MANTOVA – I rincari che si stanno abbattendo sulle materie prime, l’energia e i fertilizzanti non risparmiano nemmeno due colture simbolo del territorio mantovano come il melone e il cocomero, alla vigilia della campagna di semina 2022, che potrebbe registrare una contrazione, seppur limitata, delle superfici, circa 2.300 ettari di melone e 1.300 ettari di cocomero, secondo le elaborazioni di Coldiretti Mantova su dati Istat.
“Le imprese agricole che operano nelle aree più vocate del territorio, in particolare nel Destra Secchia – commenta il presidente di Coldiretti Mantova, Paolo Carra – si vedono costrette ad anticipare somme rilevanti ancora prima di iniziare la campagna per la copertura delle serre e pesa l’incognita di come si svilupperà la stagione, fra cambiamenti climatici, rischio di gelate, richiesta dei consumatori”.
L’impennata del costo del gas, utilizzato nel processo di produzione dei fertilizzanti, ha fatto schizzare verso l’alto i prezzi dei concimi, con l’urea passata da 350 euro a 950 euro a tonnellata, il fosfato biammonico più che raddoppiato da 350 a 850 euro a tonnellata, mentre prodotti di estrazione come il perfosfato minerale registrano aumenti di oltre +65%, ha calcolato nei giorni scorsi Coldiretti.
A tratteggiare l’elenco dei rincari ci ha pensato anche la Op Sermide Ortofruit, punto di riferimento sul territorio e nelle province limitrofe per la commercializzazione dei prodotti ortofrutticoli. Dalle sementi, aumentate di prezzo nell’ordine del 2-3%, ai costi delle materie plastiche (+50%), alle coperture per le serre “tessuto non tessuto” (+27%), alle manichette per l’irrigazione (+30%), fino agli imballaggi (+25%) e i trasporti (+20%), è una corsa senza sosta e per la quale non si riesce a prevedere quando ci sarà la fase di rallentamento.
“Quest’anno i costi di gestione dell’azienda saranno almeno il 40% in più rispetto al 2021 – stima Paolo Bassi, agricoltore di Sermide con 300 ettari condotti a orticole, seminativi e cereali -. I concimi e la plastica rappresentano le voci di costo che hanno subito l’incremento maggiore. Solamente di film plastici siamo passati a spendere più del 50% in più. Restando prudenti ho calcolato che nei primi sei mesi dell’anno avrò spese maggiori di almeno 200.000 euro rispetto allo scorso anno”.
Per far fronte ai rincari, molti fornitori hanno ridotto i tempi di pagamento. “Se prima alcuni fornitori ci concedevano il pagamento della fattura a 90-120 giorni, oggi non vanno oltre i 60 giorni”, spiega.
Fra le soluzioni adottate, Bassi ha ridotto le concimazioni del 20-30% e ipotizza di installare un impianto fotovoltaico per coprire almeno una parte dell’autoconsumo aziendale. Sulla campagna, poi, pesano anche altri fattori, a partire chiaramente dal Covid, che complica l’assunzione di manodopera. “In questo periodo, dedicato alla preparazione delle serre, stendere i film plastici e successivamente procedere con i trapianti – dice Bassi – abbiamo bisogno di 10-15 persone, per arrivare a 25 addetti nella fase di raccolta. Adesso siamo in sei”.
Si definisce “molto preoccupata”, anche Francesca Nadalini, imprenditrice con 330 ettari in conduzione, coltivati a meloni, cocomeri, zucche ed estensive nella zona di Sermide.
“In questa fase, con le celle frigo che non sono accese non abbiamo risentito di un forte impatto sulla bolletta energetica – dichiara – ma per le materie plastiche gli aumenti sono stati fra il 30% e il 50% a seconda del prodotto”.
Qualche strategia per contenere i costi l’azienda Nadalini l’ha adottata con l’installazione di un impianto fotovoltaico da 37 kw, che sarà implementato fino a 100 kw. “Ho cercato di fare scorte di tutto quello che poteva essere utile per la nuova campagna – rivela Francesca Nadalini – dagli impianti ai mezzi tecnici, agli imballaggi, per non subire gli aumenti, ma questo ha richiesto una immobilizzazione notevole e il flusso di cassa ne ha sofferto”.
“Sto analizzando tutte le voci di costi, per valutare ogni soluzione possibile, come ad esempio l’ipotesi di utilizzare il digestato al posto dei concimi chimici – prosegue -. In ogni caso, viviamo una fase di incertezza, anche perché siamo consapevoli come settore che non potremo riversare i maggiori costi sul prezzo del prodotto finito, che è gestito da dinamiche di domanda e offerta e con l’inflazione che avanza le premesse non sono delle migliori”.
Potrebbe essere utile, suggerisce, “una campagna di sensibilizzazione nei confronti dei consumatori”.
I cittadini – spiega Coldiretti Mantova – devono essere consapevoli delle difficoltà causate dai rincari alle imprese e accompagnare responsabilmente la scelta del Made in italy come sostegno all’economia nazionale e per i maggiori standard di sicurezza che le nostre produzioni offrono.