Sui rischi della pesta suina per la suinicoltura italiana “c’è una presa di consapevolezza maggiore da parte delle istituzioni, ma siamo in ritardo pauroso. Ormai, insomma, questo virus è dilagato. In quattro regioni, si può dire. Per cui siamo messi molto male, purtroppo. E non so quando ne usciremo da questo problema. Se andiamo avanti così, di anni. E quindi è a rischio l’intero comparto”. E’ l’allarme che, intervistato da Adnkronos/Labitalia, lancia Elio Martinelli, presidente di Assosuini.
“Perché – spiega – se per caso il virus arrivasse in zone tipiche dove c’è la suinicoltura italiana, insomma, penso a Mantova, a Brescia, a Cremona non so se ci permetteranno ancora di esportare i nostri prodotti. Oggi il profitto di Parma il 30% va all’estero, no? Se questo non si potrebbe più realizzare, cosa succede nel mercato? Succede quello che è successo col Covid. E cioè, nessuno vuole più i prodotti perché tutti hanno problemi a collocare la merce e quindi i prezzi vanno a zero. Vorrebbe dire la fine del settore. Ma non solo per gli allevatori a questo punto, ma anche per salumifici e prosciuttifici. C’è lo stesso problema a catena. Per cui è veramente un dramma”, ribadisce.
Secondo Martinelli “la situazione è molto pesante, perché gli allevatori che hanno già avuto problemi l’anno scorso non hanno ancora ricevuto l’indennizzo totale ma solo parziale. E poi è in dubbio la loro possibilità di continuare a fare gli allevatori perché sono attualmente bloccati. Dispiace molto, insomma, pensare che in una provincia come ad esempio Pavia la suinicoltura possa morire definitivamente”.
E per il presidente di Assosuini, “non esiste solo il problema dell’allevamento dove è stato scoperto il virus Psa ma c’è chi ha solo avuto la sfortuna di essere vicino ad esso e purtroppo ha ancora più danni perché non può continuare a fare l’allevatore perché il mercato non accetta questi suini e quindi deve chiudere”.
E secondo Martinelli con le “ulteriori restrizioni decise dal commissario straordinario che per 30 giorni ha irrigidito tutto, chi è in quelle zone non può fare l’allevatore”. “Penso a chi ha una scrofaia, che ha i parti continuamente e ha solo scrofe, e quindi deve spostare i suinetti una volta svezzati, non può farlo per 30 giorni. Quindi ci sarà anche chi farà abortire le strofe. Insomma, sta creando una situazione veramente difficile per le zone, purtroppo sfortunate, diciamola così. E purtroppo non vediamo ancora la luce”, sottolinea.
In conclusione per Martinelli servono subito azioni forti, non si può più aspettare. E per agire subito contro la peste suina “ci vorrebbe, prima di tutto, un coordinamento vero di un commissario straordinario con pieni poteri. Perché oggi non ho ancora capito se ha pieni poteri. A me non sembra. Pieni poteri vuol dire che decide lui per tutti: regioni, province, eccetera, eccetera. E poi deve avere le risorse finanziarie. Perché se vuoi ottenere un risultato ci vogliono i mezzi, persone. Per cui ci vogliono risorse. Oggi io non ho ancora capito di quale risorse si può servire il commissario straordinario”, sottolinea.
“Faremo una richiesta ufficiale proprio in questi giorni al Governo perché non abbiamo ancora capito neanche noi quali sono veramente i poteri che ha questo commissario straordinario e soprattutto che risorse ha a disposizione”, ribadisce.
“Perché se vogliamo decinghializzare, come abbiamo detto noi, determinate zone, ci vogliono anche le risorse, perché sennò è inutile che si fanno tanti discorsi. Ci vogliono anche le risorse e uomini. Se non c’è a disposizione questo, non so come andrà a finire, ma la vedo molto negativamente”, conclude.