“Mi sembrano misure non sostenute dai dati” quelle contenute nell’ultimo decreto legge in tema Covid. E’ la riflessione del virologo Andrea Crisanti, che commenta così all’Adnkronos Salute il contenuto del provvedimento licenziato ieri dal Cdm. A non convincere l’esperto sono le nuove disposizioni sulle quarantene per i contatti stretti di positivi a Covid. In particolare il fatto che l’isolamento precauzionale non si applichi a chi è vaccinato con due dosi da meno di 4 mesi (o è guarito da meno di 120 giorni) e a chi ha fatto il richiamo. “Dal provvedimento traspare la mancanza di opzioni” di fronte al boom di positivi e alla crisi del sistema dei tamponi. “Si poteva evitare questa situazione? Penso che si sarebbe sicuramente potuta mitigare facendo le terze dosi quando dovevano essere fatte, cioè a partire da giugno. Il peccato originale è di non pensare in anticipo” sul virus, dice il direttore del Dipartimento di medicina molecolare dell’università di Padova.
“Non si può fare affidamento solo sui vaccini e rinunciare a tracciare”, osserva il virologo. “La corsa alle farmacie e il boom dei tamponi sono la dimostrazione del fatto che le persone si sentono lasciate in balia di sé stesse. Ad agosto-settembre dell’anno scorso avevo proposto di creare una rete di laboratori in grado di fare oltre 500mila test molecolari al giorno a 2 euro l’uno. Ma abbiamo rinunciato a fare tutto questo, non si è fatto nulla sul tracciamento. L’unica cosa positiva è l’obbligo di mascherina Ffp2 sui mezzi pubblici e in molti altri contesti”, ma per quanto riguarda i contatti stretti di positivi “non si può pensare che le persone facciano autoisolamento, autodiagnosi e autotracciamento”, sottolinea in riferimento sempre a quei contatti stretti che potranno non fare quarantena a patto di indossare la mascherina Ffp2 per 10 giorni e autosorvegliarsi, facendo un tampone solo se sintomatici già al quinto giorno dall’esposizione.