Gaudio: “Ora convincere no vax e indecisi a vaccinarsi per il bene di tutti”

“I risultati della massiccia campagna di immunizzazione” contro Covid-19 “sono sotto gli occhi di tutti. L’impegno ora è convincere in ogni modo gli indecisi e i ‘no vax’, in modo tale da garantire la più ampia copertura della popolazione. Riaprono scuole, università, uffici e i trasporti saranno sempre più sovraffollati. Sono questi tutti fattori di rischio, insieme alla possibilità dell’insorgenza di nuove varianti” di Sars-CoV-2, “oltre alla già nota e più diffusa variante Delta”. Così Eugenio Gaudio, ex rettore dell’Università degli Studi di Roma ‘La Sapienza’, oggi consulente Area Sanitaria del ministro dell’Università, ha aperto il suo intervento questa mattina alla tavola rotonda ‘Servizio sanitario nazionale e gestione sanitaria post-Covid’, promossa all’interno del 27° Congresso nazionale malattie digestive Fismad, in programma dal 22 al 25 settembre in modalità online a causa delle regole anti-pandemia.  

“Di fronte alla pandemia – ha sottolineato Gaudio – i modelli preventivi di tutto il mondo si sono dimostrati spesso fallaci e qualsiasi previsione non ha affidabilità certa. Però è il caso di dire che la campagna vaccinale che in Italia si sta sviluppando in maniera massiccia ha dato risultati che noi tutti vediamo. Ora dobbiamo convincere coloro che ancora non si sono sottoposti a vaccinazione perché indecisi o contrari, per il bene di tutta la popolazione”.  

Quanto al Green pass, “sicuramente per i medici e gli operatori sanitari averlo è un dovere morale e etico. Rientra nelle loro responsabilità, è impensabile il contrario dal punto di vista deontologico e professionale – ha osservato – La posizione dei medici deve avere una sua caratteristica di scientificità e di rispetto del malato”. 

Sull’ultimo anno e mezzo scandito dalla pandemia, l’ex rettore della Sapienza non ha dubbi: “Abbiamo sofferto tutti, ha sofferto il mondo dell’università e a risentirne è stata anche la formazione medica. C’è stata una riconversione degli ospedali di insegnamento in ospedali dedicati all’emergenza Covid, e questo ha comportato uno stop dei tirocini pratici per studenti di Medicina e Chirurgia, per infermieri e specializzandi. Quindi ci attendiamo che la campagna vaccinale vada avanti e che la riapertura delle scuole, l’utilizzo massiccio dei trasporti non porti ad un aumento significativo dei ricoveri in ospedale e nelle terapie intensive. Ma soprattutto, l’auspicio è che si possa riprendere all’interno degli ospedali l’attività di insegnamento, pilastro fondamentale perché la pandemia non ha solo ipotecato un anno e mezzo delle nostre vite, ma rischia di ipotecare anche il futuro del Paese dal punto di vista economico e della preparazione della sua classe dirigente”.  

In merito alla ‘Missione Salute’ del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) per sostenere il Servizio sanitario nazionale, duramente colpito dalla pandemia che ne ha messo in evidenza criticità e spazi di miglioramento, secondo Gaudio “l’emergenza sanitaria da un lato ha messo in evidenza l’eccellenza della nostra sanità pubblica, che ha risposto in maniera egregia nonostante non ci fosse un piano operativo aggiornato contro le pandemie, ma ha anche portato alla luce criticità del Ssn, a lungo sottovalutato e sottofinanziato. Sarà fondamentale utilizzare i fondi del Pnrr, di cui si sta solo parlando perché non ci sono piani operativi, per ricostituire e potenziare una sanità territoriale che possa promuovere la salute, intercettare precocemente i bisogni attraverso modelli efficaci di assistenza primaria e di integrazione socio-sanitaria”. 

Gli ospedali di comunità “saranno il cardine di questa ricostruzione, senza tralasciare l’assistenza domiciliare che va rafforzata – ha evidenziato – Anche la figura del medico di medicina generale deve essere rivista, dal punto di vista della formazione. Inoltre, dobbiamo uscire dal modello ‘ospedalocentrico’ su cui si è fondato il nostro Ssn sin dagli anni Sessanta, e che oggi va ripensato con ospedali qualificati e più servizi sul territorio. Così come il Ssn è dispendioso ed è destinato al default nel giro di qualche anno se non teniamo conto di tre fattori: denatalità, invecchiamento della popolazione, aumento di farmaci e tecnologie costosi”.  

(Adnkronos)