Se la nevicata del 1985 ha paralizzato la città, non meglio è andata in campagna, dove le temperature ancora più rigide hanno creato paesaggi simili alla Siberia. Dal Basso all’Alto Mantovano lo scenario non cambiava, tutto bianco, e se non fosse stato per i non pochi disagi, l’atmosfera sarebbe stata bellissima.
BASSO MANTOVANO
LE PIANTE IN CAMPAGNA SCOPPIAVANO
“Nel 1985 avevo 14-15 anni e aiutavo mio padre in azienda – spiega Lorenzo Calciolari, agricoltore di Quistello – della nevicata del 1985 mi ricordo che avevamo messo una ruspa al trattore e andavamo a pulire le corti e le strade qui vicino. Dovevamo tenere i rubinetti aperti per evitare che gelassero e che scoppiassero i tubi, altrimenti gli animali rischiavano di restare senz’acqua”.
Ma la cosa che Calciolari non potrà mai dimenticare sono le ‘piante che scoppiavano’ .
“Con le temperature bassissime una cosa che mi ricordo sono i rumori che facevano le piante del frutteto -prosegue – dei ciocchi, come se scoppiassero e poi le trovavamo tutte crepate. La cosa più divertente per me era andare con la mountain bike sui fossi gelati, facevo tutto il percorso dei canali, una cosa stranissima e divertentissima.
Come dimenticare poi le giornate di nebbia, neve e galaverna, sembrava di essere in Siberia”.
CON I CINGOLATI SULLE STRADE PER ROMPERE IL GHIACCIO
“Gli inverni di allora erano diversi da oggi – commenta Luciano Bulgarelli, presidente della Cantina di Quistello – ma sicuramente quella del 1985 è stata una nevicata eccezionale che ci ha colti tutti di sorpresa. Quello che mi ricordo sono gli accumuli di neve che superavano i 60 cm, ma soprattutto il ghiaccio sulle strade. Il Comune di Quistello aveva chiesto aiuto ai contoterzisti che con i cingolati passavano sulla sede stradale a rompere il ghiaccio che in alcuni punti arrivava a 20 cm. Le strade erano diventate piste da pattinaggio, ed era impossibile passarci con le auto”.
In azienda lavorare era un problema -prosegue Bulgarelli – mi ricordo che avevo appena ampliato l’allevamento e mi è scoppiato l’impianto idraulico, ho dovuto rifare tutto. Ricordo anche che i tetti da noi non avevano la pendenza come in montagna, per cui bisognava andare su e spalare la neve, altrimenti il rischio era che si sfondassero. Credo sia stato proprio da allora che sono state riviste le portate dei tetti e la pendenza. Ma il ricordo più bello era che c’era meno frenesia e più collaborazione tra la gente, ci si dava una mano e ci si aiutava gli uni con gli altri”.
ALTO MANTOVANO
“MURI DI NEVE A BORDO STRADA, COME LA DIVISIONE DELLE ACQUE DEL MAR ROSSO”
“Mi ricordo 80 cm di neve, alcune serre che sono sprofondate sotto il peso così come una tettoia – commenta Cesare Gozzi, titolare dell’omonima Cantina di Olfino di Momzambano. “Il paesaggio – prosegue – era bellissimo. Passare per le strade dopo che erano transitati i cingolati era come quando Mosè ha diviso le acque del Mar Rosso, un muro di neve da una parte e uno dall’altra, strada Cavallara non era più la stessa. Poi però è arrivato il ghiaccio e li sono stati davvero dei problemi grossi, tutto gelato e strade impraticabili. Impossibile dimenticare quelle giornate”.
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CAVO DELL’ALTA TENSIONE CADUTO SOTTO IL PESO DELLA NEVE: DUE GIORNI SENZA LUCE
“In azienda siamo rimasti senza luce 2 giorni – ricorda Gianni Boselli, titolare della Cantina Reale di Volta Mantovana – sotto il peso della neve si era rotto un cavo dell’alta tensione che era finito nel Mincio. Gli agricoltori con i trattori hanno fatto di tutto per ripristinarlo. Mi ricordo anche i crolli dei tetti delle stalle e dei pollai”.
“Prima – prosegue Boselli – erano scesi 30-40 cm di neve e i mezzi erano riusciti a pulire le strade, ma di notte ne è arrivata altra e si sono raggiunti gli 80 cm. Poi è ghiacciato tutto. Se non fossero arrivati i cingolati che spaccavano il ghiaccio e la ruspa dietro che lo accatastava dalle parti non ci si sarebbe potuti muovere”.
Le temperature in alcuni punti hanno superato i -20°, gli acquedotti hanno resistito, ma qualche tubo è saltato, così come le piante che in campagna ‘scoppiavano’ avvolte dal ghiaccio. La vite devo dire che ha ripreso bene, perchè le sue radici erano più profonde dello strato di ghiaccio e quindi non sono state danneggiate” conclude Boselli.
Le campagne mantovane completamente imbiancate. Foto Stefano Malacarne