Inps: campo gig economy vasto, non solo rider

Uno dei temi cruciali che il dibattito sulla gig economy porta all’attenzione è quello della segmentazione del mercato del lavoro tra occupazione dipendente e indipendente, segmentazione che con il varo del Jobs Act si è di fatto acuita. Non solo: in controtendenza rispetto ad altri Paesi, la quota di lavoro autonomo sul totale dell’occupazione è costantemente diminuita in Italia negli anni. E’ uno degli aspetti che emerge dal Rapporto annuale Inps.  

Tale quota infatti sfiorava il 28% nel 2004, era attorno al 25% dieci anni dopo, attualmente è sotto il 23%. Nel Rapporto Inps 2018 è stato osservato che “lo spostamento di lavoro di fatto alle dipendenze dal lavoro autonomo a quello subordinato comporta un ampliamento della copertura assicurativa dei lavoratori ed evita che il rischio d’impresa venga indebitamente trasferito sulle loro spalle. Meglio ancora se il passaggio dal parasubordinato al subordinato comportasse assunzioni con contratti a tempo indeterminato anziché a tempo determinato perché il primo tipo di contratti, a dispetto di molte previsioni catastrofiche sui licenziamenti dai contratti a tutele crescenti al termine dell’esonero contributivo, continua a garantire una maggiore continuità e stabilità contributiva”.  

A distanza di anni, la regolazione stenta a trovare forma e di conseguenza la protezione sociale dei lavoratori. In più, il dibattito è come cristallizzato sulla tematica dei rider, quasi che la consegna di cibo a domicilio esaurisse il vasto campo della gig economy, che invece, sottolinea il Rapporto dell’Istituto, è molto articolato e riguarda almeno tre macro-gruppi di piattaforme digitali: lavoro on-demand tramite app, nel quale ogni compito è assegnato a una persona che presta un’attività materiale e concreta; crowdwork, il cosiddetto lavoro della folla: programmatori, freelance, informatici, professionisti, che da casa propria (o dal proprio studio) si rendono disponibili a svolgere una moltitudine di differenti lavori; asset rental, l’affitto e il noleggio di beni e proprietà, la sharing economy.  

La maggioranza dei gig workers sono per l’Inps, spiega il Rapporto, “invisibili”. Questo accade per numerose ragioni, ma soprattutto per la dominanza di contratti di prestazione autonoma occasionale che, sotto la soglia di 5000 euro l’anno, non comportano obbligo di contribuzione ai fini pensionistici. Erano ben visibili esclusivamente i rider di Foodora, tutti assunti con un contratto di collaborazione standard e quindi contribuenti alla Gestione separata, ma la società ha chiuso le proprie attività in Italia e quindi i dati amministrativi sono oggi ancora più “poveri” di ieri. La vicenda è emblematica anche per altri aspetti: a gennaio 2019 c’è stata infatti un’importante sentenza della Corte d’Appello di Torino che ha accolto il ricorso di cinque ex rider di Foodora stabilendo per loro il diritto a ferie, malattia e tredicesima. Una decisione che in qualche modo ha avvicinato i diritti dei lavoratori della gig economy a quelli dei dipendenti subordinati.  

La Corte di Appello sembra avere valorizzato la previsione del Jobs Act che prevede l’applicazione della disciplina del rapporto di lavoro subordinato a tutte quelle prestazioni di lavoro 1) esclusivamente personali, 2) continuative, 3) le cui modalità di svolgimento sono organizzate dal committente anche con riguardo e tempi e luoghi di lavoro (art.2, comma 1, d.lgs. 81/2015). Alcuni mesi dopo il governo ha emanato il decreto-legge n. 101/2019 (successivamente convertito nella legge 128/2019) contenente ‘Disposizioni urgenti per la tutela del lavoro e per la risoluzione di crisi aziendali’.  

Per gli iscritti alla Gestione separata viene prevista una importante novità: l’indennità giornaliera di malattia, quella di degenza ospedaliera, il congedo di maternità e quello parentale sono corrisposti se risulta attribuita una mensilità (e non più tre) nei 12 mesi anteriori alla data di inizio dell’evento o del periodo indennizzabile. Sarebbe stata una novità importante per i rider di Foodora. Il decreto non informa solo gli iscritti alla Gestione separata, ma prevede delle novità espressamente per la tutela del lavoro tramite piattaforma digitale (con particolare enfasi per i lavoratori impiegati nelle attività di consegna di beni per conto altrui, in ambito urbano e con l’ausilio di velocipedi o veicoli a motore) 

(Adnkronos)