(Adnkronos) – Salita al Nord Italia da bambina, ha provato sulla sua pelle la difficoltà di essere accettata. Ma la forza di volontà e la fiducia in se stessa le hanno dato la grinta per creare la sua azienda. E’ la storia di Grazia Belloni, una delle 22 imprenditrici protagoniste del libro ‘Una marcia in più. Storie italiane di imprenditrici vincenti’, di Manila Alfano, Giorgio Gandola e Stefano Zurlo, ed edito da Wise Society.
E non sorprende che la sua creazione, Camomilla Milano le assomigli così tanto. “La nostra scelta poteva sembrare azzardata ma è risultata vincente”. Grazia è anticonvenzionale ed è schietta, ma è tutto guadagnato sul campo; saper far emergere la propria differenza e accettarla è stato un duro percorso che è iniziato da quando era piccola, da quando veniva additata e schernita. “Mi hanno fatto sentire diversa da quando andavo all’asilo; lo ricordo ancora come se fosse ieri. Le suore erano severe; con me diventavano crudeli”.
Il 2008 è l’apice, con 50 milioni di fatturato grazie anche alla collaborazione con Sanrio, i giapponesi di Hello Kitty, con cui Camomilla firma la licenza per la distribuzione. È un’esplosione, 5mila punti vendita in Italia, 130 dipendenti, 40 corner al Corte Inglès, la catena di grandi magazzini spagnola. Il 2011 è invece l’anno nero. Il rapporto con il gruppo giapponese si interrompe e in mezzo restano oltre tre milioni di perdite. È un disastro. Tutti consigliano a Grazia di chiudere, il marito, il commercialista, i famigliari. Lei però non cede. Camomilla è la sua vita. La sua creazione. Chiudere sarebbe come tradire se stessa. Si va avanti, costi quel che costi. “Decido, per restare a galla, di vendere tutto quello che posso, mi resta solo la casa”. Oggi ha 20 dipendenti e fattura 7 milioni, e l’anno scorso ha fatto 600mila euro di utili. “Una soddisfazione che non ha prezzo”. Sono più che segnali che il sereno è tornato. È solo a questo punto, con le basi tornate solide, che ha scelto di vendere l’azienda a un grosso marchio italiano. “La cessione potrà internazionalizzare il marchio, dato che la società ha filiali anche all’estero. L’ho fatto per tutelare il futuro dell’azienda. Mi resta però il grande orgoglio di essere uscita dalla tempesta. Con le mie forze”, conclude.