MANTOVA – Sono stati in tanti oggi pomeriggio ad affollare piazza Sordello per l’intervento del segretario della Cgil Maurizio Landini a favore dei 5 sì ai quesiti referendari dell’8 e 9 giugno. Il leader del sindacato ha chiuso il suo tour lombardo proprio nella nostra città, ribadendo l’importanza del voto “per contrastare i licenziamenti illegittimi, cancellare il jobs act, contrastare la precarietà, aumentare la sicurezza sul lavoro e dimezzare i tempi per l’ottenimento della cittadinanza italiana”. Tanti i militanti e i semplici sostenitori che hanno voluto stringere la mano o farsi fotografare con Landini, prima del discorso sul piccolo palco allestito di fronte alla Questura. Non un comizio, ma un dialogo con il segretario della Cgil mantovana Michele Orezzi.
“Questi referendum mostrano l’Italia dei giovani che non vogliono essere precari, vogliono tornare ad essere persone che utilizzano la loro intelligenza, un’Italia che vuole combattere il livello di diseguaglianza intollerabile che si è determinato. Quando lavorando sei povero, vuol dire che c’è qualcosa che non funziona – ha detto Landini – soprattutto quando tanti giovani se ne devono andare dal nostro Paese perché qui c’è un livello di precarietà e sfruttamento non accettabile. In più non si può continuare a morire sul lavoro come sta succedendo. Il modello di impresa che si sta affermando, purtroppo, non è quello della qualità, ma quello dell’appalto, del sub-appalto, del sotto-appalto, che crea un danno anche a chi vuole fare seriamente l’imprenditore. Quindi il nostro non è un messaggio di parte, ma che è rivolto a tutti quelli che pensano che ci vuole un’Italia diversa”. Quindi l’invito ad andare a votare: “E’ attraverso il voto democratico che si può cambiare questo Paese” e una stoccata a chi invita al non-voto: “E’ un errore politico, mi dà l’idea che abbiano paura, non andare a votare significa lasciare la precarietà che c’è. Vuol dire lasciare continuare a morire i lavoratori, vuol dire non aumentare i diritti, non estendere la cittadinanza. Chi sceglie di non andare a votare si assume la responsabilità di non cambiare nulla di questo paese, soprattutto di continuare a sfruttare quelli che per sopravvivere devono lavorare”.