(Adnkronos) – “Quello che possiamo sicuramente affermare è che la sicurezza nazionale non può prescindere dal presidiare la Rete complessa del cyberspazio. Anche nella problematica della disinformation e delle fake news. La cybersecurity si è molto evoluta nel corso degli ultimi anni e si è ‘contaminata’ con altre discipline come scienze politiche, scienze sociali, scienze della comunicazione ma anche con componenti tipiche dell’informatica come l’intelligenza artificiale. E nello tempo sono aumentati i problemi che per noi ricercatori sono le opportunità. Come università di Salerno siamo capofila di un programma finanziato con 115 milioni di euro del Pnrr, con all’interno 27 progetti da espletare e una base di 350 esperti a livello nazionale che possono arrivare anche a un migliaio nel corso dell’espletamento del programma”. Così, intervistato da Adnkronos/Labitalia, Vincenzo Loia, rettore dell’università degli studi di Salerno.
“Il cyberspazio -sottolinea Loia- è diventato a tutti gli effetti a livello planetario la quinta dimensione. Oggi una stima molto recente colloca intorno ai 40 miliardi i dispositivi smart che abbracciano tutta la nostra esistenza, le nostre case, le nostre città. Tutto questo ha portato l’esigenza di proteggere questa quinta dimensione”. I pericoli legati al cyberspazio sono tanti e importanti. “Negli Stati Uniti il 60% delle persone ormai non crede più a quello che si scrive sui giornali, non riesce a distinguere ciò che è vero da ciò che è falso. E figuriamoci cosa accade sui social”, aggiunge.
Da qui la necessità di un’attenzione maggiore sulla cybersecurity. “L’università di Salerno partecipa a questo progetto con una cordata nazionale che vede una forte presenza delle università sia del nord che del Centro Italia, una buona rappresentanza anche del Mezzogiorno, con la partecipazione di enti di Difesa sia pubblici che privati, con una buona presenza anche di partner aziendali come Intesa Sanpaolo, Leonardo, Fincantieri”, sottolinea Loia.
“Nei prossimi giorni -annuncia Loia- si costituisce la Fondazione e poi la struttura giuridica e organizzativa che da un lato dovrà espletare tutte le azioni dei 27 progetti che si distribuiscono su 10 spoke, con un contributo di 115 milioni di euro, ma proverà oltre a ciò a svolgere un ruolo di riferimento a livello nazionale e con una massa critica così importante ambire a essere un soggetto capace di raccogliere le sfide anche a livello internazionale”.
All’interno del programma appunto spazio importante sarà riservato alle feke news. “Lo spoke anti-fake news è un modo per rispondere anche con una visione sicuramente multidisciplinare, secondo me molto auspicabile, a certe problematiche. Il problema della disinformation è sentito come critico ormai dai cittadini e necessita di una risposta che è sicuramente di natura tecnologica. Oggi possiamo usare tecnologie molto avanzate sicuramente basate sull’intelligenza artificiale per riconoscere e valutare quanto un’informazione può essere considerata affidabile o meno”, sottolinea.
E per Loia “non è solo l’informazione testuale a essere a rischio fake news ma è anche quella video. A volte è molto difficile riconoscere se un video è vero o è falso. Noi riteniamo che questo progetto porterà in Italia un grande balzo in avanti perchè è un finanziamento molto importante e in Italia c’è una comunità della cybersecurity ad altissimo livello e oggi abbiamo un’opportunità, che prima non avevamo, di metterci insieme unire quello che in altri luoghi europei e internazionali è stato possibile prima. Ora abbiamo la possibilità di creare un ecosistema d’eccellenza, di ragionare su progetti che ci danno la possibilità di avanzare ulteriormente, ci danno un grandissimo traguardo. Che non è solo delle nostre università ma di un Paese”, conclude Loia.