Mascherina scudo anti-virus, ma anche ‘miccia’ o fattore aggravante di un’ansia sociale che – paradossalmente – per alcuni potrebbe addirittura complicare l’addio al più diffuso Dispositivo di protezione individuale. Mentre in Italia si attende il responso del Comitato tecnico scientifico per l’emergenza coronavirus sulla possibilità di porre fine all’obbligo di indossarle all’aperto, un gruppo di ricercatori dell’università di Waterloo riflette sull’effetto psicologico che le mascherine, compagne di vita in era Covid, abbiano potuto produrre. Sia sulle persone che di ansia sociale già soffrivano, sia su quelle che prima di Sars-CoV-2 non l’avevano mai manifestata e che ora invece rischiano di sperimentarla.
Lo studio, condotto da esperti del Dipartimento di psicologia e del Centro di ricerca e trattamento salute mentale dell’ateneo belga, è online e sarà pubblicato sulla rivista ‘Anxiety, Stress & Coping’. Se “gli effetti negativi della pandemia di Covid-19 su problemi di salute mentale come ansia e depressione sono stati ben documentati”, spiega David Moscovitch, professore di psicologia clinica e coautore dell’articolo, “si sa poco di come l’uso della mascherina abbia impattato sulle interazioni sociali, sulla salute mentale generale e” in particolare “sull’ansia sociale”. Una condizione che nella sua forma patologica estrema colpisce fino al 13% della popolazione, stimano gli psicologi, e che è caratterizzata da un’autopercezione negativa e dalla paura che il proprio aspetto o comportamento non corrisponda alle aspettative e alle regole sociali.
Gli studiosi hanno analizzato la letteratura disponibile relativa a 3 fattori che, secondo le loro ipotesi, potrebbero contribuire all’ansia sociale da mascherina: ipersensibilità alle norme sociali, errori nella comprensione di segnali ed emozioni espressi attraverso il volto, propensione all’auto-occultamento come forma di sicurezza.
“Abbiamo scoperto – riferisce Sidney Saint, studente di psicologia a Waterloo e autore principale del lavoro – che l’uso di mascherine da parte di persone con ansia sociale è probabilmente influenzato da come percepiscono norme e aspettative sociali, percezioni che possono o meno essere coerenti con le linee guida di sanità pubblica e che possono variare ampiamente in base alla regione e al contesto”. Non solo. I ricercatori hanno anche rilevato che le persone con ansia sociale da un lato hanno difficoltà a capire segnali ambigui e possono interpretarli negativamente, dall’altro si preoccupano di sembrare a loro volta poco comprensibili o impacciati. E “riteniamo – dice Saint – che entrambi i problemi possano essere amplificati con interazioni ‘filtrate’ dalla mascherina”.
Un altro elemento evidenziato dagli scienziati è che, per le persone con ansia sociale, le mascherine possono rappresentare una strategia di auto-occultamento: potrebbero cioè vivere il Dpi come uno strumento dietro il quale nascondere difetti che pensano di avere e temono di mostrare, e utilizzare la mascherina anche oltre il necessario per ragioni diverse dalla protezione anti-contagio. Secondo Saint, questi pazienti “potrebbero avere difficoltà ad abbandonare le mascherine anche quando non saranno più richieste dalle autorità sanitarie”.
Ma i timori degli esperti non riguardano solo i malati di ansia sociale: “E’ anche possibile – avverte Moscovitch – che molte persone che non hanno mai combattuto con questo problema prima della pandemia possano sentirsi più ansiose del solito mentre stiamo uscendo dalla pandemia, prospettando davanti a sé un futuro più incerto” sia a causa di “abilità sociali ‘arrugginite'” da isolamento e mascheramento forzati, sia per modalità di interazione tutte da riscrivere.