Agricoltura: clementine, cambiamento climatico riduce produzione in Italia del 30-40%

Il cambiamento climatico colpisce anche uno dei frutti più amati dagli italiani: nella campagna 2021 il calo produttivo delle clementine italiane è stimabile intorno al 30/40%. Minori piogge e condizioni atmosferiche di caldo estremo hanno determinato un drastico calo produttivo. A fare il punto con Adnkronos/Labitalia, sulla situazione in Italia è Marco Eleuteri, presidente della Op Armonia, che ha sede a Battipaglia (Sa), una delle maggiori realtà produttive e distributive italiane per ciò che riguarda il segmento agrumi “clementine e mandarino-simili” e che ha il suo prodotto premium proprio ne ‘La Dolce Clementina’, di recente insignito dal premio internazionale Superior Taste Award 2021 dalla giuria dell’International Taste Institute di Bruxelles, composta da alcuni dei migliori chef e sommelier del mondo.  

Eleuteri, ‘ricerca in campo agronomico per combattere effetti climate change’ 

Eleuteri sottolinea subito il ruolo della ricerca in campo agronomico: “La ricerca clementicola nell’ultimo decennio -dice- ha intensificato notevolmente la propria attività, sia in risposta alle mutate condizioni climatiche, sia per prolungare il calendario di produzione. Attualmente le innovazioni varietali più significative sono state raggiunte dalla ricerca all’estero, in primis in Spagna, dove sono state selezionate varietà precoci come l’Orogros, e medio tardive (Sando), ma anche in Marocco (mandarino tardivo Nadorcot), Usa (mandarino tardivo Tango), Israele (mandarino Orri)”. “Negli ultimi anni, soprattutto grazie all’attività di ricerca della Op Armonia, anche la produzione italiana ha mosso passi importanti grazie a un programma di “miglioramento genetico della clementina italiana”. Tale ricerca è frutto della collaborazione tra Op Armonia e Crea-Ofa di Acireale, ente pubblico e principale centro di ricerca agrumicola nazionale”, annuncia. I volumi produttivi di Op Armonia nel solo segmento delle clementine si attestano sui 6.000.000 chili annui, per un fatturato prossimo ai 9 milioni di euro, di cui il 90% realizzato nel canale commerciale della Gdo italiana. Il 55% circa del fatturato è realizzato proprio dalla linea premium “DolceClementina”. Nel biennio 2020-21 Op Armonia ha investito tra costi di impianti e diritti “royalties” 1,5 milioni di euro. Nei prossimi tre anni altri 2 milioni di euro verranno inoltre investiti nella varietà Perrina varietà medio tardiva dall’alto profilo gustativo che matura dalla seconda metà di dicembre fino alla fine di gennaio. 

90% produzione italiana è di varietà antica 

Attualmente il 90% circa della produzione clementicola italiana è rappresentato dalla varietà “comune”, una varietà antica, che purtroppo negli ultimi anni ha presentato criticità produttive crescenti. “Se, infatti, fino ad una decina di anni fa, -sottolinea il presidente di Op Armonia- anche attraverso l’aiuto di pratiche agronomiche, tale varietà poteva essere raccolta e distribuita lungo un arco temporale di circa 3 mesi (novembre-gennaio), negli ultimi anni tale periodo si è andato progressivamente accorciando riducendosi progressivamente a 6/7 settimane. La produzione si è concentrata cioè in un periodo più limitato di tempo, con gravi conseguenze sia in termini di quotazioni commerciali, sia in termini di attrattività dell’offerta commerciale, soprattutto per la Gdo”. Per questo, dice Eleuteri, “al fine di prolungare la campagna della clementina tradizionale, oltre alla ricerca di nuove varietà, si stanno sperimentando a
nche nuovi areali produttivi oltre a quelli dell’arco jonico peninsulare (maggiore area di produzione delle clementine italiane), come alcune nuove zone di produzione in Campania e Puglia”. La ricerca per una produzione di qualità è fondamentale anche per vincere la sfida con i nostri maggiori competitors che sono, ricorda Eleuteri, “i Paesi produttori di agrumi del bacino del Mediterraneo, primo tra tutti la Spagna, e poi, con produzioni importanti, il Nord Africa (Marocco ed Egitto), così come Israele, Turchia e Grecia”. 

Italia da esportatore è diventata importatore 

“L’Italia in questo segmento di produzione, negli ultimi 30 anni ha perso progressivamente rilevanza internazionale; anzi, dall’essere un esportatore netto di clementine/mandarini, da qualche anno il nostro paese ne è diventato importatore netto”, spiega il presidente di Op Armonia. Ma c’è anche un modo per rilanciare la clementina italiana: farne un’ambasciatrice del gusto italiano. “Da qualche anno abbiamo iniziato a collaborare con numerosi chef per realizzare interi menù che abbiano la clementina come ingrediente protagonista -racconta Eleuteri-. In particolare con Michele Rotondo della Masseria Petrino di Palagianello (Taranto) e Pompeo Lorusso del Regiacorte Restaurant di Matera, entrambi molto vicini due delle zone di produzione più vocate d’italia per le clementine (rispettivamente il golfo di Taranto e il Metapontino). I risultati sono stati gustativamente sorprendenti, a dimostrazione che con un frutto di ottima qualità e un po’ di fantasia e creatività in cucina, si apre un universo praticamente infinito di combinazioni gastronomiche. Del resto, si tratta anche di un modo originale di proporre nuove forme e occasioni di consumo di un frutto organoletticamente di per sé molto piacevole e richiesto dal mercato, attraverso piatti al tempo stesso, gustosi, sani e salutari”, conclude. (di Mariangela Pani) 

 

(Adnkronos)