Ance, Bianchi: “Corro per presidenza, voglio rispetto per settore delle costruzioni”

(Adnkronos) –

“Si, sono candidato alla presidenza per il prossimo quadriennio. Proporrò una discontinuità rispetto a questi ultimi 6 anni, con un approccio diverso da parte nostra nei confronti del legislatore. Non possiamo più continuare a tollerare che il settore delle costruzioni venga visto come un settore con mancanza di professionalità e poco perbene”. Così, intervistato da Adnkronos/Labitalia, Edoardo Bianchi lancia la sua candidatura alla carica di presidente di Ance Confindustria, per la quale è in corsa anche Federica Brancaccio. 

Bianchi, romano, è imprenditore di seconda generazione, alla guida della Romana Scavi Srl, attiva dal 1949. La società svolge da oltre 60 anni attività nel settore delle infrastrutture stradali e dell’edilizia civile. E Bianchi è attuale vice presidente nazionale di Ance, nella squadra del presidente uscente Gabriele Buia, che lascerà entro giugno. “Io arrivo da 6 anni di vice presidenza nazionale dopo essere stato per altri 5 anni presidente dell’associazione costruttori di Roma. Ho maturato incarichi e ruoli in questi anni in particolare nell’ambito delle relazioni industriali. Adesso si è presentata questa opportunità, con le dovute condizioni, e ho deciso di percorrerla, di fare il passo successivo”, sottolinea Bianchi. 

Per Bianchi l’esperienza è centrale per concorrere al mandato di presidente nazionale “Io ritengo essenziale essere stato vice presidente nazionale per potere poi ‘correre’ verso la carica di presidente nazionale. Io 6 anni fa ad esempio prima di iniziare questa avventura non avevo la stessa consapevolezza, preparazione, conoscenza che invece ho oggi, dopo l’attività da vice presidente. D’altra parte nella storia dell’Ance chi è diventato presidente è stato in precedenza vice presidente”, spiega.  

Secondo Bianchi “il mondo delle costruzioni merita rispetto. Chi è rimasto in piedi, durante la crisi degli ultimi 15 anni, vuol dire che è un imprenditore a tutto tondo. La mia presidenza punta a un cambio di approccio nei confronti del decisore pubblico. Il mondo delle costruzioni non può continuare a credere alle promesse a futura memoria che ci fanno. Questo tempo è finito. Siamo stufi essere trattati come Calimero”.
 

“Siamo in una situazione di crisi tale che o si decide -continua Bianchi- che questo settore deve sparire, e noi non siamo d’accordo, o se questo settore è centrale gli si dia in particolare in termini normativi la giusta rilevanza”, continua. “Noi non siamo subalterni a nessuno, è centrale il ruolo delle opere di Genio civile, intendendo sia le infrastrutture che le civili abitazioni”, aggiunge.  

E Bianchi ricorda che “noi veniamo da 15 anni di crisi, di risorse e ‘normativa’. Il Covid nella sua sciagura ha portato il Pnrr e ci ha portato all’alba di nuovo giorno. Poi improvvisamente tra il Pnrr che non decolla mai e il conflitto in Ucraina veniamo ricacciati indietro. Il settore non ce la fa più”. Con il boom dei prezzi di materie prime, carburanti ed energia, sottolinea Bianchi, “è inutile girarci intorno: le opere in corso si stanno bloccando e delle opere nuove previste dal Pnrr non è partito niente”. “E’ inutile girarci attorno con promesse. Sicuramente la situazione è straordinariamente eccezionale, e quindi serve un intervento subito per riequilibrare la situazione dei prezzi”, ribadisce.  

Anche perchè “serve una grande riqualificazione, manutenzione e messa in sicurezza del territorio. Se tu legislatore credi che queste siano opere essenziali per il Paese allora facciamole. Ma non è possibile continuare ad andare avanti con continui rinvii, provvedimenti tampone, azioni parziali. Basta! Questo modo di fare ci ha portato ai margini dell’Europa”. 

E la ricetta dei costruttori è chiara e non prevede risorse aggiuntive. “Oggi il 99,99% delle gare che si bandiscono in Italia non si può realizzare a quei prezzi. Chiunque le vincerà dovrà necessariamente rideterminare con la pubblica amministrazione il corrispettivo d’appalto e le modalità di esecuzione. Perchè i prezzi sono aumentati mediamente del 30-40% non de 3%. Prendiamo il Ponte dei Congressi a Roma. Un lavoro da 146 milioni di euro ma andato deserto perchè non ci si sta con i prezzi. E quindi oggi le gare rischiano di andare deserte o aggiudicate a qualche avventuriero”, spiega Bianchi.  

“Questa dei prezzi -continua Bianchi- non è una fiammata, è un incendio, e quindi servono provvedimenti per fronteggiare un incendio. I prezzi aumentano in maniera straordinaria da 18 mesi. Quindi serve un provvedimento che riconosca questi maggiori oneri, come servirà anche un provvedimento qualora i prezzi diminuiscano in modo da rivedere gli appalti al ribasso. Cioè quello che esiste in tutti i Paesi europei, non vogliamo speculare”, aggiunge.  

O si agisce in questo modo, avverte Bianchi, o il peggio deve ancora arrivare. “Questo aumento sconsiderato, eccezionale e straordinario non solo delle materie prime ma anche di carburanti ed energia -ricorda- è insostenibile per le nostre imprese. Non è più possibile garantire l’equilibrio di nessun rapporto contrattuale. E tutti i provvedimenti messi in campo finora dal governo sono parziali, poco operativi e nella migliore delle ipotesi produrranno i loro effetti a distanza di mesi. A noi serve la ‘medicina’ adesso invece. Non serve la ‘trasfusione di sangue’ tra due anni, serve adesso. Tra due anni saremo ‘morti. Quindi che si risolvano domattina i problemi, finora si è solo perso tempo'”, ricorda.  

E Bianchi chiarisce “che non servono risorse aggiuntive”. “C’è un problema piuttosto di rimodulazione delle opere. Se tu dovevi fare 100 scuole ne fai 80. Se tu dovevi manutenere 100 km di strada ne fai 90. Soprattutto su quelle soluzioni progettuali che non sono a un grado di definizione tale che devono andare in gara domattina vanno posposte nel tempo e le risorse allocate su quei progetti devono essere messi a disposizione del riequilibrio contrattuale dei contratti che sono in corso o di quelli che sono più imminenti a partire”, conclude.  

(di Fabio Paluccio) 

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