(Adnkronos) – Il Covid è stato anche “un grande momento di rilancio e ripensamento per i cittadini e le associazioni dei pazienti, che hanno dovuto tappare le falle nella comunicazione pubblica, soprattutto all’inizio della pandemia. Per i pazienti cronici che non potevano fare i propri controlli, sono subentrate in modo forte le associazioni che hanno aumentato in modo importante l’informazione delle relative associazioni. Le associazioni hanno migliorato la loro presenza su web, ma anche sui social, la cui comunicazione è esplosa con il Covid”. Così Tonino Aceti, fondatore e presidente Salutequità intervenendo al Talk ‘Dott. Google e gli altri: come si informano gli italiani’, nono webinar promosso e organizzato da Alleati per la Salute, il portale dedicato all’informazione medico-scientifica sostenuto da Novartis.
All’incontro – moderato dal giornalista Federico Luperi, Adnkronos consultant e trasmesso in diretta streaming nei canali social di Adnkronos e disponibile nel portale alleatiperlasalute.it – oltre ad Aceti, da sempre al fianco delle Associazioni di cittadini-pazienti nella tutela del diritto della salute e attento osservatore del fenomeno medico e della divulgazione scientifica, è intervenuto l’esperto nell’analisi dei media e dell’interpretazione dei dati relativi al comportamento e al profilo delle audience, Fabrizio Angelini, Ceo Sensemakers e ComScore Italia.
Il fenomeno non mette in crisi il rapporto medico-paziente, ma evidenzia la riduzione del tempo dedicato alla comunicazione. “Anche se è in aumento la ricerca su temi di salute nel web – continua Aceti – c’è un alto livello di fiducia nel personale sanitario: medici, farmacisti e infermieri. Sono i dati dell’Istat. Non assocerei però la ricerca sul web a una scarsa fiducia nei confronti dei professionisti sanitari. Anche se ci sono differenze regionali, i valori sono comunque alti. Credo siano la manifestazione di un fenomeno” presente “nel servizio sanitario, che è la riduzione del tempo che i professionisti possono riservare alla comunicazione con i pazienti. Con l’aziendalizzazione del servizio – sottolinea l’esperto – si va a discapito della comunicazione: per gli infermieri c’è addirittura il minutaggio. E’ normale che, se manca informazione, i cittadini la cerchino altrove. E’ un effetto nefasto dell’organizzazione. Per i professionisti sanitari è importante: nella deontologia si parla del tempo di relazioni e del tempo di cura”.
Inoltre, “credo che ci si vada a informare per essere anche più proattivi nel porre le domande al medico – riflette il presidente di Salutequità – ma anche perché c’è una mancanza di informazione istituzionale. Chi deve fare un intervento di cardiochirurgia al proprio caro, vuole sapere quale sia il centro migliore. L’informazione sulla performance dei diversi ospedali è complessa. Se per esempio ho una malattia e voglio accedere alla terapia più innovativa, qual è la trasparenza del sistema sanitario sul percorso? Il cittadino non lo sa, lo cerca su internet. Non è un caso che si cerchi di più dove i servizi regionali sono poco performanti”, conclude Aceti.