(Adnkronos) – Il documento ‘Le fibrosi polmonari: un bisogno di salute pubblica insoddisfatto’ è stato presentato oggi nel corso di un incontro con la stampa al Senato della Repubblica, su iniziativa della senatrice Elena Murelli. Il paper è frutto della collaborazione di un gruppo di lavoro multidisciplinare composto da rappresentanti delle società scientifiche, delle associazioni di pazienti e referenti istituzionali e il contributo non condizionante di Boehringer Ingelheim. L’evento conclude un progetto di advocacy istituzionale avviato nel 2024, che ha dato il via, a seguito della costruzione di una coalizione multistakeholder, a una serie di tavoli di lavoro il cui fine era redigere un documento condiviso per diffondere la conoscenza sulle fibrosi polmonari, dal burden della patologia ai bisogni del paziente, identificando le criticità e offrendo possibili soluzioni per consentire una risposta efficace dell’intero sistema di cura.
Proprio dalla ricerca arrivano notizie positive per i pazienti con fibrosi polmonari. Con una storia ormai secolare nelle patologie respiratorie e un impegno di oltre 10 anni nella ricerca e sviluppo di terapie innovative per le fibrosi polmonari – ricorda una nota – Boehringer Ingelheim è in prima linea per contrastare la Ipf (fibrosi polmonare idiopatica) e la Ppf (fibrosi polmonare progressiva), patologie croniche, rare e complesse che hanno un impatto rilevante sulla qualità e aspettativa di vita delle persone che ci convivono. L’azienda ha convogliato molte risorse nella ricerca su questa area terapeutica e in questo scenario l’Italia ha un ruolo da protagonista a livello mondiale, con 10 studi attivi nel nostro Paese e circa 20 centri di riferimento coinvolti tra le eccellenze in pneumologia e reumatologia.
A maggio, in occasione del congresso della American Thoracic Society, sono stati presentati i risultati degli studi di fase III Fibroneer™-Ipf e Fibroneer™-Ild, che hanno valutato nerandomilast, un inibitore preferenziale della fosfodiesterasi 4B (Pde4B) sperimentale per via orale sviluppato da Boehringer Ingelheim, rispettivamente nei pazienti con Ipf e Ppf, con e senza terapia antifibrotica di base. I risultati sono stati pubblicati sul ‘New England Journal of Medicine’, con un importante contributo della comunità scientifica italiana. Il farmaco ha soddisfatto l’endpoint primario di entrambi gli studi, riducendo in misura significativa il declino della capacità vitale forzata (Fvc), misurata in millilitri, considerata una misura della funzionalità polmonare.
Si stima che circa 9,2 milioni di persone in tutto il mondo possano essere affette da fibrosi polmonari combinate (Ipf e Ppf). In alcuni pazienti con Ipf l’aspettativa di vita si riduce a soli 3 anni, inferiore quindi anche ad alcune forme tumorali. In Italia si stimano circa 5mila nuovi casi di Ipf diagnosticati ogni anno, con 20mila pazienti in tutto il Paese che oggi convivono con la patologia.
Sul territorio nazionale sono ancora molte le sfide aperte per rispondere ai bisogni insoddisfatti dei pazienti, come evidenzia il documento di posizionamento. Innanzitutto, il percorso del paziente con fibrosi polmonare è lungo, frammentato e complesso, con ritardi diagnostici anche di diversi anni, dovuti all’aspecificità dei sintomi. Anche in presenza di diagnosi corretta, l’accesso ai centri di riferimento risulta problematico, perché le strutture sono sovraccariche e non distribuite in modo omogeneo sul territorio. La carenza di specialisti, come pneumologi e reumatologi, è un ulteriore elemento critico, così come la mancanza di linee guida nazionali e percorsi diagnostico-terapeutici strutturati.