(Adnkronos) – Quasi 2 italiani su 3 (65%) mangiano la pizza almeno una volta alla settimana, ma c’è anche un 13% che la mette nel piatto da 2 a 4 volte a settimana in pausa pranzo o come cena, a casa, ma anche fuori grazie a una rete di 121mila locali da Nord a Sud. E’ quanto emerge da un’indagine Coldiretti/Ipsos in occasione della Giornata mondiale della pizza italiana, che si celebra il 17 gennaio. Nonostante il moltiplicarsi dell’offerta, la margherita resta la più diffusa e apprezzata. La leggenda narra che nel giugno 1889, per onorare la Regina d’Italia Margherita di Savoia, il cuoco Raffaele Esposito abbia preparato la ‘Pizza Margherita’ condita con pomodori, mozzarella e basilico, per rappresentare i colori della bandiera italiana. Da allora è fra le ricette più replicate al mondo.
Con un fatturato che sale a oltre 15 miliardi di euro l’anno, la pizza si conferma un tesoro del Made in Italy e colonna portante di un sistema economico che – evidenzia Coldiretti – garantisce il lavoro a 100mila addetti a tempo pieno e ad altrettanti 100mila nel fine settimana o part time. In Italia si sfornano 2,7 miliardi di pizze all’anno, che significano 200 milioni di chili di farina, 225 milioni di chili di mozzarella, 30 milioni di chili di olio di oliva e 260 milioni di chili di salsa di pomodoro. Mentre nel mondo non c’è pace per la vera pizza Made in Italy – sottolinea l’associazione – con varianti che hanno fatto tremare i polsi a 1 italiano su 3 (36%), che in viaggio all’estero si è scontrato con le versioni più improbabili e i condimenti più bizzarri: dall’ananas alle banane, da quelle condite con la carne di canguro e zebra, oppure con serpenti e grilli, a quella speziata con il pollo tandoori della cucina indiana immerso nello yogurt, fino a quella con la cannabis.
Fra gli italiani che si sono ‘scottati’ con la pizza all’estero, secondo l’indagine il 14% ha dichiarato di essere rimasto molto deluso, mentre un altro 22% si è detto abbastanza scontento. Una quota del 26% non si è fidata e non ha mai mangiato la pizza all’estero, ma non manca neppure un 6% di entusiasti e un 20% a cui è piaciuta abbastanza. La delusione per le pizze all’estero riguarda diversi aspetti: al primo posto l’impasto (52%), al secondo il sapore (48%) e al terzo il tipo di ingredienti utilizzati (36%), considerate anche le stranezze diffuse fuori dai confini italiani. Ma tra i motivi di delusione ci sono anche la combinazione insolita degli ingredienti (34%), la cottura errata (30%), il costo elevato (25%), la preparazione (24%) e la scarsa digeribilità (23%).
Per combattere gli inganni è importante che nei ristoranti venga indicata la provenienza degli ingredienti indicati, come chiede il 92% degli italiani secondo l’indagine, per evitare che senza saperlo vengano serviti piatti in cui si utilizzano cagliate congelate dalla Lituania per mozzarella, concentrato di pomodoro cinese, ma anche olio tunisino e farina di grano canadese. “Garantire l’autenticità della ricetta e dell’arte della preparazione significa anche difendere un piatto che è parte integrante della nostra tradizione a tavola, minacciata nel mondo dalla diffusione di falsi prodotti Made in Italy che hanno raggiunto l’astronomica cifra di 120 miliardi di euro, praticamente il doppio delle nostre esportazioni, sottraendo posti di lavoro e crescita all’Italia”, dichiara il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini.