Più di 3 milioni di ragazzi italiani non riescono ad inserirsi con successo nel mondo del lavoro. Parliamo di un 1 giovane su 4, tra Under 35 disoccupati e neet (not in education, employment or training), che in Italia registrano la percentuale più alta dell’area Ue (il 27,8% contro una media europea del 16,4%). Questi numeri sono il risultato di un fenomeno preoccupante: lo skill mismatch, che genera centinaia di migliaia di posti vacanti. Almeno 135mila, secondo le ultime stime UE. Parliamo di professioni che vengono pagate mediamente quasi il 30% in più della media nazionale, con una retribuzione media annua che sfiora i 40 mila euro, contro i 30.028 euro rilevati dall’ultimo JP Salary Outlook.
Perché si genera questo gap? “Da una parte, le Università non preparano i giovani al lavoro; dall’altra, i ragazzi scelgono il percorso di studi in base alle passioni e non alle opportunità. Questo perché non sono informati sui profili più ricercati e di come si possano coniugare ai propri interessi”, spiega Francesca Devescovi, ceo di Digitally, startup che punta a favorire l’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro tramite lo sviluppo di competenze digitali e soft skill.
Molti, inoltre, prolungano inutilmente la carriera universitaria, senza acquisire le competenze che il mercato richiede realmente. Il Rapporto Almalaurea 2020 ha messo in luce che nel 2019 il tasso di occupazione, a un anno dal conseguimento del titolo, era superiore tra i laureati in triennale (74,1%) rispetto a chi aveva ottenuto una laurea magistrale (71,7%). Inoltre, sempre secondo Almalaurea, chi sceglie un master invece di una specialistica ha un tasso di occupazione più elevato e contratti più stabili (oltre la metà a tempo indeterminato, rispetto al 26,8% dei laureati magistrali).
“Attraverso una guida sulle professioni digital&tech e un assessment di valutazione sulle competenze digitali, stiamo offrendo online un supporto gratuito a tutti gli studenti universitari italiani che vogliano orientarsi tra le professioni emergenti, scegliere percorsi più remunerativi e con maggior probabilità di carriera”, continua Devescovi, che sui temi legati a hr e formazione ha costruito una lunga carriera anche in azienda. In occasione di una recente indagine di Digitally su 50 aziende, short term vs long term: risorse e competenze per la strategia di sviluppo digitale, diversi responsabili hr hanno confermato questo crescente bisogno di digital skill.
Secondo Liliana Gorla, head of human resources digital industries di Siemens “si assiste a una crescita esponenziale della richiesta di ruoli che abbiano competenze digitali. Nella nostra realtà l’analista dati e il digital market analyst rientrano tra i profili più ricercati, insieme ovviamente agli sviluppatori”.
Le fanno eco Laura Nalon, associate partner Ibm e Renato Mannozzi, hr director in Ibm: “Nell’ultimo anno c’è stata la necessità di essere sempre interconnessi e di mantenere una Business continuity e così abbiamo lavorato sempre in cloud. È stato quindi necessario ripensare a work flow intelligenti adatti a facilitare sia la ricerca che la segregazione delle informazioni sul cloud. Sono processi nuovi che marcano l’esigenza di avere figure tecniche come l’analista dati. Abbiamo anche rivisto gli investimenti nel settore analytics: alle aziende servono persone in grado di gestire e rappresentare i dati per permettere ai capi funzione e ai direttori delle organizzazioni di prendere delle decisioni. Serviranno inoltre sempre di più delle figure ibride che sappiano integrare i mondi dell’analytics e del marketing digitale, non serviranno più venditori generici, ma figure che siano in grado di parlare con stakeholders diversi e ai vertici aziendali”.
La stessa conferma arriva da Valentina Conte, hr business partner di Ideal Standard holdings: i profili che cercheranno da qui a 2 anni sono il digital market analyst e l’analista dati, quest’ultima figura è importante per lo sviluppo organizzativo, infatti più team la richiedono. Anche il settore retail sembra iniziare a comprendere l’importanza della trasformazione digitale, Fabiana Venturi, head of hr di Unes Supermercati racconta come la loro realtà sia cambiata negli ultimi anni: “Unes ha intrapreso circa 5 anni fa un percorso di digitalizzazione del proprio retail lavorando al concetto di click and collect. E’ innegabile che la pandemia abbia dato un fortissimo boost allo sviluppo di questo servizio ma è vero anche che i clienti hanno imparato ad apprezzarne i vantaggi indipendentemente dalle esigenze imposte dalla quotidianità. Tale scelta ha un impatto anche sulle figure ricercate, aumentando l’attenzione verso profili con un mindset orientato al digital, lato e-commerce e digital marketing in primis”.
Secondo la guida di Digitally, sono cinque le aree con maggiori possibilità di inserimento nel 2022 per chi vuole entrare velocemente nel mondo del lavoro dopo la triennale. In queste aree sono richieste competenze digitali fondamentali, ma accessibili e acquisibili anche senza un background tecnico alle spalle.
– Digital marketing: le professioni più ricercate in questa area sono digital marketing strategist; seo e sem specialist; biddable specialist; digital marketing specialist; content creator; social media manager; growth marketer. I professionisti di quest’area devono saper pianificare strategicamente campagne marketing su più canali digitali; gestire attività legate a seo (search engine optimization) e sea (search engine advertising), per far sì che il sito sia alle prime posizioni sui motori di ricerca; pianificare e ottimizzare campagne pubblicitarie online; utilizzare strumenti di analisi per la marketing optimization e definire e monitorare i principali obiettivi di una campagna digitale.
Tra i tool che è necessario conoscere per accedere a queste posizioni, oltre ai più noti Google Ads, Facebook Ads e Google analytics, rientrano anche una buona conoscenza di excel, hubspot e activecampaign.
– E-commerce: secondo Cerved, il commercio online è cresciuto del 40% nell’ultimo anno. I percorsi di carriera dell’e-commerce sono quindi tra i più cercati, soprattutto per i ruoli di account, project manager; operations specialist; web & e-commerce specialist. Chi ambisce a lavorare in questo ambito dovrà saper gestire e organizzare l’operatività di un canale e-commerce; analizzare il comportamento degli utenti, creare un content plan che comprenda immagini, video, schede tecniche e informazioni per ogni prodotto. Dovrà anche saper pianificare strategicamente una campagna digital omnichannel, cioè che tenga conto della sinergia tra l’online e l’offline per garantire un’esperienza fluida ai clienti. Infine, dovrà saper migliorare costantemente l’efficacia delle attività di marketing, attraverso test e monitoraggio dei vari canali utilizzati. Il tutto rispetto agli obiettivi di vendita, interazione, riduzione dei resi o altri parametri che ci si è posti.
Tra gli strumenti da conoscere, ci sono tool di analisi come Google Optimize e Google analytics, oltre a diverse piattaforme ecommerce come Shopify, Magento, WooCommerce. Importante sarà anche formarsi su strumenti per migliorare l’esperienza degli utenti a diversi livelli, come Figma, e altri per gestire vendite, campagne, risultati, come Hubspot, ActiveCampaign ed Excel.
– Data analysis: l’economia digitale traccia una grandissima quantità di dati e il mercato ha sempre più bisogno di esperti in grado di analizzarli, per guidare azioni e decisioni sulla base dell’oggettività dei numeri. I profili più richiesti in questo ambito sono data analyst; business intelligence specialist, marketing e web analyst; cro specialist; financial analyst. Queste figure devono saper individuare trend utili al business, partendo dai dati; definire e monitorare obiettivi; creare report ad hoc; valutare A/B test. Naturalmente è necessario saper usare una serie di tool molto comuni nel settore, come Excel, Tableau, Power BI, Google data studio, MySQL, R, Python, SAS e Ad server.
– Data science: questa disciplina comprende molte aree come la matematica, l’informatica, l’it e spazia dall’intelligenza artificiale al machine learning. A differenza della data analysis che lavora sui dati aziendali per estrarre informazioni e trarne insight, la data science comprende l’analisi dei dati passati e individua modelli che possano prevedere andamenti futuri. Le posizioni più richieste in quest’area sono data scientist; data engineer; data & ai specialist; data science consultant. Queste figure devono saper individuare i set di dati corretti per creare modelli statistici avvalendosi di strumenti come il Machine Learning e individuare trend basati su Big Data per influenzare le scelte di business. Anche in questo caso, è necessaria la padronanza di tool di data analysis e altri strumenti come sas apache, spark, tensorflow, bigml.
– Digital hr: chi si occupa di digital hr conosce le skill tecnologiche, sa come attrarre i migliori talenti e come gestire la trasformazione digitale, mettendo al centro l’esperienza delle persone piuttosto che i processi. Analizza i dati della forza lavoro facendo previsioni e individuando trend. Promuove la collaborazione e l’innovazione in azienda, introducendo nuove metodologie e nuovi tool di lavoro. Sa costruire una strategia di employer branding per attrarre i migliori talenti digitali. I ruoli più richiesti dalle aziende in questo campo sono hr business partner; hr specialist; hr data analyst; talent attraction specialist; learning & development expert; diversity & inclusion lead. i tool da conoscere sono oltre ad excel e linkedin, le più diffuse piattaforme di collaborazione e gestione di processi interni, come trello, slack e sap.