(Adnkronos) – Le allergie respiratorie rappresentano un pesante onere sociale ed economico per i sistemi sanitari nazionali. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità e la letteratura scientifica, circa 350 milioni di persone a livello globale soffrono di malattie legate a questi problemi cronici – dalla rinite all’asma bronchiale – che incidono fortemente sulla qualità di vita con grandi implicazioni sociali, economiche e cliniche. E una sintomatologia che richiede una gestione impegnativa, con visite specialistiche regolari, urgenti e anche ricoveri per la gestione dei casi più severi. Nasce da qui il ‘Manifesto dei diritti e dei doveri delle persone con allergie respiratorie’, presentato oggi durante una conferenza presso la Camera dei deputati e sottoscritto da 15 organizzazioni rappresentative del mondo medico-scientifico, dei pazienti, delle istituzioni.
I National Institutes of Health degli Stati Uniti hanno riconosciuto l’ipotesi che l’aumento del livello di igiene e l’esposizione a sostanze inquinanti, tipici delle società più avanzate del mondo, influiscano sulla risposta immune favorendo sensibilizzazione allergica. A quello ambientale si aggiungono altri fattori di rischio individuali, genetici e legati alla familiarità, comportamentali e relativi a stili di vita inadeguati. Nel nostro Paese si stima che ogni anno circa 10 milioni di persone si ammalano di allergie respiratorie per l’esposizione ad allergeni di pollini, muffe, acari e animali domestici, e si calcola che circa il 15-20% della popolazione italiana soffra di allergie, fenomeno in crescita, soprattutto tra i più giovani e le donne.
I costi diretti dell’asma, derivanti dall’uso dei farmaci e dei servizi sanitari, rappresentano circa l’1-2% della spesa sanitaria, mentre quelli indiretti (per assenteismo scolastico e riduzione dei giorni di lavoro dei genitori per l’assistenza al figlio), nei casi più gravi, costituiscono oltre il 50% dei costi complessivi, arrivando a incidere, in termini economici, più di patologie quali tubercolosi e infezione da Hiv combinati. Il nuovo Manifesto vuole essere uno stimolo a tutelare i diritti e l’accesso alle cure della persona con allergie respiratorie e a potenziare e razionalizzare l’assistenza, favorendo la crescita di ampie strutture specialistiche in costante e dinamico collegamento con il territorio.
Il Manifesto è stato sviluppato dall’istituto di ricerca Bhave, con il coinvolgimento oltre delle società scientifiche, anche di Cittadinanzattiva, Respiriamo Insieme e Alama. Il documento si focalizza su molti temi come: i diritti della persona con allergie respiratorie, le aspettative e responsabilità della persona con allergie respiratorie e dei suoi familiari, l’associazionismo responsabile, la prevenzione delle allergie respiratorie, la remissione e controllo delle allergie respiratorie, l’impegno nella ricerca, l’educazione continua della persona con allergie respiratorie, il dialogo medico-persona, le allergie respiratorie in età evolutiva e nell’anziano fragile, il rapporto delle allergie respiratorie col fenomeno dell’immigrazione e col territorio.
“Il ‘Manifesto dei diritti e dei doveri della persona con allergie respiratorie’ rappresenta una tappa fondamentale del percorso che stiamo facendo grazie all’attività svolta dall’Intergruppo parlamentare sulle allergie respiratorie, di cui sono presidente insieme alla senatrice Sbrollini, con il supporto di un grande team di tecnici ed esperti che si sono messi a disposizione per questo progetto. Il Manifesto vuole essere uno stimolo ed una roadmap che possa far crescere e potenziare il sistema di accesso alle cure per le persone affette da allergie respiratori”, ha detto Paolo Ciani, vicepresidente gruppo Pd-Idp e segretario della XII Commissione Affari sociali alla Camera.
Gli fa eco Daniela Sbrollini, vice presidente Commissione Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale del Senato. “A fronte di una situazione epidemiologica e clinica di estrema rilevanza – osserva – l’assistenza allergologica versa in una situazione spesso preoccupante. Con la dismissione di strutture in ambito ospedaliero, come purtroppo avvenuto in questi ultimi anni, si è drammaticamente ridotta la possibilità di intervenire su malattie gravi e potenzialmente fatali e che necessitano di un’assistenza complessa”.