(Adnkronos) – In occasione della Giornata internazionale delle api, che si celebra il 20 maggio, scende in campo, a riaffermare il suo impegno su questo fronte, anche Castello di Meleto, azienda vitivinicola nel cuore del Chianti, unica in questa area a possedere un castello del Duecento, perfettamente conservato e oggi adibito a struttura ricettiva. Ed è qui che custodisce il Parco delle Api, un ettaro e mezzo di alberi e fiori che costituiscono un microcosmo dove vivono 3,2 milioni di api, circondate dalla natura rigogliosa. Le api raccolgono così solo millefiori selvatici, nel pieno rispetto della biodiversità chiantigiana. Proprio per far fronte all’estinzione di questo insetto, indispensabile per la sopravvivenza della biodiversità e dell’agricoltura stessa, Castello di Meleto ha avviato nel 2020 l’iniziativa ‘Nel Nome dell’Ape’, che permette a chi condivide la filosofia dell’azienda di ‘adottare’ un’arnia, con l’obiettivo di promuovere la ripopolazione delle api nel territorio (chi aderisce al progetto riceverà 2 kg di miele l’anno prodotto dalla propria arnia per cinque anni). Grazie al successo del progetto l’allevamento, partito con 20 arnie, ospita oggi più di 90 famiglie, da cui si produce miele biologico. In più, il Parco delle Api è didattico perché il cambiamento deve partire dalla più tenera età.
Castello di Meleto produce miele millefiori, propoli e miele selvatico, quest’ultimo prodotto da api che hanno perso la loro famiglia, che sono state salvate dai boschi e reintegrate nelle arnie del Parco. Castello di Meleto, che fa parte del BioDistretto del Chianti Classico, un gruppo di lavoro che ha valutato le interazioni positive tra apicoltura e viticoltura, ha un motto: “Il cambiamento è possibile e se si adotta un’attitudine positiva, propositiva e tempestiva si può ancora intervenire nella salvaguardia della biodiversità”. A Castello di Meleto, infatti, la sostenibilità ambientale parte da lontano. “Applichiamo i principi della produzione ragionata e rispettosa dell’ecosistema che ci circonda. Per noi questo impegno si esprime in diverse direzioni che non si limitano alla viticoltura biologica”, afferma il direttore Michele Contartese.
Uno degli aspetti più importanti è il mantenimento del bosco, esteso su più di 800 ettari, che ogni anno richiede una manutenzione di centinaia di ore di lavoro per conservarlo in buono stato. Con la fotosintesi si consente così l’assorbimento di più di 9.000 tonnellate di CO2. Oltre alla depurazione dell’aria, il bosco permette di conservare specie di animali e di piante che rischierebbero l’estinzione e che sono utili per l’equilibrio del vigneto. Castello di Meleto ha anche eliminato, ormai da due vendemmie, la raccolta meccanizzata in ogni suo vigneto: un impegno significativo e oneroso, che si traduce in un impiego di ben 80 ore di lavoro, solo durante la vendemmia, per ogni ettaro vitato, contro le 9 che sarebbero richieste dalla vendemmia meccanica. A partire dal 2017, inoltre, l’azienda vitivinicola ha diminuito la quantità di vetro utilizzata nell’imbottigliamento dei vini, con un risparmio di vetro di oltre 53 mila chilogrammi, l’equivalente di dieci elefanti o un capodoglio.
Sostenibilità che si declina anche nel capitale umano dell’azienda. Castello di Meleto, del resto, rappresenta un traguardo per persone come tante che, mettendo assieme le forze e i propri risparmi, hanno realizzato un sogno. Per questo, più che in qualsiasi altro posto, si dà valore alle persone. “L’età media di chi lavora a Meleto è 45 anni, un’anomalia per un’azienda in un territorio tanto tradizionale”, dice il direttore. Un’anomalia che rappresenta una ricchezza: è anche grazie alla mentalità giovane e dinamica che si attuano tante scelte.
A questa si unisce la capacità di dare valore alle persone. Ne è un esempio la presidente Lucia Pasquini, per una vita impiegata di Castello di Meleto e, poco tempo dopo essere andata in pensione, nominata presidente. Una presidenza conquistata per meriti, per passione e per capacità. Al centro dell’attenzione è anche il benessere di chi lavora. Per questo uno dei progetti futuri è la creazione di un agrinido, asilo all’interno del Castello, che sarà aperto non solo ai figli dei dipendenti ma anche a tutte le famiglie di Gaiole.
Emblema di questo impegno è l’etichetta ‘iconica’ dell’azienda, Camboi (l’ultima arrivata è l’annata 2019), che ben esprime proprio la volontà di recuperare quello che poteva andare perduto solo perché difficile da coltivare. Camboi 2019 parla la lingua della terra e del coraggio delle persone che, osando, hanno recuperato un patrimonio ricchissimo, la Malvasia Nera Toscana, una varietà da recuperare e valorizzare e una vera e propria scommessa per celebrare la biodiversità e dare una possibile risposta ai molti interrogativi del cambiamento climatico.