Cancro seno metastatico, da una goccia di sangue nuove possibilità di cura

(Adnkronos) – “Non solo terapie a bersaglio molecolare, immunoterapie e terapie mirate. Oggi contro il tumore al seno metastatico (mBc) abbiamo un’opportunità ancora più grande: quella di riuscire attraverso un semplice prelievo di sangue a identificare delle alterazioni a carico di uno specifico gene, che ci consente di trattare i nostri pazienti con terapie mirate, molto ben tollerate. Quindi da una goccia di sangue si apre una nuova opportunità per le pazienti con mBc. Tuttavia, i metodi oggi disponibili possono non riconoscere la mutazione del gene Esr1 nel 40-45% delle pazienti pur portatrici di mutazioni, i cosiddetti falsi negativi”. Lo ha detto Paolo Marchetti, presidente della Fondazione per la medicina personalizzata (Fmp), intervendo a ‘Breastision’, summit nazionale sulle terapie di precisione nel tumore al seno metastatico Hr+/Her2- in corso a Firenze e promosso da Menarini Stemline, azienda del Gruppo Menarini dedicata all’onco-ematologia.  

“Il nostro sforzo come società scientifica e comunità oncologica nazionale – spiega Marchetti – è quello di utilizzare con sempre maggiore precisione non solo il farmaco, ma anche il test che serve a mettere in evidenza queste alterazioni”. Le pazienti con cancro al seno metastatico “con mutazione Esr1 sono circa 2mila attualmente stimate con le metodologie più diverse – sottolinea l’oncologo – quindi probabilmente un numero che sarà destinato anche a incrementare”.  

“Il farmaco per le donne con la mutazione Esr1 è disponibile sicuramente in tutte le regioni – conclude Marchetti – Dobbiamo tuttavia ricordare che vi è una grande disparità di accesso a metodologie più sensibili (Ngs), tra cui la stessa biopsia liquida nelle sue forme più avanzate, nonostante il test fornisca alle nostre pazienti risposte sempre più accurate e precise nel miglioramento non solo della malattia, ma anche della loro qualità della vita. Per incrementare l’utilizzo della biopsia liquida, occorre centralizzare il prelievo presso centri che hanno questa opportunità per garantire alle pazienti uguali opportunità di accesso”. 

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