Giornata api, clima pazzo affama alveari lombardi. Coldiretti Mantova: produzione di miele in calo

MANTOVA – Il clima pazzo ha sconvolto le fioriture e affamato le api, che in Lombardia si stima siano circa 5 miliardi, con gli apicoltori costretti a intervenire con razioni d’emergenza attraverso sciroppi a base di zucchero o lasciando alle api stesse parte del poco miele prodotto fin qui. È quanto afferma la Coldiretti regionale in occasione della giornata mondiale delle api istituita dall’Onu, che si festeggia il 20 maggio a livello planetario. Quest’anno però l’inverno bollente e la primavera segnata da ripetute gelate – sottolinea la Coldiretti – hanno creato in diverse zone gravi problemi agli alveari, con le api che non hanno avuto la possibilità di raccogliere il nettare, a causa delle basse temperature che hanno danneggiato i fiori.

La situazione a Mantova. Le anomalie del meteo che si sono registrate a macchia di leopardo, anche nel Mantovano, hanno colpito le piante in piena fioritura – precisa la Coldiretti regionale – con pesanti conseguenze sul raccolto di miele, mentre la pioggia ed il forte vento hanno ulteriormente ostacolato l’attività di bottinatura delle api.

“La stagione procede in modo abbastanza altalenante – dichiara Alice Perini, apicoltrice di Roncoferraro -. L’inverno mite ha fatto sì che le famiglie di api iniziassero a lavorare prima del solito, ma le gelate primaverili, soprattutto in aprile, hanno compromesso una stagione che non era partita male. Per il miele d’acacia stimiamo un calo del 40%, a causa della piovosità registrata nelle ultime settimane”.

Stefano Trivini, apicoltore sulle Isole del Po in provincia di Mantova, parla di “due mesi, fra marzo e aprile, complicati per le api, per il maltempo, con un calo produttivo anche del 50% rispetto all’anno scorso”.

“Adesso – prosegue – siamo nella fase di fioritura di diverse varietà per la produzione di miele millefiori e con questo andamento meteoclimatico non possiamo certo sperare in grandi produzioni. Certo, qualcosa fiorisce sempre nei prati, per cui le arnie non resteranno vuote, ma i numeri saranno inferiori allo stesso periodo del 2020. Speriamo che siano gli ultimi temporali”.

Sara Cauzzi, apicoltrice di Volta Mantovana, conferma l’andamento negativo: “Quest’anno l’acacia è stata un po’ compromessa e con il freddo non abbiamo avuto produzione di miele di tarassaco”. Non sono stati infrequenti, per salvare gli sciami, gli interventi degli agricoltori con razioni alimentari extra a base di acqua e zucchero, “perché quando la temperatura scende al di sotto dei 10° le api non volano e devono comunque alimentarsi”, spiega Alice Perini.

Lo scenario in Lombardia. “Quest’anno è veramente difficile – conferma Massimo Palla, apicoltore di Bornasco (Pavia) – Più volte sono stato costretto a intervenire con razioni alimentari extra a base di acqua e zucchero per salvare gli sciami”. “Abbiamo rinunciato a circa il 70 per cento della nostra produzione di miele di tarassaco – spiega Esterina Mariotti, produttrice di Pescarolo ed Uniti (Cremona) – per lasciarlo alle api come nutrimento. Anche la produzione di miele di acacia risentirà degli sbalzi del clima, con una riduzione stimata di circa il 40-50 per cento”. “Il gelo ha provocato diversi danni e ha bruciato le gemme delle piante da frutto – ribadisce Pierluigi Beghetto, apicoltore di Esino Lario (lecco) – Per aiutare le api quindi siamo stati costretti a intervenire con razioni d’emergenza”.

Le difficoltà delle api – continua la Coldiretti – sono un pericolo grave per la biodiversità considerato che questi insetti contribuiscono all’impollinazione. In media una singola ape – precisa la Coldiretti – visita in genere circa 7.000 fiori al giorno e ci vogliono quattro milioni di esplorazioni floreali per produrre un chilogrammo di miele. Un ruolo fondamentale considerato che – evidenzia la Coldiretti – dall’impollinazione dalle api dipendono, in una certa misura, ben 3 colture alimentari su 4, come mele, le pere, le fragole, le ciliegie, i cocomeri e i meloni secondo la Fao, ma l’impollinazione operata dalle api è fondamentale anche per la conservazione del patrimonio vegetale spontaneo.

La crisi delle api rappresenta un danno ambientale ed economico in una situazione in cui – sottolinea Coldiretti – la svolta salutista degli italiani per effetto della pandemia Covid ha spinto all’aumento del 13% degli acquisti familiari di miele nel 2020. Ma sugli scaffali dei supermercati italiani – evidenzia Coldiretti – più di 1 vasetto di miele su 2 viene dall’estero a fronte di una produzione nazionale stimata pari a 18,5 milioni di chili nel 2020. Proprio per evitare di portare in tavola prodotti provenienti dall’estero, spesso di bassa qualità, occorre – consiglia la Coldiretti – verificare con attenzione l’origine in etichetta oppure di rivolgersi direttamente ai produttori nelle aziende agricole, negli agriturismi o nei mercati di Campagna Amica.

Il miele prodotto sul territorio nazionale, dove non sono ammesse coltivazioni Ogm a differenza di quanto avviene ad esempio in Cina, è riconoscibile attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria fortemente sostenuta dalla Coldiretti. La parola Italia deve essere presente per legge sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio nazionale mentre nel caso in cui il miele provenga da più Paesi dell’unione Europea, l’etichetta – continua la Coldiretti – deve riportare l’indicazione “miscela di mieli originari della CE”; se invece proviene da Paesi extracomunitari deve esserci la scritta “miscela di mieli non originari della CE”, mentre se si tratta di un mix va scritto “miscela di mieli originari e non originari della CE”.

In Italia – precisa la Coldiretti – esistono più di 60 varietà di miele a seconda del tipo di “pascolo” delle api: dal miele di acacia al millefiori (che è tra i più diffusi), da quello di arancia a quello di castagno (più scuro e amarognolo), dal miele di tiglio a quello di melata, fino ai mieli da piante aromatiche come la lavanda, il timo e il rosmarino. Secondo le elaborazioni Coldiretti sui dati del rapporto dell’Osservatorio nazionale miele in Italia ci sono 1,6 milioni di alveari curati da circa 70mila apicoltori dei quali oltre 2 su 3 sono hobbisti che producono per l’autoconsumo.