“L’amministrazione giustizia da diverso tempo ha imboccato la strada dell’informatizzazione. E’ stata una scelta, obbligata quanto irreversibile, di attualizzazione delle modalità operative, che sta consentendo di acquisire notevoli vantaggi”. Lo dice in un’intervista all’Adnkronos/Labitalia il presidente del Tribunale di Catanzaro, Rodolfo Palermo. “Il ministero – ricorda – si è munito da tempo di una Direzione generale dedicata proprio ai cosiddetti ‘sistemi informativi automatizzati’, a riprova della grande sensibilità verso la prospettiva informatica che, è utile evidenziarlo, coinvolge tutti gli attori della giustizia, dai magistrati ai professionisti, passando per la componente amministrativa”.
“Il magistrato – sottolinea – opera regolarmente su supporti informatici i quali, necessariamente, si interfacciano con le attività delle cancellerie e delle segreterie dando vita ad un circuito virtuoso che ridonda positivamente sull’efficacia del servizio reso dagli uffici giudiziari. L’introduzione del processo civile telematico, unitamente al percorso che si sta compiendo verso la telematizzazione del processo penale, dà il senso della spinta verso la digitalizzazione dei flussi documentali e, conseguentemente, verso l’archiviazione digitale”.
“Resta il problema – ammette – del pregresso e delle montagne di carta che nei decenni si sono formate, ma ora il paradigma è finalmente mutato. Parlo da magistrato che ha iniziato esclusivamente tra le carte e tra le macchine per scrivere. Ora è tutto un altro andare e l’importante è non opporre resistenza al cambiamento che a taluni, spesso, fa paura”.
“I percorsi di innovazione sinora compiuti nel settore giustizia hanno intuibilmente incontrato difficoltà connesse, prevalentemente, ai tempi degli stessi processi di informatizzazione degli uffici, che spesso si muovono a velocità inferiore a quella delle esigenze alle quali sono sottesi. Intendo dire che, al netto della buona volontà messa in campo da tutti gli attori, la bulimia informatica che caratterizza il nostro tempo non di rado ostacola le amministrazioni rispetto alla rapidità negli adeguamenti”, dice.
“La strada, non certo comodissima, è stata però compiuta per quanto possibile – sottolinea – e nel migliore dei modi, ancorché migliorabile. Non si può ancora parlare di completa dematerializzazione poiché ‘la carta’, intesa quale modalità di attività, spesso non si può eliminare o, comunque, si fa molta fatica a farlo”.
“Non parlerei, poi, di limiti tecnici – avverte – ma, almeno per il passato, di difficoltà oggettive connesse anche ai costi: basti immaginare quanto costerebbe dematerializzare un qualsiasi archivio storico di un medio tribunale per comprendere che si sia già sulla buona strada se davvero si sarà capaci di porre in essere un sostanziale abbattimento di produzione di carta per l’avvenire”.
“La questione dei tempi della giustizia è la madre di tutte le questioni. Ogni percorso di efficientamento dei processi lavorativi non può che agevolare la soluzione di qualsiasi criticità, velocità della giustizia compresa”. Lo dice in un’intervista all’Adnkronos/Labitalia il presidente del Tribunale di Catanzaro, Rodolfo Palermo.
“La risposta – sottolinea – non può che essere positiva e l’introduzione dell’informatica nel processo, con la telematizzazione dello stesso, ha dimostrato risparmio di ‘carta’ e di ‘tempo’”.
“Il Covid inoltre – osserva – ha imposto nuove e diverse dinamiche che non svaniranno al superamento, spero rapidissimo, dell’emergenza sanitaria. E’ cambiato molto in questi quasi due anni, dove informatica e web hanno sostituito intere geometrie lavorative senza darci il tempo di pensare a cosa fosse meglio né a quali tempi di trasformazione rispondere. L’esigenza domina le scelte e, aggiungo, i tempi di esse”.