“Nel tumore al polmone, la frammentazione del processo diagnostico, lo spostamento da un laboratorio a un altro, può creare grossi problemi sia in termini di tempi di refertazione e identificazione dei marcatori, ma anche perché l’assenza dell’anatomopatologo porta a informazioni a volte errate”. Così Renato Franco, coordinatore del gruppo italiano di studio di Patologia pleuropolmonare, della Società italiana di anatomia patologica e citopatologia diagnostica, è intervenuto durante l’incontro on line “Nuove strategie per la lotta ai tumori del polmone”, promosso da The European House Ambrosetti con il contributo non condizionante di Amgen, dedicato agli innovativi test Ngs (Next Generation Sequencing), che consentono una valutazione simultanea di decine di alterazioni genetiche sui carcinomi polmonari non a piccole cellule (Nsclc).
“In questi casi l’assenza di mutazione potrebbe non essere legata all’assenza di una mutazione reale – ha spiegato l’esperto – ma all’assenza di mutazione sul materiale tumorale a cui è stato applicato il marcatore, l’ideale sarebbe che queste procedure avvengano in modo articolato, in strutture di anatomia patologica dove si fa anche diagnosi delle alterazioni molecolari, con l’anatomopatologo che deve comunque avere un ruolo centrale”.