Potremo dirci tranquilli “quando ci avvicineremo al 90% di vaccinati” contro il Covid-19, “compresi giovani e bambini”. Parola di Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri Irccs, che in un’intervista al ‘Corriere della Sera’ fa il punto della situazione e spiega: “Le cose in Italia vanno piuttosto bene, al momento. Ma da Sars-CoV-2 ci si può aspettare di tutto, e se incontrate qualcuno che ha delle certezze, non credeteci”. La stessa cautela bisognerebbe averla nel dare definizioni precise di ‘fine della pandemia’, perché “finché il virus non sarà sotto controllo non possiamo farci illusioni. Se si riesce a confinarlo in certe aree non è più pandemia, ma epidemia. Non dimentichiamo che solo due volte nella storia le malattie virali sono state completamente eradicate: il vaiolo e la peste bovina. E in entrambi i casi c’è stata una vaccinazione massiva di tutto il mondo”.
Intanto come procedere il ritorno alla normalità? La mascherina “presto potremo toglierla in certe situazioni. Ma non al chiuso, se non c’è adeguata areazione, e neppure all’aperto – precisa l’esperto – se si è in tanti e si urla. Andare allo stadio è un conto, creare assembramenti dove ci si abbraccia è un altro. Insomma, il virus è ancora con noi, la pandemia non è finita”. Finirà quando saremo “capaci di vaccinare tutti, ovunque”. E “quando avremo vaccinato anche i bambini, perché anche loro possono ospitare il virus”.
A chi obietta che gli adolescenti non si ammalano, quindi perché vaccinarli, Remuzzi ricorda che “solo negli Usa dall’inizio della pandemia ci sono stati 5 milioni di contagi tra i giovani. Ventimila di questi ragazzi hanno avuto bisogno dell’ospedale, 460 sono morti”. Per quanto riguarda i più piccoli, “il vaccino per i bambini sotto i 12 anni non è ancora stato approvato, anche se sappiamo che è sicuro e funziona”, e “entro la fine dell’anno avremo molti più dati sia da Pfizer che da Moderna”.
Diversi studi confermano che la contagiosità dei bambini resta bassa e, puntualizza Remuzzi, “in realtà non c’è un approccio che vada bene per tutti. Da noi vaccinare i bambini piccoli potrebbe non essere ancora una priorità. Ma in altre parti del mondo i bambini si ammalano e muoiono. In Brasile ne sono morti 900 sotto i 5 anni, su 467.000 morti in totale. In Indonesia, nuovo epicentro della pandemia, sono morti centinaia di bambini di coronavirus nelle ultime settimane. L’aumento della mortalità infantile coincide con l’aumento della circolazione della variante Delta, che ha attraversato il Sudest asiatico. Qui i tassi di vaccinazione sono bassi”.
“Le certezze con il Sars-CoV-2 sono sempre relative al momento in cui si parla e all’ambiente di cui si discute. Anche per questo, vaccinare i bambini potrebbe diventare molto importante”, ribadisce lo scienziato.
Quanto al numero di dosi che dovremo fare, “non è escluso che la vaccinazione si debba fare ogni anno – ammette l’esperto – Ma tra quella per il coronavirus e le altre che facciamo sempre e comunque, a un certo punto si riusciranno a bloccare le manifestazioni più gravi della malattia”. Senza considerare che in futuro “ci saranno vaccini con mRna ‘policistronico’, che contengono cioè informazioni nella regione codificante capaci di produrre più proteine contemporaneamente, e il virus farà molta più fatica a sfuggire attraverso le mutazioni”.