Fumo: da Gb strategia per riduzione danno, esperta ‘uso compassionevole e-cig’

Nella lotta alla dipendenza dalle sigarette c’è un modello di politiche di intervento e prevenzione che ha tracciato una strada in Europa ottenendo anche risultati importanti nel ridurre, negli anni, i consumi a livello nazionale (soprattutto tra i giovani): è il modello applicato nel Regno Unito. Ad illustrarlo al ‘4th Scientific Summit on Tobacco Harm Reduction: Novel products, Research & Policy’, evento online promosso da Scohre, International Association on Smoking Control & Harm Reduction, è stata Caitlin Notley, esperta di politiche di riduzione del danno e ricercatrice dell’University of East Anglia (Uea). “L’approccio inglese alla riduzione del danno si basa anche sull’uso compassionevole dei dispositivi elettronici, alternativi alla sigaretta tradizionale, ed è – ha chiarito Notley – una strategia addizionale e complementare alle tradizionali terapie sostitutive con la nicotina. E’ un approccio pragmatico basato però sulle evidenze scientifiche”.  

Notley è tra gli autori di una revisione sistematica degli studi sull’uso delle e-cig per smettere di fumare pubblicata sulla piattaforma indipendente ‘Cochrane’. L’analisi ribadiva che le sigarette elettroniche “possono aiutare i fumatori a smettere di fumare più delle terapie sostitutive a base di nicotina, come gomme e cerotti, e più del supporto comportamentale o di nessun supporto. “Occorre concentrarsi di più sulla riduzione del danno e non sull’astinenza per poter aumentare la quota di persone che smettono di essere dipendenti dal fumo – ha sottolineato la ricercatrice – ma serve anche eliminare le disuguaglianze di accesso a questi strumenti alternativi e superare anche le resistenze del mondo scientifico”.  

Il Regno Unito si è posto come obiettivo di arrivare entro il 2030 ad una riduzione quasi completa (solo una prevalenza intorno al 5% o meno) della presenza del fumo nella società grazie al programma ‘Smokefree 2030’.  

Ma come si connota l’approccio compassionevole realizzato dagli inglesi? “Alla base c’è il principio che si può permettere alle persone con dipendenza da nicotina di continuare ad usare dispositivi che contengono questa sostanza ma sono meno dannosi perché non hanno altri composti chimici”, osserva la ricercatrice, puntualizzando come si “debba lavorare sullo stigma che ancora circonda questa dipendenza e aiutare le popolazioni più svantaggiate, e che hanno una probabilità più alta di finire dipendenti da nicotina, ad usare dispositivi meno dannosi” rispetto alla sigaretta tradizionale.  

Nel suo intervento, Notley ha ricordato anche come nel Regno Unito ci sono resistenze, anche da parte della comunità scientifica, verso l’approccio alla riduzione del danno, ma l’atteggiamento sta cambiando anche grazie “a nuovi studi che evidenziano l’efficacia delle e-cig” ormai sempre più evolute come tecnologia “rispetto alle terapie sostitutive con la nicotina, sei mesi dopo il loro utilizzo, nel aiutare a smettere”.  

(Adnkronos)