITALIA CHIEDE ANNULLAMENTO BANDO
Autostrade per l’Italia intanto l’annullamento del bando sostenendo che “sia in palese violazione di legge”, contenga disposizioni che “alterano in modo determinante la par condicio dei concorrenti” e “rende sostanzialmente impossibile formulare un’offerta sostenibile sotto il profilo economico e finanziario”. Se il bando rimanesse così come è stato concepito, sarebbe “immediatamente lesivo, sostanzialmente escludente e illegittimamente gravoso”.
Secondo Aspi, il dicastero avrebbe dovuto rendere pubblica la proposta di A22, consentendo ad altri di presentare le loro, di compararle e poi di scegliere quella più idonea a fare gli interessi dello Stato. Il nuovo concessionario dovrà versare allo Stato 580 milioni, dovrà eseguire investimenti per 10,2 miliardi di euro, costituire una società di scopo capitalizzandola per almeno 380 milioni e prestare una garanzia del 10% dell’importo complessivo dei costi annui operativi previsti nei primi cinque anni.
“Lo schema di convenzione con l’indicazione degli oneri a carico del concessionario e il sistema tariffario – si legge nel ricorso – non consentono ad alcun operatore economico avveduto di presentare un’offerta che assicuri la sostenibilità economica e finanziaria della concessione. A questo si aggiungerebbe la delibera 175 del 2024 dell’Autorità regolatrice dei trasporti che insieme al bando ha avuto l’effetto di “rendere fuori mercato la concessione della A22”.