Una terapia cronica per affrontare la leucemia linfatica cronica e permettere ai pazienti di migliorare la propria qualità di vita. È il caso di acalabrutin, il farmaco, da assumere per via orale, per il quale l’Agenzia italiana del farmaco ha recentemente approvato la rimborsabilità. Di questa patologia e delle terapie correlate si è parlato a Milano durante la conferenza di AstraZeneca con Antonio Cuneo, direttore unità operativa ematologia, azienda Ospedaliero-Universitaria di Ferrara, che spiega: “Grazie alla terapia cronica possiamo garantire al paziente una convivenza con la malattia che rimane sotto controllo. Gli effetti collaterali come stanchezza, cefalea, tosse, piccoli segnali di lividi a braccia e gambe tendono comunque a comparire nelle prime fasi per poi sparire garantendo una qualità di vita molto buona. Le terapie orali consentono un accesso limitato agli ospedali, un vantaggio ancora più importante in un periodo come questo di pandemia”.
Tra le caratteristiche della leucemia linfatica cronica c’è il fatto di essere spesso latente e di non necessitare di un intervento terapico immediato. Per questo, Cuneo sottolinea: “È sempre importante comunicare ai pazienti quando è il caso di iniziare un trattamento, molti pazienti possono stare diversi anni, anche più di un decennio senza bisogno di terapia. Queste persone hanno solitamente un numero di globuli bianchi moderatamente elevato ma la situazione è stabile e non dà sintomi. In questi casi devono affidarsi a un ematologo esperto che sorvegli la situazione. La necessità di iniziare una terapia si nota dalla crescita rapida dei globuli bianchi, si fa riferimento a un raddoppio del conteggio dei globuli bianchi in sei mesi. Quando la malattia accelera, oltre alla crescita dei linfociti, si nota un incremento del volume dei linfonodi della milza. In questi casi in genere il paziente avverte sintomi ed è il momento di intervenire. Stanchezza, anemia, febbre e sudorazione notturna sono altri sintomi evidenti”, conclude.