(Adnkronos) – “Il ‘redditometro’? Si tratta sicuramente di uno strumento che ci riporta a un determinato periodo del passato e questo induce una certa preoccupazione. È vero che i contribuenti onesti non hanno motivo di preoccupazione, ma i timori restano perché i cittadini dovranno fare i conti con un senso di invadenza che ci sembra un po’ superato. Oggi ci sarebbero altri metodi per andare a certificare gli evasori, più moderni ed efficaci. Controllare i consumi è un modello fuori dal tempo”. E’ il commento di Mario Michelino, presidente Andoc (Associazione nazionale dottori commercialisti), raccolto da Adnkronos/Labitalia.
È una misura che la convince? “Non convince e non si capisce perché venga ripescato dal cilindro. Mi sembra che anche a livello politico la stessa maggioranza sia divisa, vuol dire che non convince tutti”, sottolinea. Migliorerà il rapporto con i contribuenti? “Secondo me no, al contrario viene meno quel rapporto di fiducia con i contribuenti che è fondamentale in un Paese moderno. Si spezza tra l’altro un po’ il filone della compliance, quel tentativo di creare un nuovo rapporto tra fisco e contribuente che la politica sta portando avanti da alcuni anni”, sostiene.
Ma quale sarà il ruolo dei professionisti? “Saranno nuovamente -spiega- coinvolti nella trasmissione di una serie di dati già in possesso delle banche dati dell’amministrazione finanziaria, tutto questo creerà ulteriori adempimenti inutili. L’amministrazione dovrebbe sforzarsi di far interagire le loro banche dati e non demandare sempre ai commercialisti l’inserimento delle informazioni. Come professionisti siamo un po’ stanchi, anziché guardare al futuro si torna alla dichiarazione ‘lunare’ degli anni Novanta, un 740 in cui si inserivano praticamente tutti i dati dei consumi degli utenti. Bisogna puntare invece, anche nel nostro lavoro, su attività di consulenza e ad ampio respiro e non sulla semplice contabilità”, conclude.