(Adnkronos) – Dopo l’acqua è certamente la bevanda più consumata al mondo. “Il tè affonda le sue radici nella notte dei tempi. Le sue origini si fanno risalire alla Cina di oltre 5000 anni fa, prima di diventare una bevanda tipica della civiltà occidentale in tempi moderni. Basti pensare ai paesi anglosassoni noti per la cosiddetta ‘ora del tè’. Esistono numerose varietà di tè, differenti per sapore, aroma, colore che può virare dal bianco, al giallo, al verde, al nero, pur derivando tutte da un’unica pianta madre: la Camelia Sinensis. Saranno poi i metodi di lavorazione a cui sono sottoposte le foglie, basati su processi di ossidazione o fermentazione, a definire le diverse tipologie di tè”. A passare ai raggi X per l’Adnkronos Salute è Mauro Minelli, immunologo e docente di Fondamenti di dietetica e nutrizione all’Università Lum.
“Tra le sostanze benefiche contenute nel tè vanno menzionati anzitutto i polifenoli che, nella varietà verde, sono principalmente rappresentati dalle catechine, con particolare riferimento all’Epigallocatechina-3-gallato (Egcg); nel tè nero, invece, spiccano le teorubicine e le teoflavine. Ben noto – prosegue – è il potere antiossidante dei polifenoli, capaci di neutralizzare l’azione dei radicali liberi che, lasciati a sé, porterebbero nel tempo ad un progressivo danneggiamento del Dna intracellulare la cui integrità rimane l’elemento base della nostra salute. A tal proposito, studi condotti su linee cellulari e in animali di laboratorio sembrano confermare la capacità dei polifenoli del tè di bloccare la replicazione e di ridurre l’invasività delle cellule tumorali, così difendendoci dal rischio di malattie gravi”.
Ma il tè contiene altre sostanze virtuose “tra le quali alcaloidi come la caffeina in grado, oltre che di stimolare le nostre attività psicomotorie rendendoci molto più attivi ed efficienti nell’arco della giornata, anche di aumentare la capacità di resistenza a sonno e fatica. Inoltre la caffeina è pure in grado di implementare le funzioni respiratorie stimolando il centro nervoso che modula tali funzioni – rimarca l’immunologo – Altri alcaloidi presenti nel tè sono la teofillina e la teobromina che esercitano soprattutto un’azione di rilassamento sul tessuto muscolare, generando broncodilatazione e modulando le funzioni delle vie biliari oltre che le attività peristaltiche delle pareti intestinali”.
“Ai tannini, altri polifenoli contenuti nel tè, viene invece attribuita attività antinfiammatoria ma anche astringente e antidiarroica, essendo in grado di regolare le funzioni delle ghiandole intestinali – ricorda Minelli – Il tè è generalmente presente nelle diete dimagranti in quanto gli agenti antiossidanti contenuti nella bevanda, accelerando il metabolismo di grassi e di zuccheri, contribuiscono a mantenere nei limiti i livelli di zuccheri e colesterolo nel sangue. Ragione per cui il tè viene considerato bevanda utile e proficua ai fini della prevenzione di aterosclerosi e malattie cardiovascolari”.
Tuttavia, anche per il tè vanno ricordate alcune limitazioni in quanto, “se consumata in quantità eccessiva, questa nobile bevanda può associarsi a qualche effetto indesiderato, proprio in forza di quegli alcaloidi, tra i quali la caffeina, già in precedenza menzionati. Infatti, un consumo esagerato tè potrebbe generare tachicardia, nervosismo, insonnia, agitazione. Per tutti questi potenziali effetti collaterali è conseguentemente sconsigliata l’assunzione di tè da parte dei bambini. Tanto il tè verde quanto il tè nero sono anche in grado di inibire l’assorbimento del ferro, generando effetti negativi su quelle persone che dovessero soffrire di uno stato anemico ferrocarenziale”, avverte l’esperto.
“Il tè, infine, è in grado di interferire con l’azione farmacologica di alcuni medicamenti tra i quali vanno soprattutto menzionati alcuni chemioterapici come il Bortezumib, i cui effetti terapeutici risultano essere fortemente contrastati da alcune molecole presenti nelle foglie di tè. Piccoli accorgimenti utili, tuttavia, a rendere il consumo di tè gustoso e sicuro”, conclude.