Da Cremona a Taranto, musei e biblioteche cambiano volto con Ia, ologrammi e videogiochi

Non più stanze con teche polverose, luci basse e didascalie piccole e, a volte, incomprensibili. Ma schermi interattivi, siti web multilingue, tutorial, e persino ologrammi che ricostruiscono parti mancanti di un volto o di un monumento. La rivoluzione digitale entra con forza anche nell’ecosistema dei beni culturali e restituisce vita e vicinanza a musei, siti archeologici, biblioteche.
 

Digitalizzare un bene pubblico non è un altro modo di archiviare un’opera d’arte o censire un’area storica, ma vuol dire innanzitutto condivisione, partecipazione, vuol dire far tornare in vita e rendere fruibile un patrimonio che fino ad allora era inaccessibile. Su questa linea, e combattendo con la scarsità delle risorse, si stanno muovendo molte Istituzioni. Raggiungendo a volte, risultati davvero di eccellenza.  

E’ il caso del Sitar, il Sistema Informativo Territoriale Archeologico di Roma della Soprintendenza Speciale di Roma, che ha conquistato il Premio per il patrimonio archeologico europeo per il 2021. Si tratta del più prestigioso riconoscimento assegnato dalla Eaa- European Association of Archaeologists, una delle più importanti istituzioni internazionali dedicate allo studio dell’antichità riconosciuta dal Consiglio d’Europa. Dal 2007 il Sitar è un sistema informativo georeferenziato in cui la Soprintendenza immette in rete i dati e le informazioni sui ritrovamenti e i reperti archeologici rinvenuti nel territorio romano. Un progetto open data di archeologia pubblica partecipato, in grado di coinvolgere attraverso internet la cittadinanza e utenti anche di altri paesi.  

Proprio il carattere innovativo del progetto e la continua implementazione, che ha visto la creazione di un nuovo sito nel 2020, sono alla base del Premio assegnato dalla Eaa. Dal 2020 Sitar è consultabile attraverso un nuovo sito web più completo e multilingue (www.archeositarproject.it) ricco di risorse, strumenti e tutorial dettagliati per entrare in ogni sezione del progetto, al fine di facilitare le diverse interazioni tra gli utenti, chiamati a dare il loro contributo, e la Soprintendenza.  

Obiettivo principale è la continua implementazione di un archivio digitale condiviso e di una struttura di elaborazione di big data per il patrimonio archeologico di Roma. Su www.archeositarproject.it è possibile individuare su una mappa i ritrovamenti archeologici del passato e recenti sul territorio romano, corredati da immagini e informazioni. Inoltre, il sito offre la mappatura dei vincoli archeologici che facilitano la gestione della tutela, della valorizzazione e delle caratteristiche archeologiche della Capitale. La digitalizzazione degli archivi garantisce inoltre la conservazione nel tempo di Sitar, a oggi il principale deposito archeologico digitale dedicato al patrimonio di Roma, di libero accesso e consultazione. 

Anche il Sud esprime realtà innovative: è il caso del Museo Archeologico Nazionale di Taranto che con il progetto ‘MArTA 3.0’ ha realizzato una serie di azioni, dalle innovazioni tecnologiche per il back-office, al tour virtuale 3D, dall’artigianato creativo e digitale del Fab Lab del Museo (MArTA Lab), passando per la call to action “Il MArTA sono io”. E ancora: la digitalizzazione di oltre 40.000 opere in open data e open source, fino al nuovo allestimento del MArTA con un percorso espositivo (all’interno dell’esistente) che sarà valorizzato da contenuti immersivi e di intelligenza artificiale, nonché con la nuova hall del Museo. Al progetto è stato assegnato il premio ‘Gianluca Spina’ dell’Osservatorio Innovazione Digitale nei Beni e Attività Culturali del Politecnico di Milano e dell’Associazione Gianluca Spina, presidente del Mip Politecnico di Milano prematuramente scomparso nel 2015. 

Anche le biblioteche grazie alle nuove tecnologie possono condividere i tesori che custodiscono. La biblioteca Statale di Cremona, ad esempio, conserva un globo terrestre del 1541 e un globo celeste del 1551, tra le pochissime copie al mondo realizzate dall’astrologo fiammingo Gerhard Kremer, detto Mercatore, decorati sontuosamente con lapislazzuli, oro e argento. Oltre agli splendidi mappamondi, l’altra perla della Biblioteca Statale di Cremona – che tuttora è anche libreria civica in virtù di una convenzione stipulata nel 1885 e ancora valida con l’amministrazione comunale – è la raccolta di 108 incisioni di Rembrandt, lasciate da uno dei direttori della Biblioteca Statale nei primi anni del 1800 l’abate Luigi Bellò. La Biblioteca ha digitalizzato infatti 53.000 volumi antichi e preziosi e, recentemente, grazie alle iniziative del ministero della Cultura, è stato possibile poi digitalizzare i codici miniati, già caricati nella Biblioteca Digitale Italiana, sui quali si sta portando avanti un lavoro di catalogazione scientifica mirato alla pubblicazione, accelerati anche dall’emergenza Covid. Manoscritti antichissimi, minuziose mappe geografiche, edizioni rare e preziose. E poi spartiti musicali, raccolte di incisioni, stampe e incunaboli.  

E nell’anno dedicato al Sommo Poeta, anche il viaggio di Dante è diventato digitale: a Firenze, il Museo Casa di Dante, grazie al riallestimento multimediale, propone il Virtual Tour del Museo, ologrammi che ricostruiscono il volto originale di Dante partendo dalle più celebri raffigurazioni e dalle maschere mortuarie del Poeta e soprattutto l’esperienza immersiva della Divina Commedia in Realtà Virtuale. La battaglia di Campaldino, ad esempio viene ricostruita, partendo da un pugnale originale, conservato in una sala insieme ad altre armi d’epoca, attraverso riprese con droni, animazioni in Computer Grafica, illustrazioni originali e contenuti attoriali. I luoghi di Dante sono ‘visitabili’ mediante due postazioni di Realtà Virtuale: esperienza immersiva e coinvolgente che permette al visitatore di sentirsi parte del clima vissuto da Dante. L’immaginario della Firenze antica si lega all’eredità moderna e si visitano ambienti medievali con affaccio su cortile e vedute a 360 della città riconoscibili ancora oggi. 

E poiché anche i videogiochi fanno parte della nostra vita, non poteva mancare un videogame: ispirato alla grande scommessa di Johannes Numeister, cioè stampare per la prima volta la Divina Commedia, il gioco vuole ripercorrere l’eredità e la tradizione legata alla prima pubblicazione dell’opera. Obiettivo del videogame: raccogliere tutti i fascicoli del manoscritto integrale della Divina Commedia per realizzarne la prima versione a stampa.  

(Adnkronos)