“I ritardi che riscontriamo sul Pnrr non ci fanno ben sperare. Una mancata o una errata allocazione delle risorse rischia di diventare un boomerang. Questa è un’ombra sulla ripresa che deve: far tremare i polsi a tutti noi. I fondi di Next Generation Eu debbono essere la grande opportunità per il nostro Paese ed il Mezzogiorno. Il rischio che il Paese non sia pronto a ricevere i finanziamenti è un’ipotesi che non vogliamo nemmeno valutare”. Lo ha dichiarato il presidente di Confindustria Brindisi, Gabriele Menotti Lippolis nel corso dell’assemblea annuale.
“Non dimentichiamo – ha continuato Lippolis – che la gran parte di queste risorse sono debiti che stiamo contraendo noi ma che dovranno pagare i nostri figli. Se vogliamo che queste risorse siano debito buono e non debito cattivo, per parafrasare il presidente Draghi, c’è ancora tanto da fare. Ce la possiamo e dobbiamo fare ma la strada è in salita. I dati della Commissione europea sulla capacità di impegno e spesa delle risorse europee di ogni Paese sono impietosi e sottolineano la gravità della situazione. L’Italia è ultima in Europa per capacità di impegno delle risorse europee. Tra le ultime sei per capacità di spesa. Un dato ancor più inaccettabile oggi perché tutti sappiamo che nell’ambito del Pnrr, saper spendere sarà condizione necessaria per assicurarsi i fondi. E sappiamo che la capacità di spesa condizionerà il giudizio di operatori e mercati. Perché non dimentichiamoci che stiamo contraendo debito. Per queste ragioni nella realizzazione dei progetti del Pnrr l’Italia dovrà mostrare una capacità di spesa migliore di quella mostrata nel quadro pluriennale precedente 2014-2020. in un anno il sud deve spendere 26,5 miliardi di euro: in 7 anni ne ha spesi 3,8”
“Gran parte della crescita – ha osservato – che stiamo vivendo oggi ha continuato Lippolis- è dovuta al fatto che ci confrontiamo con una diminuzione del pil molto profonda del -8,9% nel 2020. E se non spendiamo bene i soldi del Pnrr, se non vengono investiti nell’aumentare la crescita potenziale dell’Italia e ancor più del nostro Sud e di realtà come Brindisi, torneremo a tassi di pil poco superiori allo 0%. Anche perché ancora non abbiamo chiuso il gap rispetto ai livelli pre-Covid. Se non ci saranno ulteriori problemi dovuti alla pandemia dovremmo recuperare i livelli persi con la crisi solo nel corso del 2022. Perdonatemi la franchezza ma, per citare un detto popolare: non possiamo mettere la polvere sotto al tappeto. Dobbiamo essere onesti con noi stessi. Dobbiamo affrontare i problemi nella loro complessità”.
“E’ urgente – ha suggerito – aprire un tavolo nazionale su Brindisi con l’obiettivo di arrivare in tempi rapidi alla condivisione di un Accordo di programma, anche per giungere all’adozione di un provvedimento normativo ad hoc. E’ a rischio la tenuta sociale. Servono misure straordinarie come già avvenuto in altri territori. Un accordo che risponda alle esigenze di coloro che rischiano di ritrovarsi fuori dal mondo del lavoro senza alcuna forma di sostegno al reddito e con la oggettiva impossibilità di ricollocarsi (soprattutto per ragioni anagrafiche). Al contempo, il provvedimento di legge da adottare dovrebbe stabilire misure incentivanti che consentano di riutilizzare e rivitalizzare gli opifici industriali dismessi scongiurando la desertificazione di interi territori. Con questa logica, nelle settimane dopo l’insediamento della mia presidenza, abbiamo lanciato il patto per Brindisi, con un metodo di lavoro che per tutti noi è diventato il metodo Brindisi. Nel patto, sottoscritto con le organizzazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil, abbiamo condiviso le priorità da portare all’attenzione degli attori istituzionali e politici. E in quest’ottica vogliamo lavorare per l’attuazione del Pnnr. Questo documento è stato firmato dinanzi alla massima autorità di governo presente sul territorio, il prefetto di Brindisi. Riteniamo di aver dimostrato che è possibile, anzi direi necessaria, una cooperazione per lo sviluppo, l’occupazione – la buona occupazione, la sicurezza sul lavoro, la formazione.”
“Abbiamo chiesto e chiederemo al governo a Cdp e alle grandi aziende del mondo dell’energia – ha ricordato il presidente di Confindustria Brindisi Gabriele Menotti Lippolis – la realizzazione nella Provincia di Brindisi di nuove filiere produttive di energia alternative a quelle del carbone. La transizione energetica ha in sé tante opportunità ma anche tanti rischi per Brindisi. Rischi sono stati anche citati in un documento dell’Autorità di sistema portuale del mare Adriatico meridionale del 2019, nel quale si specificava che: ‘lo scenario complessivo al 2025, anno della cessazione delle attività portuali legate al carbone, avrà un effetto sulla forza lavoro della città di oltre 2.000 unità in meno, su una popolazione complessiva di circa 90.000 abitanti, con conseguenze devastanti sul piano sociale e in un contesto caratterizzato da un tasso di disoccupazione che sfiora il 20% (46% per la disoccupazione giovanile)’”.
“La transizione energetica – ha proseguito Lippolis – con i suoi crescenti risvolti tecnologici, impiantistici ed occupazionali, se non sarà affrontata dal territorio e dai suoi stakeholder con la pienezza delle sue tuttora persistenti capacità realizzative, rischierà di scardinare, o almeno di condannare ad un lento, ma inesorabile declino, un apparato manifatturiero tuttora di rilievo nazionale e, per qualche comparto, anche internazionale. Per evitare questo rischio – che è inutile nasconderlo, avvertiamo ormai come incombente – Confindustria dovrà continuare a dispiegare sino in fondo la sua capacità di pressione e di proposta sul Governo e sull’Unione Europea, sicura di poter avere al suo fianco Confindustria Brindisi, le sue aziende associate e tutte le forze sane e produttive di questo territorio”.
Per il presidente di Confindustria Brindisi “dobbiamo avere la tenacia di chiedere e pretendere al governo e al parlamento la forza e la determinazione per riformare fino in fondo, una volta per tutte, la Pubblica amministrazione. L’Italia non può continuare a perdere ogni anno, a causa di una burocrazia che si trasforma in zavorra, 70 miliardi di prodotto interno lordo. La produzione di norme nazionali, regionali e locali ridondanti e spesso confliggenti tra loro, la molteplicità di uffici e lo spacchettamento delle competenze risultano ostacoli incompatibili con le tempistiche dei piani industriali e con le esigenze di mercato, frenando la competitività e aumentando le diseguaglianze tra territori. Ciò vale ancor più per le regioni del Sud del nostro Paese. Si guardi, per esempio, alla zona economica speciale adriatica (zes). A più di quattro anni dalla sua istituzione, è ancora sostanzialmente bloccata! Tutto questo è inaccettabile. L’auspicio è che quanto prima avvenga la nomina del Commissario e si renda effettivo l’utilizzo di tale strumento”.
“Il porto di Brindisi – ha auspicato – dovrà avere un ruolo strategico nell’Italia del Pnrr. Il nostro territorio sta per affrontare sfide importanti rispetto al Porto e all’economia del mare e dobbiamo essere tutti coesi. Il porto cresce a due cifre e dobbiamo rendere questa crescita strutturale. La richiesta di Falck Renewables & Blue Float di insediare il proprio hub per il Mediterraneo a Brindisi, nella zona franca di Capobianco e l’analoga richiesta di Scandiuzzi, è la concreta possibilità che la zfd di Brindisi diventi il principale centro di produzione di grandi opere meccaniche e project cargo. E la costituzione dell’ufficio di piano per il nuovo atteso piano regolatore portuale di Brindisi, ci porta a dire che se ci sarà collaborazione potrebbe essere pronto in soli 12 mesi. Per evitare che anche queste occasioni vadano perse, ci obbligano ad accelerare sulla realizzazione delle infrastrutture. Chiedendo ove utile il commissariamento di quelle da realizzare entro il 2024 (zona franca, dragaggi e quindi cassa di colmata). E’ necessario che tutti facciano squadra per scongiurare il ritardo di queste opere. Un ritardo che sarebbe devastante.”
Il presidente di Confindustria Brindisi Gabriele Menotti Lippolis ha poi chiesto che “Il governo intervenga con misure di sostegno per il comparto delle aerostrutture civili. E’ fondamentale salvaguardare la sopravvivenza delle eccellenze produttive italiane e dei nostri territori e la tenuta occupazionale. Questo è un settore che prima del Covid faceva registrare in Puglia quaranta aziende e quattro mila addetti per un fatturato di ottocento milioni. Chiediamo al governo che attivi con la massima tempestività un ‘tavolo per il rilancio dell’Aeronautica civile’.Un tavolo che veda la partecipazione anche delle rappresentanze di Confindustria nazionale e delle territoriali e dei sindacati. Un Tavolo che deve avere l’obiettivo di definire una strategia di politica industriale e un piano di settore per l’aeronautica che punti alla ricerca e sviluppo, all’innovazione tecnologica di prodotti, processi produttivi e nuovi materiali, e alla ricerca di nuovi mercati e player, anche mediante nuove aggregazioni tra imprese. Quella che il settore sta vivendo è una crisi che parte da lontano, ulteriormente aggravata dall’emergenza determinata dalla pandemia. Purtroppo, le previsioni di mercato indicano per il settore dell’aeronautica civile il ritorno agli standard pre-pandemici solo nel 2024-2025. Le aerostrutture civili sono escluse dalle misure di sostegno adottate per i settori più colpiti dalla crisi, con specifico riferimento a quanto previsto dal Pnrr. A conferma di una forte disattenzione verso la grave crisi di tutte le aziende operanti in questo settore, è la circostanza che per l’acquisto – sia in forma diretta, sia in leasing – da parte di Ita Airways di circa 60 velivoli Airbus, non è stato previsto alcun accordo di compensazione industriale, come normalmente avviene a livello internazionale”.