MANTOVA – Luci e ombre per il vivaismo mantovano, frenato da un testacoda che assume i contorni del paradosso: “La domanda è in forte aumento, soprattutto da parte degli enti pubblici, trascinata largamente dai sussidi del Pnrr, ma la mancanza di contratti di coltivazione, che potrebbero favorire una corretta programmazione soprattutto in un settore che ha tempi di sviluppo delle piante che oscillano fra i tre e i cinque anni, penalizza i vivaisti. E in questa fase ci troviamo a non avere piante disponibili alla vendita e ci tocca rifiutare commesse anche importanti”.
A lanciare l’allarme, che si sovrappone a una carenza strutturale di manodopera qualificata e alle difficoltà legate ai cambiamenti climatici, è Stefano Zecchina, vivaista di Coldiretti Mantova e presidente del distretto florovivaistico PlantaRegina di Canneto sull’Oglio.
Il bilancio in chiaroscuro del vivaismo cannetese, il distretto più importante a livello europeo per le latifoglie a foglia caduca, si inserisce all’interno di Myplant&Garden di Milano, una delle più importanti manifestazioni internazionali per i professionisti delle filiere del verde, durante la quale Coldiretti con Ixè e il Centro Studi Divulga ha comunicato i dati del settore nel 2024.
I DATI
Il florovivaismo italiano – forte di 19mila imprese e una superficie di 30mila ettari – raggiunge il valore massimo di sempre a quota 3,3 miliardi di euro, grazie anche al traino dell’export, con la previsione di toccare 1,3 miliardi di export.
Per il distretto vivaistico di Canneto sull’Oglio il bilancio è di 700 dipendenti, 1.700 ettari coltivati e un fatturato complessivo che si aggira sui 120 milioni (il 40% legato all’export) e un numero elevato di richieste di piante, al punto che il 50% delle varietà presenti sono al momento esaurite, dall’acero campestre alla farnia (Quercus robur), dal frassino maggiore (Fraxinus excelsior) al bagolaro (Celtis australis), passando per i tigli (Tillia).
“Avremmo bisogno di incentivare i contratti di coltivazione con gli enti pubblici, in modo da pianificare le semine e la crescita delle piante e da rispondere positivamente alla richiesta di verde che, oltre a ridurre l’impatto della CO2, migliora il paesaggio e la qualità della vita – prosegue Zecchina -. Molte aziende stanno lavorando a pieno regime per piantare nuovi alberi; io stesso quest’anno ho messo a dimora oltre 35mila Celtis australis, ma non ho la certezza che quando saranno pronti per il mercato, fra due o tre anni, il mercato non abbia virato su altre varietà. Con una pianificazione diretta fra produttori ed enti pubblici, dai comuni alle società autostradali, saremmo in grado di fornire esattamente la quantità e la varietà richieste. A volte riusciamo con i paesaggisti ad offrire alternative, in altri casi invece c’è rigidità e gli acquirenti non modificano le specie da piantumare”.
Poi c’è il nodo della manodopera, sempre più scarsa. “Stiamo dialogando con gli istituti agrari, da Gazoldo degli Ippoliti a Remedello, nel Bresciano, per coinvolgere i giovani in un lavoro stimolante, all’aperto, nel verde, che richiede grande preparazione e che regala soddisfazioni enormi”, dichiara il presidente del distretto PlantaRegina, Zecchina.
AL VIA LA STAGIONE DELLE PIANTE AROMATICHE
Nelle prossime settimane entrerà nel vivo anche la stagione dei fiori e delle piante aromatiche, dove la richiesta si suddivide fra hobbisti e professionali, come ad esempio i cuochi. “Attendiamo le visite di alcuni chef stellati, da anni ormai nostri clienti per le varietà anche insolite che proponiamo – dice Roberta Zaltieri dell’azienda La MargheRita di Gazoldo degli Ippoliti, che è anche agriturismo e che conta il più alto numero di varietà di peperoncini, con varietà che spaziano dalla Cina al Messico, dall’America Latina alla Tailandia -. Stiamo mettendo a dimora le ultime piante, tutte commestibili, e ci prepariamo alla stagione, anche grazie al canale online che dopo il Covid è letteralmente esploso”.
Fra le novità che si potranno trovare dalla famiglia Zaltieri, che cura anche l’orto carolingio con piante antiche nell’ex convento del Gradaro a Mantova, il rampicante orientale Dangshen (Codonopsis pilosula), “la cui fioritura è commestibile; l’erba del formaggio, rampicante perenne di origine asiatica che sa di Camembert; la Aptenia cordifolia, nota anche come Cuore di Giada, una pianta grassa originaria dell’Africa meridionale con una foglia fuori croccante e dentro acquosa, dal sapore gradevole e lievemente acidulo”.
PARTENZA POSITIVA, MA INCOGNITA CLIMA
Partenza positiva, ma subordinata all’andamento climatico anche per Enrico Bernardi, titolare del Bluflora di Quingentole. “Il clou della stagione sarà fra la seconda metà di marzo e i primi di giugno – spiega Bernardi – ma abbiamo iniziato con la vendita di primule e viole”. Sulla stagione pesano i cambiamenti climatici, che hanno portato a un incremento delle spese di assicurazione della serra. “Rispetto al 2024 stimiamo maggiori costi assicurativi nell’ordine del 20%, con ancora l’incertezza di riuscire a percepire i contributi pubblici – prosegue Bernardi -. Ulteriori spese che si aggiungono a quelli energetici e dei fertilizzanti”.