MANTOVA – Un appello a proteggere la lingua italiana dagli “eccessi ideologici” e a riportare chiarezza nella comunicazione pubblica. È questo il senso della mozione presentata dal consigliere capogruppo di Mantova Ideale, Stefano Rossi, che porterà all’attenzione del Consiglio comunale un tema dibattuto in questi mesi: l’uso di simboli non codificati, come lo schwa (ə) o l’asterisco (*), nei testi e nei documenti prodotti dalla pubblica amministrazione.
La mozione – intitolata “Difesa della lingua italiana nei documenti e nella comunicazione istituzionale del Comune di Mantova” – prende le mosse dall’articolo 12 della Costituzione, che riconosce l’italiano come lingua ufficiale dello Stato. Secondo Rossi, la crescente diffusione di forme linguistiche “inclusive” non normate compromette la chiarezza e l’universalità della comunicazione istituzionale, col rischio di escludere proprio le persone più fragili: anziani, studenti, stranieri o cittadini con disabilità cognitive e visive.
Il consigliere sottolinea che tali forme di scrittura, adottate in alcuni ambienti scolastici e culturali, non trovano alcun riconoscimento ufficiale da parte di organi come l’Accademia della Crusca. Quest’ultima, anzi, si è espressa più volte in modo critico, ricordando che simboli come lo schwa o l’asterisco non appartengono alla grammatica italiana, ostacolano la lettura ad alta voce e compromettono la comprensibilità dei testi, specialmente nei contesti giuridici e burocratici.
A sostegno della mozione viene citata anche una recente circolare del Ministero dell’Istruzione (marzo 2025), che ha ribadito l’obbligo di rispettare le regole della lingua italiana nelle comunicazioni scolastiche, escludendo l’uso di segni grafici non conformi. “La comunicazione pubblica – si legge nel testo – deve essere chiara, accessibile e rispettosa della lingua italiana codificata, strumento di unità nazionale e garanzia di uguaglianza tra i cittadini”.
Per questo, Rossi chiede che il Comune di Mantova si impegni su tre fronti: innanzitutto, garantendo che in tutti i documenti ufficiali e nelle comunicazioni istituzionali venga usata esclusivamente la lingua italiana nella sua forma corretta; in secondo luogo, escludendo dai patrocini e dai finanziamenti comunali quei progetti o eventi che facciano uso sistematico di simboli linguistici non riconosciuti; infine, promuovendo attraverso scuole e biblioteche civiche attività di educazione linguistica e valorizzazione della lingua italiana, anche in collaborazione con realtà come l’Accademia della Crusca.