Al via il congresso dell’Associazione italiana tiroide

La relazione tra Covid e malattie tiroidee, le nuove prospettive terapeutiche per i tumori maligni e l’importanza di un buon equilibrio tiroideo in gravidanza: sono alcuni tra i temi principali del 14esimo congresso dell’Associazione italiana della tiroide (Ait), che si svolge a Pisa dal 2 al 4 dicembre. L’appuntamento sarà anche l’occasione per la premiazione dei vincitori dell’Ait award, il premio di ricerca sulle patologie tiroidee promosso dall’associazione con il contributo non condizionante di Merck con l’obiettivo di sostenere il percorso di giovani ricercatori italiani.  

La tiroide – ricorda una nota – è uno degli organi più importanti per il funzionamento dell’intero organismo, poiché regola i processi metabolici producendo, immagazzinando e rilasciando nel sangue ormoni essenziali per il corretto funzionamento di tutti gli organi. Si stima a più di 300 milioni il numero di persone che nel mondo soffrono di disturbi della tiroide e, tra queste, più della metà non ne è consapevole. In Italia ben 6 milioni di persone ne soffrono, di questi 2 milioni e mezzo sono affette da ipotiroidismo, 40mila si sottopongono ogni anno a interventi chirurgici alla tiroide e lo 0,5-1% della popolazione ha disturbi legati all‘ipertiroidismo. 

“Negli ultimi anni – dichiara Luca Chiovato, presidente dell’Ait – abbiamo assistito a un aumento dei casi di patologie tiroidee (tiroiditi, iper- e ipo-tiroidismo, tumori, etc). Il dato, però, non deve allarmare; è infatti correlato a un maggior numero di controlli effettuati a cui è seguita una diagnosi più precoce e una terapia più tempestiva ed efficace, anche per l’utilizzo di nuovi protocolli terapeutici sviluppati in molti centri italiani che vantano caratteri di eccellenza internazionale. La disponibilità di esami di screening efficaci non deve però far abbassare la guardia. Si deve sempre prestare attenzione ai segni e sintomi attribuibili a malattie tiroidee perché la loro frequenza nella popolazione generale è molto elevata. Al tempo stesso – avverte – è fondamentale sostenere la formazione e la crescita culturale dei giovani ricercatori attraverso il supporto a iniziative come l’Ait Award che quest’anno premierà 5 under 40 impegnati in altrettanti brillanti progetti di ricerca sulle patologie tiroidee”. 

Tra i principali temi che verranno affrontati nel corso del congresso il rapporto tra tiroide e gravidanza. “Il fabbisogno di iodio – spiega il presidente Ait Chiovato, direttore del Dipartimento di Medicina interna Ics Maugeri, Irccs Pavia e Ordinario di Endocrinologia dell’università di Pavia – aumenta in gravidanza per sostenere un’aumentata produzione di ormoni tiroidei materni e la funzione della tiroide del feto. Sia l’ipotiroidismo sia l’ipertiroidismo possono avere ripercussioni negative sull’andamento della gravidanza e sulla salute fetale-neonatale; devono quindi essere curati. Nel 2-3% delle gravidanze si può verificare un ipotiroidismo (perlopiù lieve o subclinico) quasi sempre di origine autoimmune (tiroidite di Hashimoto) che deve essere corretto somministrando una dose sostitutiva di L-tiroxina. Nella donna incinta con ipertiroidismo è necessario uno stretto rapporto tra endocrinologo, ginecologo e neonatologo”. 

Altro tema la profilassi iodica in Italia, che sarà trattata da Marcello Bagnasco, presidente eletto Aita, Endocrinologia, Medicina nucleare, Immunologia clinica e docente a contratto, già ordinario all’università degli Studi di Genova. “Nel report annuale dello Iodine Global Network 2020, l’Italia è stata dichiarata per la prima volta area iodosufficiente. Questo risultato è frutto di un lungo percorso iniziato con la legge sull’uso del sale iodato del 2005 e la conseguente promozione e monitoraggio della iodoprofilassi”.  

Si parlerà anche di tumori maligni della tiroide. “I carcinomi tiroidei sono noti per la natura poco aggressiva e per l’alta percentuale di casi guariti (85-90%). Per quelle forme in cui però la terapia radiometabolica non può essere utilizzata efficacemente, oggi, a differenza di alcuni anni fa – spiega Rossella Elisei, Responsabile scientifico del Congresso, associata di Endocrinologia all’Università di Pisa ed endocrinologa dell’Aoup di Pisa – abbiamo a disposizione farmaci a bersaglio molecolare, terapie ‘mirate’ a colpire le sole cellule tumorali portatrici delle anomalie recettoriali. Al momento ne abbiamo già a disposizione 4, che presentano però alcuni effetti collaterali importanti, ma – sottolinea – sono in fase di approvazione altri farmaci, sempre a bersaglio molecolare ancora più precisi. La speranza è che possano essere presto utilizzati in pratica clinica”. 

E ancora, Luca Persani, Ordinario di Endocrinologia al Dipartimento di Biotecnologie mediche e Medicina Traslazionale all’Università di Milano e primario di Endocrinologia presso l’Istituto Auxologico Italiano parlerà di ipotiroidismo. “Colpisce circa 1 persona su 10 ed è 10 volte più frequente nelle donne rispetto agli uomini. Oggi abbiamo a disposizione strumenti diagnostici e terapeutici che consentono di riconoscere anche le forme più lievi e curare in modo efficace i pazienti. Le conseguenze dell’ipotiroidismo non trattato – sottolinea – si manifestano nell’adulto con una riduzione del benessere e della performance fisica e mentale, una minore efficienza lavorativa, per arrivare a determinare una riduzione della fertilità e un aumento del rischio cardiovascolare. Nel giovane, l’ipotiroidismo può essere invece causa anche di una ridotta crescita e/o di difetti di apprendimento. Il trattamento dell’ipotiroidismo si avvale della levo-tiroxina, anche con nuove formulazioni introdotte di recente”.  

Non ultimo, l’interazione tra tiroide e Covid-19. Un legame “complesso e bidirezionale. Gli studi prodotti in questi mesi – spiega Leonidas Duntas, membro Steering Committee della European Thyroid Association – suggeriscono che un esito avverso tra i pazienti Covid è strettamente associato alla produzione eccessiva di citochine pro-infiammatorie, note come tempesta di citochine. È importante sottolineare che tali citochine come l’interleuchina-6 e la proteina C-reattiva sono coinvolte nello sviluppo delle malattie della tiroide. Altri studi segnalano che l’infezione da Covid-19 è associata a casi di tiroidite, sia nelle forme tipiche (dolorose) subacute di tiroidite/de Quervain, con un’incidenza del 2,5% dei casi, che atipiche (non dolorose), così come a ipertiroidismo, come la malattia di Graves, nell’1%, o ipotiroidismo. 

Nel corso del congresso – conclude la nota – verranno premiati i 5 vincitori degli Ait Award. “Abbiamo voluto sostenere l’Ait Award – evidenzia Andrea Paolillo, direttore Area Medica, Merck Biopharma Italia – perché Merck è concretamente impegnata nella ricerca scientifica, in ambito tiroideo ma anche in altri campi della medicina, e vuole essere vicina ai giovani ricercatori sia durante la loro formazione sia supportandoli nello sviluppo di quei progetti innovativi che possono contribuire a migliorare diagnosi e terapie per le malattie tiroidee”. 

(Adnkronos)