(Adnkronos) – Oasi di verde in contesti urbani, filari inattesi che restituiscono il valore storico e culturale, oltre che enologico, di un’area: sono le vigne urbane, presenti anche in Sicilia con la Vigna del Gallo di Palermo – di recente intitolata a Diego Planeta – e l’Etna Urban Winery di Catania. Le due realtà siciliane fanno parte del network dell’Urban Vineyards Association, associazione internazionale che, con l’intento di tutelare il patrimonio rurale, storico e paesaggistico, riunisce i vigneti all’interno dei centri cittadini, dalla ‘Vigna della Regina’ di Torino ai filari di ‘Rooftop Reds’ impiantati sui tetti di Brooklyn a New York.
In Sicilia, la Vigna del Gallo dell’Orto Botanico dell’Università degli studi di Palermo è il risultato di un progetto del Consorzio di Tutela Vini Doc Sicilia e del Sistema museale dell’Università, realizzato in collaborazione con il Dipartimento Scienze Agrarie, Alimentari e Forestali (Saaf). Testimonianza tangibile della biodiversità dell’isola, la Vigna del Gallo è un’area di circa 200 metri quadri che custodisce vitigni autoctoni (tra cui Grillo e Nero d’Avola) e tra questi i vitigni reliquia. Il Consorzio di Tutela Vini Doc Sicilia è impegnato nella valorizzazione delle varietà regionali, nella tutela della biodiversità e sui temi della sostenibilità tutela, oltre che nella promozione di studi e iniziative per la difesa dei vitigni che popolano il ‘continente vitivinicolo siciliano.
“Il fenomeno delle vigne urbane – sottolinea Antonio Rallo, presidente del Consorzio di Tutela Vini Doc Sicilia – è perfettamente in linea con la vocazione della Doc Sicilia di salvaguardia del grande patrimonio viticolo dell’isola: senza memoria storica dei vitigni autoctoni non ci sarebbe viticoltura in Sicilia. Ciò rientra perfettamente nel progetto di tutela del patrimonio rurale, storico e paesaggistico della Urban Vineyards Association”.
Etna Urban Winery si trova alle porte di Catania, in un contesto totalmente urbano: un progetto pioniere che punta a reintrodurre la viticoltura e la produzione di vino in una delle più antiche zone di produzione dell’Etna. La storia di Etna Urban Winery inizia nel 1790 con l’avvio di una delle più grandi produzioni di vino sull´Etna. Nel 2018 otto cugini (discendenti dal fondatore) decidono di riportare in vita l’azienda vitivinicola di famiglia, dismessa negli anni ’60 del ‘900 dopo oltre 200 anni di attività.
“A distanza di più di 50 anni dall’ultima vendemmia – commenta Nicola Purrello, co-fondatore e direttore del progetto – la nostra generazione ha deciso di recuperare la contrada, tutelare il ricco patrimonio storico antropologico, difendere l’ultimo bosco di querce a bassa quota, condividendo la nostra storia attraverso un’esperienza enoturistica”. L’ambizione è di recuperare tutti i quasi 8 ettari della proprietà all’uso vitivinicolo nei prossimi 10 anni.
“L’Associazione delle Vigne Urbane – spiega Luca Balbiano, presidente e fondatore dell’Urban Vineyards Association e gestore della Vigna della Regina di Torino – è nata con l’obiettivo di tutelare il patrimonio culturale, storico ed enoico di questi piccoli gioielli urbani presenti all’interno di numerose città italiane e internazionali. La presenza di due realtà così prestigiose e affascinanti come la Vigna del Gallo e l’Etna Urban Winery ci inorgoglisce molto: sono i simboli di un territorio, quello siciliano, dalla grande tradizione vitivinicola. Si tratta di vigneti e varietà storiche recuperate grazie all’impegno e alla visione di realtà illuminate. Siamo sicuri che, anche grazie al supporto della rete che abbiamo creato, esempi così virtuosi e affascinanti continueranno a crescere e a farsi conoscere”.