Una nuova opportunità di vita e di lavoro, dopo la fine della carriera sportiva di calciatore. Tornare a mettersi in gioco, ma questa volta da imprenditore e con l’aiuto e la fiducia che offrono la grande rete del franchising: è quello che offre il progetto “Un’altra partita” promosso da Assocalciatori con le tre associazioni di categoria del mondo del franchising: Assofranchising, Confimprese e Federfranchising che rappresentano oltre 500 brand in Italia. Fa parte del progetto anche Massimo Barbieri di LBSQUARED2.
“Questo progetto è, innanzitutto, un servizio di formazione e affiancamento per calciatrici e calciatori che intendano avviare un’attività imprenditoriale in franchising -ha dichiarato il presidente Aic, Umberto Calcagno-. Ogni associato e ogni associata interessato frequenterà un corso e, successivamente, sarà affiancato da consulenti per l’analisi del suo progetto imprenditoriale. Il tutto senza sostenere alcun costo e senza alcun vincolo. Al termine della formazione e della valutazione dell’idea, grazie alla partnership con le associazioni, potrà valutare se accedere alle condizioni a lui riservate. Un nuovo e concreto modo di pensare al futuro di chi fa sport”.
“In Italia ci sono 16 mila iscritti all’Aic -ricorda con Adnkronos/Labitalia Alberto Cogliati, segretario generale di Assofranchising-; di questi, tra uomini, donne, campionati di serie A, serie B, Legapro e calcio femminile una piccola percentuale di calciatori e calciatrici rimane nel mondo del calcio. Ma la maggior parte di queste persone deve reimmettersi nel mondo del lavoro 15-20 anni dopo rispetto al resto della popolazione, iniziando così a 35-40 anni”.
Qui entra in gioco il ruolo e il sostegno che possono offrire le associazioni del franchising. Un sistema che ha mostrato di resistere alla pandemia e che nel 2020 ha visto un giro di affari in crescita del 3,5% e +4,8% per l’occupazione con una consistente presenza femminile: le imprenditrici sono il 38,1%, in crescita sul 2019 e sul dato nazionale che si attesta al 21,9%. “Come Assofranchising -sottolinea Cogliati- siamo stati molto felici di sostenere questa iniziativa straordinaria insieme all’Aic perché siamo convinti che l’autoimpiego sia una formula adatta per tutti coloro i quali si trovano a reinventarsi da un punto di vista professionale”.
“Quando una persona finisce di giocare -spiega Cogliati- un conto è fare un’attività lavorativa da solo, un conto è farla all’interno di un sistema di rete che evidentemente rimanda alle stesse caratteristiche del gioco del calcio. Il franchising rappresenta una meravigliosa opportunità per tutte le persone che vogliono ricominciare, come in questo caso, a 40 anni ma ripartendo da sé stesse e affidandosi ad una rete che li aiuta e li sostiene”.
Per Cogliati, il franchising sarà uno dei protagonisti del futuro del lavoro e dell’impresa, “soprattutto -sottolinea- per le potenzialità di fare impresa e rete, anche con le dinamiche del mercato del lavoro introdotte dalla pandemia, che ha fatto da acceleratore verso il modello del franchising, che può essere declinato verso il settore e il territorio che si preferisce”.
Per un ex calciatore questo può voler dire ad esempio, spiega l’esponente di Assofranchising, “aprire un’attività laddove si è più conosciuti”. Comunque, ci tiene a sottolineare Cogliati, “tutto parte dal concetto di fiducia: queste persone devono essere rassicurate, facendogli capire il funzionamento del modello distributivo e devono essere rasserenate nell’adesione al metodo lavorativo. E sicuramente quando presentiamo un marchio consolidato con un know how e un esperimento già fatto da tanti anni, ovviamente rischi e probabili fallimenti si riducono al lumicino”.
La riprova è che durante la pandemia “evidentemente i franchisee hanno trovato problemi, ma i franchisor -ricorda Cogliati- hanno trovato delle soluzioni che mai da soli avrebbero potuto trovare”.
Il progetto ‘Un’altra partita’ è stato ‘battezzato’ a Rimini il 30 giugno, in occasione dell’apertura del calcio mercato e a settembre vedrà l’inizio di un’intensa attività promozionale. “Molto probabilmente in aula -spiega Cogliati- quando saremo tutti vaccinati e le cose riprenderanno a funzionare. Andrò in giro per tutta Italia insieme all’Aic, a spiegare le opportunità del progetto, il franchising, il modello distributivo, i vari processi e così via. Siamo convinti che nel momento in cui noi dovessimo incoraggiare qualcuna di queste persone e qualcuna di loro dovesse approcciarsi e provare l’autoimpiego con uno dei nostri marchi, la voce girerà talmente veloce che immediatamente l’effetto rebound aumenterà a dismisura. Dipende tutto dalla fiducia che in questo contesto non è un obbligo, ma un vantaggio competitivo”, conclude Cogliati (di Mariangela Pani).