“In corrispondenza del calo dell’input lavorativo si registra un calo dei redditi da lavoro: l’imponibile previdenziale è sceso di circa 33 miliardi, portandosi da 598 miliardi nel 2019 a 564 miliardi nel 2020 (-5,6%)”. A dirlo il presidente dell’Inps Pasquale Tridico nella Relazione annuale del XX Rapporto Annuale dell’Istituto.
“In valore assoluto – fa notare – la contrazione più rilevante è stata quella dei dipendenti privati (da 369 a 340 miliardi, pari al -7,9%), mentre per gli autonomi il calo è stato pari al -6,0%. Se consideriamo le retribuzioni individuali, a seguito della riduzione media delle settimane lavorate la retribuzione media annua dei dipendenti è scesa da 24.140 euro nel 2019 a 23.091 euro nel 2020, un calo del -4,3% corrispondente a una perdita di poco più di 1.000 euro”.
“Ciò – osserva – accresce la polarizzazione all’interno del lavoro dipendente, qualora si consideri che le retribuzioni medie annue dei dipendenti occupati per tutto l’anno sono cresciute da 32.668 a 36.448 euro (+11,6%)”.
“Occorre ripensare il ruolo dei giovani nella società italiana, lavorando a partire da scolarizzazione, occupazione, abitazione e uscita dalla famiglia di origine. Tali aspetti in particolare necessitano di interventi specifici volti, da una parte, a migliorare la qualità della formazione e, dall’altra, a favorire un maggior assorbimento dal tessuto produttivo, capace di evitare quel fenomeno di brain drain che negli anni recenti ha accompagnato la fuga di molti nostri giovani adeguatamente formati e specializzati. A tal fine andrebbero introdotti non solo sgravi contributivi selettivi per le aziende, ma anche politiche di incoraggiamento per gli stessi giovani, quali il riscatto gratuito della laurea a fini pensionistici e di periodi di formazione”.
“A ciò – propone – deve aggiungersi una politica che miri ad allargare la base contributiva, incoraggiare i tassi di partecipazione, e contrastare il lavoro nero: oltre tre milioni sono i lavoratori che non contribuiscono al fisco e alla previdenza, e molti di più sono gli inattivi”.
“Essendo questi due problemi – osserva – presenti maggiormente nel Sud, sarebbe necessario concentrare maggiormente investimenti e politiche pubbliche nell’incidere per riequilibrare questo pesante e storico dualismo. Un contributo può venire anche dalla ripresa delle assunzioni nel pubblico impiego, obiettivo che il governo sta perseguendo con determinazione, anche in vista dell’attuazione del pnnr”.
“Nell’ultimo decennio – spiega – il nostro paese si è infatti caratterizzato per un tasso di occupazione pubblica, in rapporto alla popolazione, inferiore alla media dei principali paesi dell’Ue, e la crescita, nell’ultimo decennio, è stata negativa. Anche l’occupazione in Inps ha sperimentato questa riduzione, mentre le sue attività e i suoi servizi al Paese sono aumentati. Nei paesi dove i tassi di crescita della popolazione sono più alti, come in Francia o in Svezia, i tassi di occupazione femminile sono anche più alti. Ciò vuol dire che il lavoro e la stabilità reddituale, insieme alle politiche di conciliazione famiglia-lavoro, contribuiscono alla natalità”.
Infine, “giovani adeguatamente formati, che si inseriscono nel mercato del lavoro con un bagaglio appropriato di conoscenze informatiche e digitali, oltre che professionali, possono essere funzionali a quella svolta, oggi più che mai necessaria, di digitalizzazione, non solo nella Pa ma anche nel settore privato. Sono questi, nel lungo periodo, i driver della produttività del lavoro”.
“L’Istituto -precisa Tridico – offre anche un contributo sul fronte delle infrastrutture materiali del sistema educativo: con il Fondo Immobiliare Aristotele investiamo in campus e residenze universitarie, mentre sono attive diverse borse di studio e strutture di convitto”.
“L’Inps ha studiato, insieme ad Inail, un sistema per poter garantire ai cosiddetti gig workers le tutele previdenziali ed assicurative che caratterizzano il rapporto di lavoro in Italia, attraverso la creazione di una piattaforma centralizzata, una MetaGig platform”.
“Oltre all’aspetto tecnologico e innovativo – spiega – essa permette la corretta gestione delle informazioni legate alle posizioni previdenziali ed assicurative dei rider e alla tracciabilità previste dalla normativa sui rapporti di lavoro in Italia (dipendenti, autonomi o parasubordinati), garantendo la trasparenza sui rapporti di lavoro, la tutela dei diritti dei lavoratori e la flessibilità necessaria per queste tipologie di lavoro caratterizzate da una forte intermittenza. Attraverso un registro digitale è possibile mappare tutti gli attori coinvolti e far confluire eventi e dati di processo relativi sia ai rapporti che alle modalità di svolgimento del lavoro”.
“L’individuazione – avverte – di un punto unico di convergenza per una gestione trasparente e compliant della flessibilità, dell’intermittenza e delle relative tutele previdenziali ed assicurative, consentirà di avere evidenza delle informazioni relative ai rider, di raccogliere quelle che possono essere utilizzate dagli enti previdenziali per il monitoraggio delle condizioni di lavoro, e di tracciare le attività di lavoro in tempo reale. Questa esperienza ci insegna l’importanza della funzione ispettiva per il governo delle veloci e profonde trasformazioni che avvengono nel mercato del lavoro”.
“Guardando al tema della invalidità civile, nel breve periodo emerge l’esigenza post Covid di rivedere il processo di accertamento dell’invalidità, oggi frammentato e canalizzato su diversi attori istituzionali. Sarebbe giusto accentrare il processo di accertamento della malattia in Inps, evitando quello presso le asl, semplificando le commissioni, per dare omogeneità di giudizio e tempi certi e brevi nelle decisioni”.
“Nel medio periodo – auspica – sarebbe necessario rivedere l’assegno di accompagnamento, modulandolo sul reddito e affiancando al contributo economico dei servizi di cura e assistenza alla persona”.