Riparte da Bertinoro il rilancio dell’enoturismo nell’entroterra romagnolo

Riparte dal vino il rilancio del turismo nell’entroterra romagnolo. In una regione più conosciuta per le sue coste che non per le sue colline, i produttori vitivinicoli fanno squadra proprio per portare wine lovers, ma non solo, a conoscere questo territorio meno noto ma pieno di ricchezze paesaggistiche, culturali ed enogastronomiche. Capofila di questo obiettivo, che accomuna aziende e istituzioni, non poteva che essere Bertinoro, da secoli città dell’accoglienza per antonomasia, dove ogni anno, tra fine agosto e inizio settembre, si celebra proprio la ‘Festa dell’ospitalità’, rievocazione in costume del rito con cui, nei secoli, le famiglie locali hanno ospitato per un pranzo turisti e forestieri, appendendo un ‘invito’ alla Colonna che si erge sulla piazza centrale.  

Tra i suoi ospiti più illustri, Bertinoro vanta anche Dante che, sulla strada per Ravenna, negli ultimi anni della sua vita sembra abbia soggiornato proprio su queste colline, al seguito dei signori da Polenta, suoi protettori. Così, nel 700° anniversario della morte, anche il Comune romagnolo ha voluto omaggiare il sommo poeta con il percorso ‘Danteinoro’, itinerario multimediale attraverso i luoghi collegati alla memoria dell’Alighieri, dalla Pieve di Polenta con il suo sagrato al cipresso di Francesca, dalla Colonna degli Anelli, passando per Palazzo Ordelaffi, fino alla Rocca Vescovile (che oggi ospita il Centro residenziale universitario dell’ateneo di Bologna e il Museo interreligioso).  

Ma soprattutto, in quello che viene definito il ‘balcone di Romagna’, dove la vista spazia dalla collina al mare, è il vino il protagonista in alcuni dei suoi luoghi simbolo, come il Monumento al Vignaiuolo realizzato nel cinquecentesimo anniversario della ‘Festa dell’ospitalità’; la Strada della Vendemmia, con sette pannelli firmati da pittori locali; la Riserva Storica del Sangiovese dove, a partire dal 2010, vengono conservate le migliori bottiglie della produzione romagnola; la Campana dell’Albana, i cui rintocchi danno il via ogni anno alla raccolta dell’uva. La viticoltura, infatti, è una delle colonne portanti dell’economia di Bertinoro, che qui trova condizioni particolarmente favorevoli, anche grazie alla presenza dello Spungone, roccia di prevalente natura calcarea, ricca di residui organici, che caratterizza il profilo organolettico dei vini.  

Nel 2010, le aziende vitivinicole della zona hanno dato vita a un Consorzio – che oggi conta 6 soci (Campodelsole, Celli, Fattoria Paradiso, Giovanna Madonia, Tenuta La Viola, Tenuta Villa Trentola) – proprio per promuovere il territorio attraverso il suo prodotto più rappresentativo, il vino.  

“Bertinoro si trova dal punto di vista geografico – spiega Mauro Sirri, presidente Consorzio vini di Bertinoro – in una posizione strategica, vicino al mare, per questo viene chiamato anche ‘balcone di Romagna’ e infatti da Bertinoro si può ammirare la pianura romagnola che va da Rimini fino a Ravenna e Forlì. I territori collinari sono da sempre atti alla viticoltura e sono particolarmente interessanti anche per fare percorsi turistici. Quest’anno i percorsi danteschi vanno sicuramente ad arricchire l’offerta, permettendo di scoprire peculiarità storiche che sono nel nostro territorio e godere di questi bellissimi paesaggi fermandosi anche nei ristoranti e osterie ad assaggiare le nostre produzioni più tipiche”. 

Un impegno, quello per la promozione del territorio, che accomuna tutta la Romagna del vino, forte degli ottimi numeri registrati in termini di presenze di enoturisti la scorsa estate, come conferma Ruenza Santandrea, presidente Consorzio vini di Romagna: “Negli ultimi mesi, con le riaperture c’è stata una ripresa importante che in parte ha fatto recuperare il gap iniziale e questo ha aiutato anche la vendita di vini. La Romagna è conosciutissima per il mare ed è del tutto sconosciuta per quanto riguarda l’entroterra e le sue meravigliose colline. E’ una terra che ha paesaggi, architettura, storia, che bisogna assolutamente conoscere per poter poi apprezzarne anche il vino. Oltretutto la Romagna ha due tipi di viticoltura, con la via Emilia che separa la pianura dalla collina: una di pianura che è alluvionale, con una produzione quasi esclusivamente di vino bianco, prevalentemente Trebbiano; e la collina che invece ha produzioni minori in termini di quantità ma molto più importanti in termini qualitativi, come il Sangiovese, ma anche l’Albana, la Rebola, il Pagadebit e una serie di produzioni minori”.  

“Il Sangiovese – ricorda – si estende su tutta la Romagna, che è molto ampia, ma con differenze da territorio a territorio, per cui si sono create nel tempo delle sottozone. Vogliamo quindi far conoscere queste differenze di suoli, di clima ma soprattutto culturali, perché la Romagna ha una storia di divisioni, talvolta anche violente come ricordano le 70 rocche sul territorio. E anche il vino, che qui si pianta da sempre, ha tramandato metodi di vinificazione e storie diverse e chi avrà la curiosità di andarlo ad assaggiare riconoscerà queste differenze da zona a zona”. 

Fra i vitigni coltivati nell’area di Bertinoro, oltre al Sangiovese, l’Albana e il Pagadebit. Se è il Sangiovese – che qui, nella versione ‘Riserva’, si chiama ‘Bertinoro’ – a detenere il primato produttivo, come nel resto della Romagna, l’Albana, nella sua varietà ‘Gentile’, è il testimone più autorevole del territorio.  

“Sicuramente – aggiunge Mauro Sirri – uno dei vini più interessanti e più legati al nostro territorio è l’Albana. La leggenda racconta che Galla Placidia, visitando il nostro paese, rimase estasiata assaggiando l’Albana, che le era stato offerto in una rozza coppa di terracotta, e disse: ‘Non così umilmente bisognerebbe berti bensì berti-in-oro’. Quindi, dalla leggenda ai tempi moderni, i produttori di Bertinoro sono legati in modo molto stretto a questo vitigno che offre dei vini di grande personalità, che hanno una grande riconoscibilità e sono estremamente attuali per un consumo gastronomico abbinato alle più svariate pietanze tradizionali romagnole ma anche della cucina italiana e internazionale”.  

Proprio l’Albana – che sarà protagonista della due giorni di ‘Vino al Vino’ in programma a Bertinoro sabato 2 e domenica 3 ottobre, con la quinta edizione del Master Romagna Albana Docg di Ais Romagna e l’evento itinerante Albana Dèi del Consorzio Vini di Romagna – insieme agli altri bianchi romagnoli meno conosciuti è in cerca di riscatto. 

“I bianchi romagnoli – sottolinea Maurizio Magni, giornalista e coordinatore del Club dei vini bianchi di Romagna – sono vini di alta qualità ma la Romagna è sempre stata considerata una terra di rossi e quindi i vini bianchi non hanno mai avuto una grande fortuna in terra di Romagna. Abbiamo una costa con centinaia di ristoranti e di alberghi, le nostre città sono piene di wine bar e ristoranti, ma nella nostra ristorazione mentre da una parte il Sangiovese, che è il vitigno tipico della Romagna, si è sdoganato, non così i vini bianchi. Ai vini bianchi romagnoli spesso sono preferite etichette di altre regioni italiane perché magari sono più di moda o più conosciute”. 

“Quindi, lo scopo del Club dei vini bianchi di Romagna è proprio quello di valorizzare i bianchi romagnoli facendoli conoscere attraverso degustazioni e momenti di conoscenza sia per il pubblico dei consumatori sia per l’horeca, quindi gli addetti ai lavori, ristoratori e gestori di wine bar, in modo che li propongano sempre di più. Noi abbiamo vitigni come l’Albana, che è solo romagnolo, un grande bianco italiano, il primo ad aver ottenuto la Docg a livello nazionale; abbiamo il vitigno Famoso, che è un semi-aromatico e ha grandi potenzialità; abbiamo il Pagadebit, che soprattutto nella zona di Bertinoro ha caratteristiche particolari; abbiamo il Trebbiano, che sempre più viene spumantizzato. Quindi, ottimi vini bianchi che hanno una grande potenzialità che va assolutamente sfruttata”, conclude.  

(Adnkronos)