(Adnkronos) – “Noi abbiamo avuto negli ultimi 5 anni una giunta regionale e un presidente della giunta che non hanno mai considerato il dialogo sociale e il rapporto con le rappresentanze delle forze produttive della società un elemento su cui fondare la propria azione di governo. E quindi la prima cosa che ci aspettiamo da Alessandra Todde è che ribalti lo schema seguito dal suo predecessore e che faccia del dialogo sociale e del rapporto con le organizzazioni dei lavoratori un elemento centrale della sua iniziativa politica. Se lo farà, la Cgil, ovviamente nel rispetto dell’autonomia e dei ruoli, è pronta a collaborare nell’interesse della Sardegna, dei lavoratori della Sardegna”. Così, con Adnkronos/Labitalia, Fausto Durante, segretario generale della Cgil Sardegna.
Secondo Durante, “l’assenza di relazioni con il sindacato è a mio parere una delle ragioni del declino che la Sardegna ha conosciuto negli ultimi 5 anni. Perchè se si governa in splendida solitudine e senza ascoltare le parti sociali i risultati non sono positivi”, aggiunge ancora.
“E in effetti gli indicatori macro economici principali della Sardegna e la condizione dei settori produttivi di praticamente tutti gli ambiti in questi 5 anni sono peggiorati”, sottolinea.
Per questi motivi il sindacato chiede a Todde un immediato cambio di rotta rispetto al passato. “Da Alessandra Todde ci aspettiamo che affronti subito le principali emergenze della Regione. Innanzitutto l’occupazione: la Sardegna continua a essere una Regione in cui se ne crea poca e in cui, seguendo una tendenza generale del Paese, i nuovi rapporti di lavoro sono precari, instabili e mal retribuiti. E quindi ci aspettiamo la creazione di occupazione stabile, di qualità e ben retribuita, anche per quanto riguarda quella creata direttamente dalla Regione. Questo significa portare al centro dell’attività amministrativa il valore del lavoro, la dignità del lavoro”, spiega Durante.
Tante quindi le emergenze a partire dal tema della salute. “Abbiamo ospedali -spiega Durante- che scoppiano, pronti soccorsi che non riescono più a garantire livelli minimi di assistenza per i casi di emergenza e urgenza. Abbiamo il personale degli ospedali che prova a lasciare le strutture pubbliche perchè si lavora troppo e male, attratto dalle sirene delle strutture private che in questi ultimi 5 anni sono state incoraggiate dalla politica regionale e nazionale a scapito di quella pubblica. Ci sono aree della Sardegna, in particolare quelle interne, in cui i servizi essenziali, come la presenza di un ambulatorio e di un medico, sono negati. Come succede in ampie porzioni del territorio regionale. Quindi questa è la prima grande emergenza della Sardegna su cui Alessandra Todde dovrà fare segnare una discontinuità forte con chi l’ha preceduta”, sottolinea Durante.
Secondo il leader sindacale sarà necessario agire a sostegno dell’industria, creando però le condizioni affinchè le aziende possano operare al meglio. “La Sardegna -spiega Durante- ha una rete viaria e ferroviaria totalmente inadeguata e obsoleta, in alcuni casi stiamo parlando di strutture che risalgono ai primi del 1900 e il materiale rotabile è del secolo scorso. Non adeguato quindi alla necessità di muoversi secondo gli standard di velocità e di sostenibilità che ci chiede l’Europa. E abbiamo la necessità di ridiscutere la continuità territoriale. Un sardo che vuole partire per il Continente o una persona che dal Continente vuole raggiungere la Sardegna si trova di fronta a ostacoli insormontabili e cioè la scarsa frequenza dei voli aerei, che è peggiorata con l’avvento di Ita, e i prezzi che sono fuori controllo. Quindi la nuova giunta regionale e la nuova presidente dovranno a parere della Cgil ricontrattare con il governo nazionale e soprattutto con l’Unione Europea le condizioni dell’attuale continuità territoriale, che ha fallito negando a molti cittadini il diritto alla mobilità”, sottolinea
Dal punto di vista industriale “abbiamo anni -spiega Durante- di crisi conclamata dell’area del Sulcis, anche di alcune aziende nell’area di Cagliari”. “Una situazione da tenere sotto controllo nel polo chimico del Nord Sardegna, a Porto Torres, e su tutte queste emergenze la giunta Solinas non ha dato risposte. Nè interventi di politica industriale e non c’è stato nessuna scelta dal punto di vista di politiche per la produzione di energia elettrica e la Sardegna è ancora l’unica regione d’Italia in cui non c’è il metano”, aggiunge.
Secondo Durante, “questa assenza di politiche energetiche credibili da parte della Regione è responsabile delle scelte delle multinazionali dei metalli, come produzione di alluminio, piombo e zinco, che stanno via via riducendo le produzioni in Sardegna per spostarle fuori dal Continente, accampando il fatto che l’energia elettrica in Sardegna ha prezzi che mettono le imprese fuori mercato”. “E se sommiamo questo alle infrastrutture che mancano per trasportare i prodotti si capisce che è facile per le imprese trovarsi rapidamente fuori mercato”, conclude.