In centinaia si sono radunati a Milano in piazza Città di Lombardia, esasperati da una situazione ormai fuori controllo, per denunciare i continui attacchi dei selvatici che con le loro incursioni distruggono i raccolti, rovinano le coltivazioni e minacciano gli animali allevati, senza contare gli incidenti stradali.
Leggi anche: Cinghiali, in Lombardia 9mila assalti in 10 anni. Col lockdown la presenza in Italia cresciuta del 15%
“Sono molto preoccupato – dice Nicola Bini, agricoltore e vicesindaco di Acquanegra sul Chiese – I cinghiali sono già stati avvistati nel comune confinante al mio, a Canneto sull’Oglio, e potrebbero spostarsi nella nostra zona, portando nuovi problemi che si andrebbero a sommare a quelli provocati dalle nutrie che da noi rappresentano una vera e propria emergenza. Personalmente, a causa loro, ho avuto produzioni di mais ridotte di un terzo, senza contare il pericolo che si corre ogni giorno a passare con i trattori sui terreni sotto cui si trovano le tane di questi animali con il rischio di ribaltamento del mezzo. E poi le nutrie minacciano anche la biodiversità divorando le uova e i pulcini di anatre, fagiani e gallinelle d’acqua”.
“Con il lockdown gli animali nocivi si sono riprodotti indisturbati e ora il problema sta degenerando – dichiara dal palco Paolo Carra, presidente di Coldiretti Mantova e vicepresidente di Coldiretti Lombardia -. È un grave problema che per questioni di sicurezza, salute, circolazione stradale, riguarda le comunità, ma viene interamente delegato agli agricoltori. Chiediamo alla politica di farsi carico di trovare una soluzione efficace e duratura, perché ila situazione sta degenerando”.
Sul palco in piazza Città di Lombardia, sotto la sede di Regione Lombardia, anche il consigliere regionale Barbara Mazzali. “Dobbiamo essere molto chiari sulla questione: è lo Stato che, per legge, è proprietario degli invasivi e della fauna selvatica. Gli agricoltori devono chiedere i danni e lo Stato deve provvedere ai risarcimenti, perché la situazione è incontenibile e lo Stato non interviene per risolvere il problema. Solo una settimana fa il treno sulla tratta Mantova – Cremona è rimasto fermo per quattro ore per i disagi causati dalle nutrie, pochi mesi fa abbiamo pianto delle vittime sull’autostrada A1 per l’attraversamento dei cinghiali”.
Alessandra Cappellari pone l’accento sulle nutrie. “Sono un pericolo e un danno, anche per le aziende zootecniche, che sono minacciate dai rischi sanitari – afferma Cappellari -. In generale il problema delle nutrie è ormai diventato insostenibile. Non possiamo più adottare soluzioni morbide, perché il piano di contenimento nazionale non è efficace, dal momento che non ci sono fondi e le Regioni sono lasciate sole nell’arginare il fenomeno. Le Regioni devono potere agire in via autonoma per intervenire insieme agli agricoltori. Non c’è più tempo”.
Sul territorio, a farne le spese della presenza degli ungulati è Giacomo Morenghi, allevatore di Canneto sull’Oglio con 100 ettari coltivati a mais, erba medica, loietto e mais di secondo raccolto, 500 capi allevati, dei quali circa 250 in mungitura.
“La nostra azienda è all’interno del Parco Oglio Sud, adiacente all’Oasi di Gerra Gavazzi, dove molto probabilmente prolifera indisturbata una colonia di cinghiali – racconta Giacomo Morenghi -. Nel 2020 i cinghiali hanno danneggiato il mais di secondo raccolto, mentre quest’anno è andata peggio: abbiamo dovuto riseminare per tre volte il granoturco. Si vede chiaramente dalle impronte che escono dall’Oasi, attraversano un campo di loietto e scavano nel terreno per cibarsi del mais”.
“Grazie all’interessamento di Coldiretti Mantova – prosegue – abbiamo ricevuto un risarcimento dalla Regione sulle sementi, mentre non sono previsti gli indennizzi per il lavoro del contoterzista e i danni legati al mancato raccolto”.
Francesco Guarneri, agricoltore e consigliere comunale a Ceresara con delega ad agricoltura, ambiente e territorio, coltiva 175 ettari ed è un pioniere della minima lavorazione.
“La nutria è ormai un problema sul territorio da almeno 20 anni; va eradicata, per i problemi di natura sanitaria, di sicurezza e i danni economici che provoca – afferma Guarneri -. Sono notevoli i danni idraulici e nei mesi scorsi, proprio a Ceresara, hanno scavato provocando una voragine in mezzo a una strada”.
Sui propri terreni Guarneri ha calcolato danni “seri dal 2008, per una cifra complessiva calcolata in oltre 70.000 euro”.
Come amministratori del mantovano, ricorda Guarneri, “avevamo inviato proposta in Regione Lombardia per limitare le limitazioni agli operatori A e B con arma da fuoco e gabbie per non essere bloccati da mille regole, perché scoraggiano le persone. Già il contributo per l’abbattimento delle nutrie è calato da 1,20 a 0,99 euro a capo”.
Chiede di ripristinare la caccia al cinghiale a squadre il sindaco di Bozzolo, Giuseppe Torchio, che sottolinea anche da piazza Città di Lombardia davanti a centinaia di agricoltori manifestanti la disparità nell’accesso al Tar. “Le associazioni di animalisti, essendo onlus, accedono senza spese, mentre per le amministrazioni comunali vi sono le spese da sostenere per far valere il diritto di difendere i propri cittadini dagli attacchi dei nocivi”, dice Torchio.
“Non è solo una questione di risarcimenti – spiega Paolo Voltini, presidente di Coldiretti Lombardia – Qui ne va della stessa sopravvivenza aziendale. In molti casi gli agricoltori sono così scoraggiati che non denunciano più, abbandonano le coltivazioni perché il risultato non vale la fatica e gli investimenti. Ma oltre questo, c’è poi l’aspetto che riguarda la sicurezza delle persone che va affrontato con decisione e senza ulteriori tentennamenti. Senza considerare poi che i cinghiali rappresentano solo una delle specie selvatiche e inselvatichite che mettono a rischio la tenuta il lavoro delle imprese agricole sul territorio lombardo”.
“Siamo esasperati – conferma Piercarlo Barilli, agricoltore di Casalmaggiore (Cremona) e vicepresidente del Consorzio di Bonifica Navarolo – Con nutrie e cinghiali nessun raccolto è al sicuro. Qui nella mia zona ad esempio le nutrie si avventano anche sulle piantine di pomodoro appena messe a dimora, togliendole una per una e lasciando i campi praticamente spogli. Senza contare poi i danni su rogge e canali, dove le nutrie scavano veri e propri tunnel lungo le sponde mettendo a rischio la sicurezza delle persone nei campi e sulle strade e compromettendo il corretto scorrere dell’acqua”.
Le istituzioni mantovane presenti. Con Coldiretti in piazza a Milano erano presenti anche i rapopresentanti delle istituzioni mantovane: Giorgio Cappa (sindaco di Monzambano), Luciano Bertaiola (sindaco di Volta Mantovana), Auro Codifava (vicesindaco di San Giacomo delle Segnate), Francesco Guarneri (assessore all’Agricoltura di Ceresara), Simone Grecchi (consigliere comunale di Borgocarbonara), Giuseppe Torchio (sindaco di Bozzolo), Giovanni Gorni (consigliere comunale a Rivarolo Mantovano), Nicola Bini (vicesindaco di Acquanegra sul Chiese), Niccolò Orsini (assessore all’Agricoltura di Asola), Stefano Alberini (assessore all’Agricoltura di Canneto sull’Oglio), i consiglieri regionali Alessandra Cappellari e Barbara Mazzali.