(Adnkronos) – “Un animale feroce chiuso in un angolo può anche mordere. Indubbiamente stiamo assistendo a una escalation non sono del conflitto ma anche dell’impossibilità di una trattativa. Aver decretato come russe le regioni ucraine conquistate è un segnale molto chiaro da parte di Putin”. Così, con Adnkronos/Labitalia, Stefania Craxi, presidente uscente della commissione Esteri al Senato e già sottosegretaria agli Esteri, a margine del congresso nazionale della Uiltec a Bari, commenta l’evoluzione del conflitto in Ucraina e la minaccia dell’uso del nucleare da parte di Putin.
“Sarebbe un gravissimo errore se l’Occidente si dividesse. Certamente, se l’Europa fosse in grado agire – continua – come attore politico potrebbe portare un punto di vista e una sensibilità diversa all’interno dell’Alleanza Atlantica. Al momento così non è. Si parla tanto di unica politica di difesa, in realtà prima bisognerebbe pensare a un’unica politica estera”. “La speranza che le armi della democrazia in questo momento possano essere in campo è labile. Non bisogna rinunciare ovviamente, ma è labile. C’è da sperare che la situazione sia sul terreno militare, sia dal punto di vista delle sanzioni, prima o poi conducano Putin a una maggiore ragionevolezza”.
E interpellata sulla vicenda di Sigonella e sul ruolo del padre Bettino e sul rapporto con gli Usa sottolinea: “Craxi era un uomo dell’Occidente, sempre stato leale all’Alleanza Atlantica e al sentimento di amicizia che ci unisce al popolo americano. Io uso sempre una frase: ‘Alleati senza tentennamenti ma anche senza subalternità’, questa la lezione di Craxi a Sigonella”, conclude.