Cancro infantile, un prelievo di sangue predirà evoluzione ed efficacia cure

(Adnkronos) – Come messaggi in bottiglia trasportati dal mare, nel sangue viaggiano pezzi di Dna che contengono informazioni chiave. In particolare, nei bambini colpiti da un cancro possono rappresentare dei biomarcatori spia della direzione che prenderà il tumore e di un’eventuale resistenza alle cure, guidando i medici nella scelta di terapie più mirate ed efficaci. E’ quanto emerge da uno studio internazionale coordinato dai ricercatori dello Human Technopole (Ht) di Milano e dell’Institute of Cancer Research (Icr) e del Royal Marsden Hospital di Londra, come parte di un più ampio programma Uk di medicina di precisione (Stratified Medicine Paediatrics, SMPaeds), volto a identificare nel genoma umano potenziali fattori che potrebbero avere un ruolo attivo nella ricomparsa della malattia, individuando nuovi possibili bersagli terapeutici. I risultati del lavoro, pubblicato su ‘Cancer Discovery’, vengono diffusi alla vigilia della Giornata mondiale contro il cancro infantile in calendario il 15 febbraio. 

La ricerca dimostra che un’analisi dettagliata del cosiddetto Dna libero circolante (cfDna) – cioè di tutti quei frammenti di materiale genetico degradati e rilasciati dalla cellula nei fluidi corporei come il plasma sanguigno – permette di individuare parti di Dna di cellule tumorali, anche già morte, e di rilevare al loro interno le caratteristiche genetiche che contraddistinguono tumori pediatrici più aggressivi. “Invece di prelevare parti del tessuto tumorale attraverso la biopsia, una pratica invasiva e che nei bambini risulta particolarmente difficoltosa, basterebbe quindi un semplice prelievo del sangue – prospettano gli autori – per poter ottenere numerose informazioni sulle caratteristiche di un tumore pediatrico, come le possibili cause di resistenza alle terapie e l’evoluzione del tumore nel tempo”.  

Lo studio conferma inoltre il ruolo significativo nell’insorgenza e nell’evoluzione dei tumori dell’epigenetica, ossia del modo in cui il materiale genetico è ‘ripiegato’ all’interno del nucleo della cellula. Sequenziando il cfDna di alcuni pazienti, i ricercatori hanno infatti osservato che questi frammenti di Dna presenti nel plasma avevano assunto delle forme particolari che in passato erano già state studiate e associate alla presenza di diversi tipi di tumore. 

Per quest’ultimo lavoro – dettaglia una nota – gli scienziati hanno preso in considerazione un ampio set di dati genomici provenienti da pazienti con tumori pediatrici recidivati e aggressivi. Da ognuno sono stati estratti un campione di tessuto tumorale e uno di cfDna, successivamente analizzati, sequenziati in laboratorio e comparati tra loro. I ricercatori hanno quindi osservato che, quando sul cfDna del paziente erano presenti alcune determinate mutazioni, le cellule del suo tessuto tumorale presentavano una grande eterogeneità: erano cioè molto diverse l’una dall’altra, e quindi più difficili da eliminare contemporaneamente con una singola terapia. La presenza di cellule tumorali molto diverse tra loro è infatti un fattore chiave nella capacità di un tumore di ripresentarsi anche a distanza di tempo. Inoltre, a una maggiore presenza di mutazioni sul cfDna corrispondeva una maggiore eterogeneità del tessuto tumorale, e viceversa. Analizzando il cfDna, gli autori hanno anche notato che alcune specifiche sequenze di questi frammenti avevano una conformazione identica a quella del materiale genetico presente all’interno del nucleo delle cellule tumorali del paziente, confermando appunto il ruolo attivo dell’epigenetica come fattore chiave per l’insorgenza e lo sviluppo dei tumori. 

“Lo sviluppo di resistenze alle terapie nei tumori pediatrici sono spesso associate a specifiche mutazioni nei geni e fattori epigenetici – afferma Andrea Sottoriva, responsabile del Centro di ricerca in biologia computazionale di Human Technopole e corresponding author dello studio – Confrontando il tessuto tumorale di numerosi pazienti affetti da tumori pediatrici recidivi con i frammenti di Dna rilasciati dalle loro cellule nel plasma, abbiamo osservato che a un maggiore numero di mutazioni presenti sul cfDna corrispondeva una maggiore varietà tra le cellule che costituivano il tessuto tumorale e, di conseguenza, una maggiore possibilità che non tutte queste cellule rispondessero positivamente alla stessa terapia, rigenerandosi e portando così a un ritorno della malattia. Abbiamo quindi concluso che il cfDna dei pazienti affetti da tumore pediatrico può essere analizzato per ottenere informazioni molto preziose sulle caratteristiche genetiche del tumore e sulla sua capacità di resistere alle terapie”. 

“Questo studio – commenta Marino Zerial, direttore Ht – conferma l’importanza di una ricerca costante di nuovi marcatori che possano aiutare a predire il comportamento dei tumori, oltre che di nuovi potenziali bersagli terapeutici, soprattutto in casi complessi e delicati come quello del cancro infantile. La ricerca ha inoltre permesso di confermare ancora una volta il ruolo centrale dell’epigenetica nell’insorgenza e nello sviluppo dei tumori, che a Human Technopole abbiamo spesso indagato in diverse patologie e attraverso vari progetti di ricerca pubblicati nel corso degli anni”. 

(Adnkronos)