Assosistema Confindustria è intervenuta oggi alla presentazione dei risultati dell’Osservatorio appalti verdi, in occasione del Forum Compraverde, organizzato dalla Fondazione Ecosistemi. “Assosistema Confindustria sostiene l’importanza del green public procurement (Gpp) quale valore aggiunto per tutte le gare d’appalto della Pa -ha detto il segretario generale, Matteo Nevi – Ma per realizzare al meglio gli appalti verdi c’è bisogno di una maggiore attenzione agli investimenti e ai costi che devono sostenere le aziende per migliorare le prestazioni ambientali dei propri prodotti e servizi”.
“In questo ambito -ha spiegato Nervi- assumono particolare importanza i Cam, Criteri ambientali minimi, che, in particolare per le aziende che svolgono il servizio di noleggio e sanificazione dei tessili per le strutture sanitarie, consentono una competizione sul mercato fondata non solo sulla garanzia di qualità igienica, ma anche sull’impatto ambientale dei processi industriali. Un’adeguata formazione tecnica delle stazioni appaltanti su questi temi -ha continuato Nevi- consentirebbe di evitare che la rincorsa al prezzo più basso porti con sè oltre alla qualità igienica anche la sostenibilità ambientale. Perché una sostenibilità ambientale a costo zero non esiste”. “Per realizzare a pieno il Gpp, inoltre -ha proseguito Nevi- è importante razionalizzare i consumi, ridurre i rifiuti e sostenere i modelli industriali di business sostenibile. In quest’ottica, diventa centrale il tema dei prodotti riutilizzabili che consentono di ridurre la produzione di rifiuti e i conseguenti costi di smaltimento sulla collettività. Basti pensare che secondo i dati Eurostat nel 2020 sono entrate in Italia 30.000 tonnellate di camici e teli monouso per sala operatoria, mentre nei primi 6 mesi del 2021 sono già 18.800 le tonnellate entrate, che graveranno sulla collettività in termini di smaltimento e soprattutto peseranno sulla CO2 emessa”.
“Il riutilizzabile – ha concluso Nevi- garantisce, infatti, una migliore strategia di gestione del magazzino dal momento che il riuso di un camice per più di 75 lavaggi permette di generare un numero più alto di scorte rispetto invece al monouso finalizzato al solo utilizzo. Nella filiera del riutilizzabile, inoltre, l’80% del valore aggiunto si concentra sul territorio nazionale, con importanti risvolti a livello regionale, stante la localizzazione degli impianti in tutte le regioni del territorio. Ne consegue che attraverso un investimento nel riutilizzabile indirettamente si contribuisce alla crescita del PIL nazionale lasciando in Italia un importante valore economico che altrimenti sarebbe indirizzato verso l’estero”.